Fratelli Maristi della Provincia Mediterranea - corso di formazione per docenti 2003

Convegno di Rocca di Papa - 2003

PROFESSIONALITA’ DOCENTE E QUALITA'

la lettera di convocazione
programma del convegno
elenco dei partecipanti

il relatore e il suo intervento
il film-dibattito: essere e avere



Cari amici della Commissione Missione Educativa,

“chi libera un altro uomo libera se stesso” diceva Paulo Freire sull’importanza dell’educazione, questo ci suggerisce che il tempo delle vacanze per noi non è certo la fine della nostra missione e neanche il momento in cui gettiamo alle ortiche tutti i problemi di orari, stanchezze, colleghi e famiglie che “mugugnano”. No, anche in vacanza costruiamo la nostra libertà solo se abbiamo a cuore quella dei nostri ragazzi. Per cui ci diciamo buon riposo ma rimaniamo attenti e responsabili.

Per questo mentre vi raggiunge il mio più caro saluto, vi invio solo due parole per aggiornarci sull’incontro di settembre. Ho incontrato il nostro relatore Andrea Porcarelli e mi ha fatto una ottima impressione: barbetta di tre giorni, mi ha raggiunto in pantaloni corti e bicicletta, il filetto del cellulare mi dimostrava che è un uomo che sa parlare ed ascoltare anche nei momenti più impensati.
Abbiamo parlato di come, secondo lui, il quadro di riferimento delle tematiche che abbiamo scelto sia quello dell’identità del docente di scuola cattolica e della scuola cattolica stessa. 
Questa doppia identità si gioca poi, così dicevamo in modo informale in un bel palazzo vicino a san Petronio, a Bologna, su tre basi che bisogna sempre più rafforzare, specie in tempi come i nostri di appartenenze multiple e di infedeltà programmate:

la scuola e il docente vivono una antropologia cristiana
la scuola e il docente vivono un particolare carisma
la scuola e il docente vivono una dimensione professionale forte

I tre momenti di incontro gli sono sembrati buoni ed ha già esperienza di formazione con congregazioni o gruppi di scuole cattoliche (mi ha parlato del consorzio scuole cattoliche di Parma e della rete scuole cattoliche di Pordenone, esperienze interessanti e che non conoscevo).
Pensa però che l’ordine degli incontri vada cambiato mettendo il tema della riforma il martedì pomeriggio e quello della qualità il mercoledì mattina, come conclusione.       
Pensa che i lavori di gruppo saranno meglio organizzati se si lavorerà per livelli (elementari, medie liceo) e ha apprezzato il libretto che Onorino gli ha inviato sulla storia di due gnomi e due topolini alla ricerca di nuovo formaggio.

Ah già, ma questa è un’altra storia: Onorino sta preparando una bella storia stampata con il gusto la pazienza e l’amore che ci sa mettere lui, sull’importanza di non farsi trovare impreparati dai cambiamenti, ma anzi, di saperli gestire, preparare e organizzarli.
Questo libretto, insieme ad una breve letterina di invito e al depliant per raggiungere il Mondo Migliore lo vorremmo spedire nei primi giorni di agosto, per questo, e qui arriva il lavoro per voi, mentre date uno sguardo se i nomi della vostra scuola sono presenti nella lista, potete farmi pervenire, per favore, gli indirizzi dei nostri prof? (credevate di andare in vacanza, vero?)

Vi lascio con un saluto grande così a voi , ai vostri famigliari e specialmente a fr. Alberto che sta preparando con il coraggio e la pazienza del lavoro sul suo corpo (questa è educazione) il nostro convegno, coraggio, Alberto,

ciao, fr. Massimo
 


Programma dettagliato del convegno

Giorno

Attività

1 settembre
pom

16. arrivo e accoglienza
17.00 introduzione e presentazione della nuova provincia marista del Mediterraneo (con breve Powerpoint con l’illustrazione della nuova realtà)
intervento di Manolo
19.30 cena
21.00 libero
proiezione film Essere e averem

2 settembre
mattino

9.00 inizio giornata, preghiera breve
9.15 conferenza: la professionalità docente; Porcarelli
11.00 lavori di gruppo (3-4 gruppi

2 settembre
pomeriggio

16.00 conferenza:
panoramica sulla riforma, scaletta degli adempimenti da prevedere, passi da svolgere per anticipare il futuro
definire i passi successivi, nuovo convegno…
17.30 lavoro di gruppo
dopo cena: momento libero

3 settembre
mattino

9.00 professionalità docente e qualità
10.30 conclusione di Onorino
12.00 messa conclusiva, simboli dei vari gruppi




Elenco dei Partecipanti al Convegno

CESANO MADERNO : 10 

1.    ENRICA MOLTENI
2.    NADIA RADICE
3.    FRANCESCO CAFFARELLA
4.    FRANCA STRADA
5.    LAURA SILVA
6.    FRANCESCA ZUNINO
7.    FABRIZIO RIVA
8.    GIORGIO BANAUDI
9.    ROBERTO MORAGLIA
10.    DANIELE PARDO




VITERBO: 12

27.    PASQUINI DANILO
28.    CATTOZZO SILVIA
29.    GREGORI ANTONELLA
30.    NAZZARO ROBERTO
31.    GASPERINI ANNARITA
32.    MANCINI LUIGI
33.    (GRAZIA FERRAZZANI solo il martedì )
34.    (PAOLA GUERRA solo il martedì )
35.    GORI GRAZIANO
36.    FELLI SANDRO
37.    STO’  PIETRO
38.    BANAUDI MASSIMO

GENOVA:  16

11.    PIERLUIGI RAVETTINO
12.    ANNA MOSCATELLI
13.    FULVIA MANCA
14.    ROBERTA CARDINALE
15.    VALERIA MINETTI
16.    CINZIA DEL BIANCO
17.    MARCELLO MENICUCCI
18.    MASSIMO RADICETTI
19.    PAOLO PENNA
20.    GIUSEPPE LAPIDE
21.    ROBERTO VALLARINO
22.    MASSIMO VIVALDI
23.    LUIGI MASIO
24.    LAURA SCURSATONE
25.    PATRIZIA ROSSI
26.    CAROLA BISIO


TAORMINA:  12

81.    CLAUDIO BEGNI
82.    MARIO MEUTI
83.    SAMUELA CRETA
84.    CLARA D'ANGELO
85.    NICOLA MONFORTE
86.    DOMENICA PUGLISI
87.    LEONARDA DI MAURO
88.    ANTONIO CACOPARDO
89.    IGNAZIA PALAZZOLO
90.    MARIA TERESA ARICO' + MARITO + BAMBINA
GIUGLIANO: 23

58.    VOLPICELLI MIMMA
59.    DE CARLO LUIGI
60.    SENSITIVO M. ROSARIA
61.    PIROZZI FILOMENA
62.    ARCIERI CHIARA
63.    SESTILE TERESA
64.    DI COSTANZO TONIA
65.    RUSSO CONCETTA
66.    VITIELLO DOMENICO
67.    AMORESANO MARIA PIA
68.    CHIARIELLO RAFFAELE
69.    CONTE MICHELA
70.    D’AUSILIO RITA
71.    RICCARDO BIAGIO
72.    SPERANZA ANTONIO
73.    PENNACCHIO RAFFAELE
74.    DIAMANTI GIORGIO
75.    FOSCHI FERRUCCIO
76.    SANCAMILLO ANTONIO
77.    CARLEVARIS MARINO
78.    CODATO PIETRO
79.    BETTIN PIETRO
80.    LATTANZI GIANCARLO
ROMA: 19

39.    LEONELLO SCAPIGLIATI
40.    MORESCHINI SANDRO
41.    GALLO CARMELO
42.    DI NISCIA GIUSEPPINA
43.    PARATORE UMBERTO
44.    URSO CARMELINA
45.    MARIO PINATO
46.    BIONDI DARIO
47.    PARATORE CONCETTO
48.    ARDUINI GIANLUCA
49.    INFANTINO PATRIZIA
50.    PANGALLO MARIO
51.    TESTA GERARDO
52.    BOTTE MICHELE
53.    CASSANDRO TIZIANA
54.    DETOMASI GIOIA
55.    COMIOTTO EZIO
56.    DE BIASIO DOMENICO
57.    CIANCA MARCO


91.    ANDREA PORCARELLI
92.    ONORINO ROTA
93.    MANUEL JORQUES BRU

TOTALE  93


Intervento del Relatore: Andrea Porcarelli

Per una presentazinoe del Prof. Andrea Porcarelli, docente in quel di Bologna, lasciamo la parola a Massimo....
Qui potete prelevare il file di presentazione (in Powerpoint) su Riforma, docenti e qualità utilizzato durante il convegno

il film: Essere e Avere

Rassegna di schede critiche

ELOGIO DELL’UOMO DI SCUOLA NEL FILM “ESSERE E AVERE” DI NICOLAS PHILIBERT

 di Pasquale Picone, psicoanalista junghiano  (lo ricordate? era con noi come relatore lo scorso anno!)

Si produce un strano fenomeno nella mente dello spettatore di questo film di Philibert.
Vi sono scene di una natura prorompente, gelide di bufere di neve. Colme di alberi sontuosi, severi e senza tempo, come antichi saggi che ammoniscono sul senso della vita.
Scene colme della lentezza, della gravità e bonarietà di mucche al pascolo o alla greppia nella stalla. Scene brulicanti di vita e di orifiamme nel rigoglioso campo di grano, dove si cerca un bambino smarrito.
 Scene prive di commento sonoro. Perché la mente sia libera di ascoltare la sonorità di altre parole. Le immagini mute, ma che argomentano sulla vitalità, riattivano dal fondo della memoria le domande radicali, lette e ri-meditate, di Erich Fromm: Avere o essere?
 Dopo ventisette anni, il libro di Fromm è del 1976, Philibert dialoga e risponde, alla domanda di allora, con una sorta di ecolalia. Che tuttavia modifica tre piccole varianti espressive. L’interrogazione diventa affermazione; l’essere precede l’avere; l’alternativa è diventata una congiunzione.
 Se si nutrissero dei dubbi sull’arbitrarietà delle precedenti interpretazioni, basterebbe, al di là del notevole dibattito che il film ha alimentato in Francia, gettare un’occhiata alla biografia del regista.
Philibert dopo aver studiato filosofia, nel 1973 comincia un’intensa attività di assistente alla regia e di scenografo per René Allio, Alain Tanner, Claude Goretta e altri. Nel 1978 realizza con Gérard Mortillat un lungo documentario, La voix de son maître, e un filmato televisivo di tre ore, Patrons/Télévision, dove riprende in modo assolutamente naturale i discorsi di alcuni dirigenti di grandi gruppi industriali, censurato e trasmesso solamente nel 1991.

 La moindre des choses (1996) è ambientato nella clinica psichiatrica di La Borde, un complesso ospedaliero all’avanguardia dei malati e nella cura delle patologie mentali. Il teatro, la sua magia e i suoi segreti sono al centro del film successivo di Philibert, Qui sait? (1998).
Ecco l’anima del regista: la filosofia, la verità sui gruppi dirigenti, la cura della mente umana, il teatro.
Quando Fromm analizzava nel suo testo come l’assoggettamento della natura, da parte dell’uomo, abbia finito per coincidere, sempre di più, con la distruttività, non poteva evitare di concludere che l’unica speranza era riposta nella trasformazione dell’uomo stesso:
… per la prima volta nella storia, la sopravvivenza fisica della specie umana dipende dalla radicale trasformazione del cuore umano” (E. Fromm, Avere o essere?, Milano, Mondadori, 1999, p.32, il corsivo è nell’originale).
 Non riecheggiano qui anche le recenti parole del Pontefice sulla guerra attuale come pericolo estremo per l’umanità?
 Diviene allora evidente uno dei messaggi centrali del regista. La scuola e la vocazione docente come speranza di trasformazione, come patrimonio prioritario nella società complessa della globalizzazione.
E’ lo stesso messaggio  di una delle figure più alte dell’Umanesimo europeo, Erasmo da Rotterdam: “La prima speranza di una nazione è riposta nella corretta educazione della sua gioventù”. Quell’Erasmo il cui Lamento della Pace, oggi tornato più che mai di attualità (una nuova traduzione è disponibile nelle edizioni Multimage di Firenze), analizza come la pace si instauri a partire dal cuore dell’uomo.
Dalla sua interiorità, così spesso sommersa dai conflitti. E come la distruttività inter-personale sia così sovente la risultante della irrisolta conflittualità intra-personale. E come tutto ciò produca, per riverbero cumulativo, per sommatoria e crescita esponenziale, la distruttività che va ad alimentare le Erinni della guerra.
Non vi è da meravigliarsi che la distruttività dell’uomo si sia rivolta verso la terra e l’ambiente. Verso quella Madre Terra che gli ha fornito sostentamento per millenni. Si comprende, allora, il pessimismo di S. Freud nella risposta al carteggio con Einstein su Perché la guerra?
 C’è bisogno di una nuova educazione del cuore. Di una educazione alla pace, alla democrazia sostanziale nelle relazioni quotidiane, come diceva Dewey, ai valori dell’umanesimo, incarnati nei comportamenti di chi li deve trasmettere.
 Il lavoro di Philibert non è un film recitato. E’ un film documentario su di una vera multiclasse, in un ambiente rurale e un maestro autentico. Sia perché quello è il suo mestiere nella realtà, sia per la verità della sua vocazione. Le scene sono spontanee, senza copione e senza le regole del set.
 Nel bel mezzo del film il maestro si dedica alla cura del giardino della scuola, si rivolge alla telecamera e una voce fuori campo lo intervista sulla storia personale e le origini della sua vocazione docente. I genitori erano contadini, la sua scuola è frequentata da figli di contadini, in una zona rurale. Vi è troppo realismo di armonia con la natura, per non essere passibile di una lettura simbolica, filosofica ed ecologista, sul filo immediato di Fromm, sino a Schelling e Froebel.
 Un maestro apparentemente severo, capace di contenimento affettuoso, sia del bambino di scuola materna, che del bambino discolo. Sul quale vi è una scena stupenda di come il maestro riesca a catturarne l’interesse verso l’idea del conteggio infinito dei numeri.
 Un maestro in grado, per istinto magistrale e per quell’esperienza maturata nella scuola militante, di applicare spontaneamente i canoni dell’intelligenza multipla di H. Gardner, quando addestra gli allievi a friggere un uovo. O dell’intelligenza emotiva di D. Goleman. Allorquando educa gli allievi al recupero e all’elaborazione delle emozioni stimolate dai conflitti tra compagni. Oppure quando li addestra a non rimuovere le emozioni di fronte alla malattia e alla morte dei genitori. A non rimanere terrorizzati di fronte ai terremoti della vita.
 Un film che, come ha scritto giustamente Liberation, è “un elogio del lavoro di insegnante. Un mestiere che, l’avevamo dimenticato, è il più bello del mondo”.
 Un film che riconduce la categoria dell’essere alla dimensione del Sé e dell’individuazione. Intesa come entelechia aristotelica, come realizzazione del demone socratico verso la formazione delle anime.
 E la categoria dell’avere a ciò che abbiamo in dono, sin dalle origini del mondo: la natura che ci ospita. E che, per ciò stesso, per il suo essere opera del divino Autore, divina essa stessa. Libro di sapienza in cui bisogna imparare a leggere e che, come nella visione di Giordano Bruno, degli Umanisti e dei Rinascimentali, meriterebbe sacra venerazione.
 L’altra dimensione dell’avere, che nel dialogo di Philibert si ricongiunge e riconcilia con la categoria dell’essere, è l’affetto delle anime alle quali si è fornito un contributo di formazione.
 E’ un film sull’identità di tutti.
Sull’identità, la ragion d’essere della scuola come maestra di vita che, per essere tale, deve ispirarsi all’altra, più universale maestra: la natura, come simbolica espressione, simultaneamente, dell’essere e dell’avere.
 Quella ragion d’essere della scuola che, più spesso di quanto si vuole comunemente ammettere, si dilegua. Trasformando la scuola in istituzione totale, dove, anziché formare, si de-forma.
 La ragion d’essere, l’identità della scuola che, quando si dilegua, come ad es. nei casi estremi o nelle trasgressioni patenti, è così pronta a trasformarsi in aula giudiziaria. Dove si stabiliscono le colpe e si comminano le pene.
 La ragion d’essere e l’identità che la scuola, nella società complessa della globalizzazione, non dovrebbe mai obliare di individuare, di riconoscersi, anche nei casi estremi, nella ragione formativa.
Una ragione formativa che non riguarda solo i ragazzi, ma come perpetuo circolo virtuoso, concerne tutti coloro che, a diverso titolo e ruolo, gravitano comunque nei suoi spazi.




Essere e Avere - 

 Michel Rocher

Un miracolo a Cannes. Lontano da Hollywood.

 Una delicata bilancia di dolcezza, di emozioni, di ironia, di comicità e anche di suspense.

Un film raro, che fa tornare, noi adulti, a scuola. Con immenso piacere. Perché frequentiamo la scuola per alcuni anni ma poi non ci è più permesso di entrarvi, almeno di essere un professore, oppure un topolino, di nascosto. E Nicolas Philibert ci fa entrare, furtivamente, con la sua cinepresa, nell’aula di una scuola di campagna francese (Alvernia), e partecipare alla vita quotidiana dell’insegnante, prossimo alla pensione, e di un gruppetto eterogeneo di bambini tra i 4 e i 12 anni – perché nelle campagne ormai spopolate c’è un solo maestro per varie classi in un unica aula.

 ESSERE E AVERE non ha una storia costruita, né una sceneggiatura, ancora meno dialoghi precisi, ma è aperto a tutte le eventualità e va oltre il proprio argomento per diventare grande cinema. L’azione, le parole, sono vere, mai recitate, benché alcuni momenti, alcune sequenze, siano da Actors’Studio: quando un sorriso si trasforma in lacrime, poi in singhiozzi, per tornare ancora al sorriso; oppure, il primo piano finale del maestro quando saluta i suoi alunni prima di partire per le vacanze estive, il nodo alla gola, lo smarrimento negli occhi, ancora più convincente di Al Pacino nella sua shakespeariana performance, il ché... non è poco!
Rimaniamo dunque inchiodati sulla nostra poltrona per quasi due ore senza subire le valanghe di effetti speciali o le scene d’amplesso acrobatico ai quali il cinema industriale tenta di assuefarci.
Non c’è nessuna furbizia d’autore e questo, il pubblico l’ha capito, il passaparola ha funzionato:
Due milioni di spettatori soltanto in Francia. Standing Ovation al Festival di Cannes 2002 – Prix Louis Delluc – European Film Award – Premio France-Cinema di Firenze.

Come dice Nicolas Philibert, “ESSERE E AVERE è un pò come le favole, lascia a ciascuno la possibilità di proiettarvi i propri ricordi...”.