LAVORI SCIENTIFICI

di Nito Moraldo

 
1 – Cimitero Longobardo: Gli AA. esaminano 123 crani, 90 maschili e 33 femminili, della Cripta della Badia della Cava dei Tirreni, Salerno. Vengono date le frequenze percentuali delle modalità di otto caratteri morfologici e i principali parametri statistici di altrettanti caratteri metrici e di quattro indici. Sono stati eseguiti confronti sessuali. Inoltre, mediante il calcolatore elettronico, è stata realizzata una classificazione dei crani secondo le diverse combinazioni degli indici cranici. Con tali metodi è stato identificato un tipo medio statistico, un tipo o modello reale e un tipo modale, che hanno permesso la definizione razziale dell’insieme. Si conclude per una probabile provenienza settentrionale del gruppo.

2 – M. Bego: Nel lavoro sono prospettati problemi etnologici e antropologici del M. Bego. Nella prima parte vengono date notizie e interpretazioni talora inedite delle incisioni rupestri. Sono ricordate le tecniche diverse usate per l’esecuzione delle incisioni. In particolare vengono studiate attentamente le incisioni rappresentanti figurazioni umane e l’unica statuetta bronzea trovata nella zona. Inoltre viene data notizia di un singolare masso, a forma di testa, individuato sulla “Roccia dell’Altare”. 
Nella seconda parte del lavoro, in base a varie considerazioni, gli AA. Giungono alla conclusione che verosimilmente la popolazione del M. Bego durante l’epoca del Bronzo fosse, almeno in prevalenza, del tipo brachicefalo alpinoide, (lapponoide), e che questa fosse arrivata al M Bego, a cominciare all’incirca dalla fine del Neolitico, dalla Svizzera, attraverso l’Italia ( passando per il Piemonte e forse, in piccola parte, anche dalla Liguria) e la Francia mediterranea, acquistandone la cultura di tipo circummediterraneo, pur conservando il culto del sole. 
FOTO: Monte Bego , Aratore , Altare

3 – Gli AA. Danno notizia del ritrovamento, per i pascoli sassosi del Massiccio dei Picentini, di una nuova sottospecie di Stipa crassiculmis P.Smirnov: Stipa crassiculmis P.Smirnov ssp. picentina. 
Stipa crassiculmis P.Smirnov era finora nota nelle due sottospecie di crassiculmis ed euroanatolica Martinovsky rispettivamente per il Massiccio del Kopet Dagh (tra Russia e Persia) e per l’Europa sud-orientale ed Anatolia. 
FOTO: Stipa picentina 

4 – Dopo una descrizione dei tipi di incisioni presenti al M. Bego, gli AA. passano a dare una interpretazione dei significati che possono avere, soffermandosi, in particolare, ad esaminare la saralità che avevano i monti per le popolazioni primitive. Tra i simboli cultuali sono messi in evidenza: l’albero, il bovide, l’aratura ed i simboli solari: simboli tutti che si ricollegano alle popolazioni circummediterranee.

5 - Oxytropis: 

Pianta endemica dell'Appennino centro-meridionale. Dedicata al prof. Giuseppe Caputo, prof. emerito dell'Università di Napoli. 

6 – Gli AA. Dopo aver chiarito le caratteristiche delle Stipa di alcune popolazioni circummediterranee, passano a descrivere alcune sottospecie di nuova creazione: Stipa dasyvaginata Martinovski ssp. apenninicola Martinovsky et Moraldo tipica dei monti degli Appennini centro-meridionali. Stipa austroitalica Martinovsky ssp. theresiae Martinovsky et Moraldo endemica della Calabria e Stipa pennata ssp. dvorakyi Martinovsky et Moraldo propria dei Balcani.

7 - Aquilegia

8 – Gli AA. Hanno studiato, durante diversi anni, la flora del massiccio dei M. Picentini nelle provincie di Avellino e Salerno, ove le notizie botaniche erano solo frammentarie. Le entità raccolte od osservate ammontano a 1260; di queste 650 non risultavano finora segnalate. Notevole il ritrovamento di alcune entità risultate nuove per la scienza e precisamente Aquilegia champagnatii Moraldo, Nardi et La Valva, Oxytropis caputoi Moraldo et La Valva e Stipa crassiculmis P. Smirnov ssp. picentina Martinovsky, Moraldo et Caputo. Numerosi i taxa critici censiti. Sono state anche create alcune combinazioni nuove e fornite precisazioni sulla corologia di diverse entità alcune delle quali risultate nuove per il meridione d’Italia. 
Da notare nella flora dei M. Picentini la componente euroasiatica ma soprattutto notevole la percentuale degli elementi orientali ad ulteriore riprova degli stretti legami floristici esistenti tra l’Itiale meridionale e le regioni ad oriente della penisola. La percentuale delle endemiche è sui Picentini piuttosto elevata verosimilmente in relazione alla notevole complessità a varietà di ambienti in questo massiccio. 
DIA Aquilegia , Oxytropis , Cartina della Campania, Campanula fragilis , Faggeta

9 – L’A. comunica il ritrovamento alle falde del Gran Sasso (AQ) di un’interessante popolazione di stipe con la colonna dell’arista completamente pelosa. Tale nuova entità viene dedicata all’amico Martinovsky , esperto stipologo, da poco scomparso.

10 – Vengono riportati i dati della ricerca relativa ai Monti del Partenio (o Montevergine) effettuata per incarico della Comunità Montana del Vallo di Lauro e Baianese in vista della creazione di un Parco naturale. I dati relativi alla flora di questo territorio, a cavallo delle Provincie di Napoli, Salerno, Avellino, Benevento e Caserta, erano pochi e risalivano tutti al secolo scorso. I nostri studi hanno permesso di catalogare ben 1162 entità, di cui solo 67 erano state segnalate. Molte le specie che a vario titolo sono risultate interessanti, una decina quelle segnalate per la prima volta in Campania ed una avventizia è riportata come nuova per la flora italiana. Sono inoltre stati evidenziati alcuni biotopi interessanti come: la catena di cresta del M. di Avella, lembi di faggeti molto ben conservati come quelli dell’Acqua del Litto e dell’Acqua della Tufarola, valloni ricchi di boscaglia mista e di sorgenti d’acqua come nel Vallone Serroncello, lembi di vegetazione mediterranea relitta su rupi come al M.Felino ed alla Pietra Maura. 

FOTO: Partenio , Faggeta del Partenio , Saxifraga porophylla
 


11 – (in preparazione)

12 – Viene segnalata per la prima volta la presenza di alcune entità, rare o fitogeograficamente interessanti, per il meridione d’Italia o per le regioni Campania e Basilicata ( Lavatera maritima Gouan). Per alcune di tali entità ( Heteropogon contortus (L.) Beauv.) è stata definita, inoltre, l’area di distribuzione sul territorio italiano. 

FOTO:  - Lavatera maritima , Heteropogon (Cartina)


13 – Viene data notizia del ritrovanento a Tor Caldara presso Anzio (Roma) di una stazione di Cyperus polystachyos Rottb., la prima per l’Italia continentale. Il popolamento laziale presenta un ciclo annuale, contrariamente a quanto è stato osservato nel resto dell’areale della specie ed in particolare ad Ischia, la sola località europea precedentemente nota, dove peculiari condizioni microclimatiche create dalla presenza di acque termali calde consentono al cipero di superare l’inverno allo stato vegetativo. 

FOTO:  – Cyperus polystachios


14 – Gli AA. Danno notizia di una trentina di entità interessanti trovate nel corso dello studio della flora del Lazio meridionale. Tale manipolo comprende 9 entità nuove per la flora del Lazio ( Hibiscus palustris L., Kosteletzkya pentacarpos (L.) Ledeb.,…), una delle quali risulta nuova per l’Italia peninsulare e due sono segnalate per la prima volta nell’Italia centrale. Tutte la altre sono molto rare nel Lazio: due di esse erano note solo per le Isole Ponziane e altre non erano più state osservate nella regione da oltre un secolo. 

FOTO:  - Hibiscus palustris


15 – Il binomio Viola nummularaefolia Vill. (1779) e Viola nummularifolia All. (1785), entrambi pubblicati, sono stati usati per differenti entità, come risulta evidente dalle rispettive descrizioni. Il nome usato da Allioni è illegittimo perché usato dopo il Villars, ma questi riconosce che tale nome lo ha usato per una entità differente, come egli stesso riconosce nel 1786. In conclusione gli AA. propongono di conseguenza un nome nuovo ( nom. nov.) = Viola argentiera Moraldo et Forneris. Il lectotypus, è scelto tra i campioni originali dell’Allioni stesso, ed è un esemplare che corrisponde perfettamente al disegno che offre l’Allioni stesso nel suo lavoro del 1785; ed il locus classicus è la località ove l’Allioni ha raccolto i primi campioni: Colle di Fremamorta nelle Alpi Marittime. 

FOTO:  - Viola argenteria


16 –Nel corso di un viaggio botanico nel Centronord della Tunisia gli AA. hanno censito 220 piante vascolari in 25 località diverse. Lo studio di questi campioni, ha portato alla descrizione di tre nuove specie di Stipa (S. gabesensis Moraldo, Raffaelli & Ricceri, S. kelibiae Moraldo, Raffaelli & Ricceri S. kralifii Moraldo, Raffaelli & Ricceri) appartenenti al ciclo della Stipa tenecissima L. che si distingue da queste per molti caratteri. 

FOTO:  3 disegni: stipa gabesennsis - stipa kelibiae - stipa kralifii (disegni)


17 - Vengono riportati i risultati di una ricerca effettuata su un territorio di circa 860 Km2 situati nel Lazio meridionale nella provincia di Latina e, in minor misura, in quella di Frosinone. Nell’area in questione si trovano ambienti interessanti molto diversi fra di loro: alte montagne (M.Petrella 1533 m) al centro con faggeti e praterie pseudoalpine, laghi, paludi e luoghi umidi nella Piana di Fondi ed alla foce del Garigliano, dune sabbiose e rupi verticali a sud lungo la fascia costiera, e poi ancora garighe, leccete, boschi misti, fresche sorgenti,… 
I dati relativi alla flora di questo territorio, amministrativamente appartenuto alla Campania e solo di recente (1927) al Lazio, erano particolarmente scarsi e per lo più di vecchia data. I risultati dei nostri studi, protrattisi per otto anni, evidenziano che l’area in questione è la più importante della regione dal punto di vista botanico. Le entità censite superano le 1900, solo un terzo delle quali risultavano già segnalate precedentemente. Moltissime sono le specie a vario titolo interessanti ed oltre una quarantina quelle segnalate per la prima volta nel Lazio. 

FOTO:  - Carta Aurunci , Aurunci , Campanula tanfanii , Hibiscus palustris , Hibiscus pentacarpos


18 – Sono esposti i risultati di una ricerca sulle orchidee spontanee in un’area del Lazio meridionale vasta 350 Km2 e comprendente gran parte dei M. Aurunci. Il territorio in questione è risultato particolarmente ricco di orchidee: sono stai censiti 52 specie, una sottospecie e 20 ibridi naturali, per un totale di 73 taxa. Il lavoro è corredato da cartine di distribuzione, divise in aree di 1 Km2 secondo le coordinate UTM, di tutte le specie osservate. Vengono inoltre discussi alcuni problemi tassonomici relativi ad Epipactis gracilis B.&H. Baumann, Oprys sphegodes Miller, ed O. tetraloniae Teschner, O. garganica E. Nelson ex O. ed O. araneola Rchb B.&H. Baumann, vengono considerate varietà di O. sphegodes e viene proposta la nuova combinazione Epipactis persica (Soò) Nannfeldt subsp. gracilis (B.&H. Baumann) W.Rossi. 

FOTO: - Ophrys lacaitae , O. sphegodes, O. tetraloniae

19 – Viene presentata la descrizione di Viola culminis, nuova specie di Viola monocromatica del gruppo Calcarata L., scoperta sul M. Guglielmo ed in altre località vicine delle Prealpi  bresciane. Si manifesta con individui con stipole molto sviluppate, dotati di stoloni ipogei, capaci di formare estesi cespi.
Corredo cromosomico 2n = 40.

Foto: Viola culminis.-   Particolare del fiore
20 – Viene descritta Stipa austroitalica subsp. frentana Moraldo & Ricceri, scoperta recentemente negli affioramenti gessosi dei Monti Frentani, posti al confine tra Abruzzo e Molise. Al contempo è stata affrontata e rivista le nomenclatura inerente alla Stipa pennata L. s.s. e Stipa pennata Auct., non L.

Foto: Stipa austroitalica subsp. frentana Moraldo & Ricceri
21 – Vengono riportati i dati di un monitoraggio triennale (2000-2002) su tre popolamenti alpini di Cypripedium calceolus L. situati in Trentino-Alto Adige presso Ortisei, in Val Brenta e sull’Altopiano di Lavarone. I dati cesnsiti riguardano il clima, il suolo, la vegetazione, i meccanismi di impollinazione ed il successo riproduttivo.Viene anche data notizia delle prime osservazioni e scoperte degl’insetti impollinatori, appartenente soprattutto al genere Lasioglossum.

Foto: Cypripedium calceolus  -  Insetto impollinatore
22 - Stipa aquilana  Moraldo, nom. nov.
Stipa martinovskyi  Moraldo in Webbia 37 (1): 25. 1983. ( non Klokov 1976).
Unica Stipa italiana ad avere la colonna ricoperta di peli di 1-1,5 mm.

Foto: 24 Colonna pelosa (particolare).

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Aggiornamento: 2003
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