Incontro degli ex di Manziana

Incontro degli ex di Manziana

19/10/25 – Che bello iniziare con una data che per molte persone sarà un ricordo prezioso,
un “tuffo” nel passato per celebrare tanta vita trascorsa.
Ma lasciamo subito la parola a fr. Mario, il nostro cronista speciale per l’evento:

Domenica 19 ottobre, ore 10.00, davanti alla statua di San Giuseppe: “Scusa, tu di che anno sei?”
“Del 1954. Sono stato qui 60 anni fa: dal 1965 al 68.”
“Ma allora sei del mio gruppo, anch’io negli stessi anni! E ti chiami…?”
E’ questo uno dei dialoghi più frequenti della mattina, perché riconoscersi a prima vista, dopo 50-60 anni e con i capelli bianchi in testa, non è certo impresa semplice.
Ma appena si ode il nome, i ricordi riaffiorano vivissimi: un grande abbraccio e l’emozione prende il sopravvento. E poi si avvicina un altro e un altro ancora…
Ma guardate lì, quello è Rufino! Chi non lo riconosce? Quel volto che aveva un po’ di barba già a 12 anni e oggi è ancora lo stesso…
Pochi minuti e poi una campanella improvvisata invita ad entrare.

Accanto alla porta tutti guardano a destra e tutti con la stessa sorpresa: “Ma non c’è più la cappella!”, perché sbirciando si vede soltanto una sala con tavoli un po’ in disordine.
Corridoio del primo piano: tutto è diverso, andiamo verso il fondo, verso la sala giochi… che ovviamente ora è solo una sala riunioni, dove siamo invitati ad accomodarci.
Gaetano Vari fa un po’ gli onori di casa e invita il Sindaco di Manziana, Dott. Alessio Telioni, a prendere la parola per un saluto.
Seguono vari interventi, a cominciare dal Fr. Massimo Radicetti che fa un po’ di storia marista, fermandosi poi sui 75 anni della casa di Manziana e propone un breve video sulla missione marista nel mondo di oggi.

Il prof. Gaetano Vari esprime un po’ il sentire di tutti: siamo qui perché l’esperienza tra queste mura ci ha formati come persone. C’è un po’ di nostalgia di quando eravamo ragazzi spensierati, ma c’è anche tanta consapevolezza di aver ricevuto un’educazione seria e nello stesso tempo gioiosa che ha permeato la nostra adolescenza.
Gli aneddoti si susseguono: la scuola, le squadre, le partite, le passeggiate, i giochi nel bosco, al lago, al mare… le lezioni di galateo del giovedì… e soprattutto le mitiche Olimpiadi di San Giuseppe, evento centrale di ogni anno nella vita di Manziana.
Qualcuno ha ricordato altri aneddoti, come le vacanze a Entracque, con la famosa avventura della notte passata sul monte Rai, o i sotterfugi dei più pigri per non andare in escursione, a cui nessun fratello ha mai creduto…
Tutto puntualmente ripreso da un montaggio fotografico preparato da Fr. Antonio Sancamillo, con le foto inviate dagli stessi partecipanti.
Alle 12.00 siamo scesi in cappella (esiste ancora, ma di dimensioni ridotte e con altra entrata) per la Messa domenicale, celebrata da uno dei Padri Carmelitani di Montevirginio, anche lui sorpreso di vedere tanti ex alunni di questa casa che da anni non è più scuola.

E finalmente il pranzo e il dopopranzo, con tanto tempo per dialogare, ricordare, fare foto e promettersi di trovarsi ancora, perché è stato bello rivivere, condividere quel “qualcosa” che ci ha plasmati e fatti crescere con valori che ci portiamo dentro e trasmettiamo ai figli e a chi vive attorno a noi.
Gli abbracci ripetuti e qualche lacrima nel salutarci testimonia che i 50-60 anni passati senza incontrarci non hanno cancellato quel che abbiamo ricevuto e che ha costruito le nostre vite.

La casa marista di Manziana era il “probandato” che nel periodo a cavalcioni del Concilio rappresentava la porta di ingresso per la formazione di chi pensava o coltivava nel cuore l’idea di diventare fratello marista, un itinerario che in questa casa offriva la fase iniziale della scuola media. Nel nord Italia la stessa funzione era svolta dal probandato di Mondovì. Erano gli anni in cui al boom economico corrispondeva anche un piccolo boom religioso; l’idea di partecipare alla missione marista era un’opzione che molti avevano accolto con interesse. E il percorso formativo conservava la sua bella validità anche per chi poi tornava a casa. Per molti era un’occasione di riscatto, di uscita dalla provincia e da un contesto sicuramente meno ampio, era un orizzonte formativo diverso e ampliato; anche questo ha avuto e conserva il suo valore, naturalmente con tutti i limiti e le difficoltà che oggi si possono cogliere in modo più sereno.
Poi a partire dagli anni 90 le cose sono cambiate rapidamente. Oggi la casa ospita corsi di formazione per i maristi provenienti da tutto il mondo…
Negli ultimi anni diverse volte si sono riannodati i fili delle amicizie, dei contatti e dei ricordi; qualche incontro si è svolto, proprio a Manziana e questo substrato ha consentito di ripetere in modo più efficace la possibilità di una riunione allargata. Così, grazie all’impegno dei soliti volenterosi (grazie fr. Claudio), il tam tam ha cominciato a diffondersi da settembre, per culminare, finalmente, nel grande giorno di domenica 19 ottobre.

E qui trovate una “cronaca” realizzata insieme al fr. Massimo Radicetti

Domenica 19 ottobre 2025 – nella casa marista di Manziana, l’antico “probandato”, cioê la casa di formazione iniziale alla vita marista, si è svolto un incontro al quale hanno partecipato circa 80 persone, tra antichi ex-alunni, familiari e un gruppetto di fratelli maristi giunti dalle diverse case italiane (da Genova a Siracusa, passando ovviamente per Roma). L’incontro, preparato con cura dal referente per gli ex-alunni, Carino Valentini insieme ad alcuni fratelli maristi (in particolare Antonio e Claudio), si è svolto nella storica sede, in Via Oriolese, 3 che attualmente ospita attivitá di formazione per diversi maristi del mondo intero.
L’incontro, iniziato verso le 10, prevedeva un momento introduttivo, con la presentazione della storia dell’istituto da parte di fr. Massimo R. per inquadrare Manziana nel contesto più ampio delle attività dei Maristi d’Italia, a seguire un apprezzato documentario ricco di fotografie inviate dai partecipanti stessi, per dare il via ad un’ampia e partecipata caccia al tesoro fotografica, per dare la possibilità a tutti i presenti di ritrovarsi e riallacciare i contatti con i compagni.
Gli elenchi dei probandi e delle comunità mariste dalla fondazione (1950) alla chiusura (1990), ha permesso a tutti di ricercare i nomi dei propri insegnanti educatori facendo emergere ricordi ed emozioni forse in parte sopiti. A seguire una Santa Messa partecipata con devozione e i canti “di allora”. L’omelia del celebrante padre carmelitano è stata appropriata e profonda.
Il pranzo, con un menù di qualità servito da un catering, si è svolto con calma e in un clima di grande familiarità, intercalato da vari interventi personali, tra cui quelli di Ruffino Luciani e Franco Banaudi molto apprezzati per la loro spontaneità. Nel frattempo, fotografi si sono potuti sbizzarrire, riportan-do a casa immagini di sessantenni brizzolati e baffuti intenti a consumare piatti impensabili ai tempi del mitico cuoco fr. Pietro Tiberi (“quantum ab illis”, come sono cambiate le cose da quei tempi!)
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La presenza di numerosi Fratelli, Antonio Sancamillo, Pietro Stò, Franco Faggin, Mario Meuti, Mas-simo Radicetti, tutti ex-probandi o educatori nel probandato, è stata una testimonianza qualificata e molto gradita da tutti. Per l’occasione è stata offerta la biografia di San Marcellino Champagnat in varie versioni, compresa quella a fumetti da regalare ai propri nipoti. Il fr. Claudio Begni è stato un aiuto prezioso al regista della festa, il prof. Gaetano Vari, che nel suo intervento ha toccato il cuore di tutti con ricordi semplici ma suggestivi della vita dei probandi nel contesto di quegli anni, oggi inimmaginabili. Essendo egli anche un pittore conosciuto, come gesto di gratitudine ha lasciato in dono ai Maristi una sua opera che riproduce col suo stile personale visioni ed emozioni senza tempo.
La signora Valentina, amministratrice e custode della casa, ha predisposto il salone, la cappella e il refettorio con ordine e gusto per accogliere il gran numero di ospiti, una ottantina di invitati prove-nienti dal Lazio e dagli Abruzzi, con qualche gradito ospite, come lo scrittore Marino Magliani, anche lui ex-alunno del probandato “gemello” di Manziana, cioè di Mondovì.
Il sig. Sindaco di Manziana, dott. Alessio Telioni, non ha fatto mancare la sua presenza, ringraziando i Maristi per il lavoro educativo seminato nel tempo e per aver fatto conoscere il suo ridente paese a tante famiglie dei dintorni, al punto che dal 1950 ad oggi la popolazione del comune è passata da tremila a oltre otto mila abitanti!
Una foto di gruppo sullo scalone d’ingresso ha sigillato l’incontro, con la certezza che ognuno è ritor-nato in famiglia interiormente arricchito di sentimenti positivi e con la promessa di non disperdere i valori educativi ricevuti.

Ci piaceva l’idea di non disperdere tutta questa vita condivisa e quindi mantenere un po’ i contatti. Ecco allora la condivisione di alcune foto di questo giorno di grande festa e una sintesi della presentazione in Powerpoint (grazie fr. Antonio)

Album fotografico dell’incontro del 19 ottobre – Ex-alunni di Manziana

E qui potete rivedere la presentazione della mattinata, con molte delle vostre foto

Celebriamo la vita!

Celebriamo la vita!

Ecco il nuovo slogan per il nuovo anno scolastico 2025-26, che in questa settimana prende il via nelle diverse scuole mariste d’Italia.

Uno slogan che accomuna le scuole di Giugliano, Roma, Genova e Cesano Maderno, ma non solo, riguarda tutte le scuole mariste spagnole, greche e del Libano.

E da quest’anno lo slogan viene utilizzato anche dalle tante opere sociali che i Maristi di Champagnat portano avanti da ormai diversi anni, una realtá in evoluzione e in crescita costante, che, solo per l’Italia, riguarda le realtà del Centro Diurno L’Albero di Cesano, il Gruppo Famiglie di Genova, gli Ex-alunni del SLM, le diverse iniziative di Giugliano, Mani Unite e il Ciao di Siracusa.

Bello vedere che al fianco di ogni scuola marista è ben presente una iniziativa sul fronte della solidarietá, un invito evidente a considerare questa frontiera e una velata chiamata a parteciparvi concretamente, rivolta non solo agli alunni ma anche alle famiglie.

In tempi così divisivi e frammentati è interessante notare la grande apertura marista al contesto locale. Nei primi anni di slogan comune era sufficiente tradurre il materiale in 3 lingue, spagnolo, italiano e francese. Oggi il panorama è molto più variegato e le differenze sono evidenti. Confrontarsi con le altre culture e le altre lingue è un esercizio di umanità che offre un modello educativo di apertura e di condivisione, nonostante le difficoltá che puó implicare

Tuttto il materiale di supporto si trova sulla nuova web europea: champagnat.eu dove è possibile consultare e prelevare la guida in italiano e seguire, mese dopo mese, le proposte educative e di riflessione per ogni giorno di scuola e per i diversi livelli (dall’infanzia al liceo).

Dove regna la confusione e il buio, la nostra proposta è quella di celebrare una vita, accendere una luce e mostrare una strada concreta per crescere. Tutti insieme.

Continua a fiorire la vita marista a Cuba

Continua a fiorire la vita marista a Cuba

Dove ci eravamo lasciati con fr. Marco? Dopo l’articolo dello scorso novembre, per lui era iniziato un nuovo periodo. Inizialmente come giramondo, con una prima tappa in Gran Bretagna,
per poi raggiungere una destinazione inconsueta: Cuba.
Nell’isola la presenza marista è per lo meno complicata. I fratelli erano già presenti prima della rivolta di Fidel Castro (che tra l’altro si è formato anche nelle scuole cattoliche…), poi con il nuovo regime una chiusura pressoché totale e quindi, dopo il riallacciarsi delle relazioni con il Vaticano (come non ricordare il famoso viaggio di Giovanni Paolo II a Cuba nel 1998) un rientro graduale, ma solo per svolgere attività solidali, non più legate all’insegnamento formale e diretto.
Marco si è recato da febbraio a giugno in quest’isola, vivendo presso la piccola comunità di Cienfuegos.

Ne abbiamo approfittato così per una nuova intervista, sulla base di questa fresca esperienza.

Le tue prime impressioni appena arrivato a Cuba
Sono passati più di 60 anni dalla famosa rivoluzione di Fidel Castro; quegli eventi gloriosi della Rivoluzione sono diventati miti anche della nostra cultura, purtroppo il popolo cubano si mostra sempre più dipendente dagli aiuti russi, cinesi e turchi che speso sono elargiti a singhiozzo e non sempre sono sufficienti per le necessità reali della gente. Il Comandante supremo, il Generalissimo Fidel Castro, ormai defunto da tempo, negli anni novanta, aveva “profetizzato” al suo popolo che ci sarebbe stato “un periodo speciale” da superare con lo sforzo di tutti. Peccato che quel momento speciale, sia diventato oggi la norma che condiziona costantemente, ormai da tre decenni, le scelte quotidiane dei cubani.

Quindi al di là degli stereotipi e del mito (“hasta la victoria siempre” diceva il Che) cosa hai compreso della realtà cubana?
Qualche esempio: il salario mensile medio si aggira sui 3.500 pesos cubani – al cambio ufficiale ci vogliono circa 160 ps per 1 dollaro, mentre al mercato nerosi arriva di solito ai 360 ps per 1 dollaro, significa che il peso ha un potere di acquisto davvero limitato. In concreto: 1 bottiglia di olio può arrivare a costare 1.600 ps; 1 uovo 92 ps; un cespo di insalata 150 ps; un ananas di dimensioni normali arriva a 300 ps. (e a Cuba gli ananas crescono facilmente…) e così via dicendo. Girando per il mercato colpiscono anche le dimensioni degli ortaggi, trovi cipolle e aglio in formato mini per mancanza di concime e per la fretta di vendere da parte dei “commercianti particolari” (difficile trovare veri negozi!). Per vivere dignitosamente a Cuba, una famiglia media ha bisogno di almeno 30.000 pesos mensili: quasi la metà proviene direttamente da un familiare che vive all’estero (Stati Uniti, Messico, Spagna) gli altri 15.000 pesos provengono dai molteplici lavori che consentono loro di sopravvivere.
Non esistono negozi, non trovi nessuna insegna esterna, bisogna sapere che una determinata casa, che si affaccia sulla strada, vende frutta e verdura, carne e formaggio e magari qualche articolo per la pulizia della casa… Si tratta dei “commercianti particolari” che, probabilmente, rivendono prodotti rubati alla misera produzione nazionale guadagnando così qualche centinaio di pesos. Eppure, in barba al tanto deprecato “embargo americano”, vi sono alcuni negozi, con spazi ampi, che vengono sistematicamente approvvigionati con prodotti provenienti direttamente dagli Stati Uniti, ad esempio il pollo, ma venduti rigorosamente e solamente in dollari, a cifre proibitive, riservati a coloro che se lo possono permettere, non certo alla maggioranza dei cubani!

Dove hai vissuta la tua esperienza cubana?
La mia esperienza di solidarietà si è svolta nella città di Cienfuegos, un centro di circa 140.000 anime che si affaccia sulla baia omonima, nella zona centro-occidentale dell’isola. La piccola comunità marista è situata nel quartiere “Buenavista”, una zona periferica e abitata soprattutto da famiglie povere, con pochi mezzi e con infrastrutture particolarmente ridotte. Durante la mia permanenza eravamo 3 Fratelli: con me c’erano Luis Elosegui, che vive qui già da 2 anni, Hipòlito Pérez (che è stato provinciale del Centro America)
La comunità appartiene alla Provincia marista dell’America Centrale formata da: Guatemala, El Salvador, Nicaragua, Honduras, Costa Rica, Puerto Rico e Cuba. Interessante ricordare che i maristi sono arrivati a Cuba nel 1903, e qui sono cresciuti molto, fino a contare più di 200 Fratelli, gestendo una quindicina di scuole, alcune davvero imponenti, in almeno 6 città dell’isola.

Con la rivoluzione che cosa è successo ai fratelli maristi?
Dopo la Rivoluzione del 1959, ed in seguito al decreto sull’Educazione del 1961, i Fratelli sono costretti ad abbandonare Cuba: questa piccola diaspora ha favorito la presenza marista in numerose realtà del centro America.
Vengono espropriate tutte le scuole per metterle al servizio dello Stato: unico garante dell’educazione. A tutt’oggi si possono vedere dall’esterno gli edifici che una volta appartenevano ai Fratelli e che tuttora ospitano scuole statali; a Cienfuegos ce ne sono ben tre e purtroppo si nota la assoluta mancanza di manutenzione, con i relativi rischi per gli alunni…
I Fratelli sono ritornati sull’isola nel 2003, ma senza rientrare nel sistema educativo, sono impegnati nel campo sociale e in quello catechetico in collaborazione con la diocesi. La conferenza episcopale è l’unico ente religioso riconosciuto sul territorio, l’unico che possa determinare il numero di presenze di religiosi/e tollerate a Cuba.

In che attività ti sei inserito? Cosa fa una comunità marista a Cuba, oggi?
Essenzialmente operiamo in due aree, una prettamente marista e l’altra legata alla pastorale diocesana. La prima è rappresentata dal mantenere e rilanciare il “Centro culturale marista” dove si sviluppano una serie di attività pomeridiane per i bambini e ragazzi del quartiere: sport come il calcio e il baseball (un must, a Cuba), corsi di chitarra, di teatro e danza, ed un gruppo che si dedica alla produzione di semplici manufatti artigianali.
Purtroppo, la situazione economica attuale di Cuba non aiuta affatto, generalmente abbiamo l’elettricità per una media di 5/6 ore al giorno, e per la legge di Murphy soprattutto … di notte, e questo limita molto le nostre disponibilità.
Per questo i mezzi tecnologici non possono essere di particolare aiuto, qualsiasi materiale interessante per migliorare l’esperienza dei ragazzi è difficile da reperire. Inoltre, la scuola statale non ha un orario di chiusura preciso, per cui a volte i ragazzi arrivano con molto ritardo perché hanno avuto ore extra di insegnamento! Questa estrema fluidità di presenze rende difficile il rapporto continuato con i ragazzi, ma nonostante le difficoltà il nostro Centro resta comunque un punto di riferimento nel quartiere.

E sul versante pastorale, della missione marista?
Tutta la comunità è impegnata nelle parrocchie dei tre quartieri vicini alla nostra residenza. Rientra nel nostro progetto comunitario. La presenza del Fratello si svolge la mattina e prevede, settimanalmente, una messa feriale oltre a quella domenicale, un’ora di adorazione del Santissimo, la celebrazione della Parola e, nel periodo quaresimale, la Via Crucis. Cerchiamo di essere presenti e di animare questi momenti ai quali partecipano soprattutto piccoli gruppi di donne, ormai di età avanzata, ma che hanno il grande merito di avere resistito in questi 60 alla Rivoluzione comunista, mantenendo la propria fede, anche a scapito del lavoro. Purtroppo, manca totalmente, o quasi, la presenza dei giovani e delle persone di media età, sempre dovuto al sistema comunista che non prevede alcun tipo di formazione religiosa nell’iter educativo del popolo.

E per finire, come valuti l’esperienza marista che hai vissuto?
Il nostro, qui a Cuba, è un apostolato marista basato soprattutto sulla presenza e sull’ascolto di piccoli e grandi che incontriamo nei diversi ambiti; una missione che non spicca per le sue grandi e molteplici attività, che non prevede grandi numeri di partecipanti, bensì simile a tantissime altre realtà religiose che fanno parte di una Chiesa piuttosto tradizionale, umile e dedita ad un “piccolo gregge”, ma profondamente fedele. A Cuba si può fare oggi un’esperienza di solidarietà nel segno della semplicità e dell’umiltà, con uno stile e parametri molto diversi da quelli europei, ma sostenuta da una vigorosa e austera vita comunitaria, alimentata dalla preghiera, dall’aiuto vicendevole e dalla speranza che il piccolo seme gettato in terra certamente un giorno potrà fiorire e portare frutto.