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Continua a fiorire la vita marista a Cuba

Continua a fiorire la vita marista a Cuba

Dove ci eravamo lasciati con fr. Marco? Dopo l’articolo dello scorso novembre, per lui era iniziato un nuovo periodo. Inizialmente come giramondo, con una prima tappa in Gran Bretagna,
per poi raggiungere una destinazione inconsueta: Cuba.
Nell’isola la presenza marista è per lo meno complicata. I fratelli erano già presenti prima della rivolta di Fidel Castro (che tra l’altro si è formato anche nelle scuole cattoliche…), poi con il nuovo regime una chiusura pressoché totale e quindi, dopo il riallacciarsi delle relazioni con il Vaticano (come non ricordare il famoso viaggio di Giovanni Paolo II a Cuba nel 1998) un rientro graduale, ma solo per svolgere attività solidali, non più legate all’insegnamento formale e diretto.
Marco si è recato da febbraio a giugno in quest’isola, vivendo presso la piccola comunità di Cienfuegos.

Ne abbiamo approfittato così per una nuova intervista, sulla base di questa fresca esperienza.

Le tue prime impressioni appena arrivato a Cuba
Sono passati più di 60 anni dalla famosa rivoluzione di Fidel Castro; quegli eventi gloriosi della Rivoluzione sono diventati miti anche della nostra cultura, purtroppo il popolo cubano si mostra sempre più dipendente dagli aiuti russi, cinesi e turchi che speso sono elargiti a singhiozzo e non sempre sono sufficienti per le necessità reali della gente. Il Comandante supremo, il Generalissimo Fidel Castro, ormai defunto da tempo, negli anni novanta, aveva “profetizzato” al suo popolo che ci sarebbe stato “un periodo speciale” da superare con lo sforzo di tutti. Peccato che quel momento speciale, sia diventato oggi la norma che condiziona costantemente, ormai da tre decenni, le scelte quotidiane dei cubani.

Quindi al di là degli stereotipi e del mito (“hasta la victoria siempre” diceva il Che) cosa hai compreso della realtà cubana?
Qualche esempio: il salario mensile medio si aggira sui 3.500 pesos cubani – al cambio ufficiale ci vogliono circa 160 ps per 1 dollaro, mentre al mercato nerosi arriva di solito ai 360 ps per 1 dollaro, significa che il peso ha un potere di acquisto davvero limitato. In concreto: 1 bottiglia di olio può arrivare a costare 1.600 ps; 1 uovo 92 ps; un cespo di insalata 150 ps; un ananas di dimensioni normali arriva a 300 ps. (e a Cuba gli ananas crescono facilmente…) e così via dicendo. Girando per il mercato colpiscono anche le dimensioni degli ortaggi, trovi cipolle e aglio in formato mini per mancanza di concime e per la fretta di vendere da parte dei “commercianti particolari” (difficile trovare veri negozi!). Per vivere dignitosamente a Cuba, una famiglia media ha bisogno di almeno 30.000 pesos mensili: quasi la metà proviene direttamente da un familiare che vive all’estero (Stati Uniti, Messico, Spagna) gli altri 15.000 pesos provengono dai molteplici lavori che consentono loro di sopravvivere.
Non esistono negozi, non trovi nessuna insegna esterna, bisogna sapere che una determinata casa, che si affaccia sulla strada, vende frutta e verdura, carne e formaggio e magari qualche articolo per la pulizia della casa… Si tratta dei “commercianti particolari” che, probabilmente, rivendono prodotti rubati alla misera produzione nazionale guadagnando così qualche centinaio di pesos. Eppure, in barba al tanto deprecato “embargo americano”, vi sono alcuni negozi, con spazi ampi, che vengono sistematicamente approvvigionati con prodotti provenienti direttamente dagli Stati Uniti, ad esempio il pollo, ma venduti rigorosamente e solamente in dollari, a cifre proibitive, riservati a coloro che se lo possono permettere, non certo alla maggioranza dei cubani!

Dove hai vissuta la tua esperienza cubana?
La mia esperienza di solidarietà si è svolta nella città di Cienfuegos, un centro di circa 140.000 anime che si affaccia sulla baia omonima, nella zona centro-occidentale dell’isola. La piccola comunità marista è situata nel quartiere “Buenavista”, una zona periferica e abitata soprattutto da famiglie povere, con pochi mezzi e con infrastrutture particolarmente ridotte. Durante la mia permanenza eravamo 3 Fratelli: con me c’erano Luis Elosegui, che vive qui già da 2 anni, Hipòlito Pérez (che è stato provinciale del Centro America)
La comunità appartiene alla Provincia marista dell’America Centrale formata da: Guatemala, El Salvador, Nicaragua, Honduras, Costa Rica, Puerto Rico e Cuba. Interessante ricordare che i maristi sono arrivati a Cuba nel 1903, e qui sono cresciuti molto, fino a contare più di 200 Fratelli, gestendo una quindicina di scuole, alcune davvero imponenti, in almeno 6 città dell’isola.

Con la rivoluzione che cosa è successo ai fratelli maristi?
Dopo la Rivoluzione del 1959, ed in seguito al decreto sull’Educazione del 1961, i Fratelli sono costretti ad abbandonare Cuba: questa piccola diaspora ha favorito la presenza marista in numerose realtà del centro America.
Vengono espropriate tutte le scuole per metterle al servizio dello Stato: unico garante dell’educazione. A tutt’oggi si possono vedere dall’esterno gli edifici che una volta appartenevano ai Fratelli e che tuttora ospitano scuole statali; a Cienfuegos ce ne sono ben tre e purtroppo si nota la assoluta mancanza di manutenzione, con i relativi rischi per gli alunni…
I Fratelli sono ritornati sull’isola nel 2003, ma senza rientrare nel sistema educativo, sono impegnati nel campo sociale e in quello catechetico in collaborazione con la diocesi. La conferenza episcopale è l’unico ente religioso riconosciuto sul territorio, l’unico che possa determinare il numero di presenze di religiosi/e tollerate a Cuba.

In che attività ti sei inserito? Cosa fa una comunità marista a Cuba, oggi?
Essenzialmente operiamo in due aree, una prettamente marista e l’altra legata alla pastorale diocesana. La prima è rappresentata dal mantenere e rilanciare il “Centro culturale marista” dove si sviluppano una serie di attività pomeridiane per i bambini e ragazzi del quartiere: sport come il calcio e il baseball (un must, a Cuba), corsi di chitarra, di teatro e danza, ed un gruppo che si dedica alla produzione di semplici manufatti artigianali.
Purtroppo, la situazione economica attuale di Cuba non aiuta affatto, generalmente abbiamo l’elettricità per una media di 5/6 ore al giorno, e per la legge di Murphy soprattutto … di notte, e questo limita molto le nostre disponibilità.
Per questo i mezzi tecnologici non possono essere di particolare aiuto, qualsiasi materiale interessante per migliorare l’esperienza dei ragazzi è difficile da reperire. Inoltre, la scuola statale non ha un orario di chiusura preciso, per cui a volte i ragazzi arrivano con molto ritardo perché hanno avuto ore extra di insegnamento! Questa estrema fluidità di presenze rende difficile il rapporto continuato con i ragazzi, ma nonostante le difficoltà il nostro Centro resta comunque un punto di riferimento nel quartiere.

E sul versante pastorale, della missione marista?
Tutta la comunità è impegnata nelle parrocchie dei tre quartieri vicini alla nostra residenza. Rientra nel nostro progetto comunitario. La presenza del Fratello si svolge la mattina e prevede, settimanalmente, una messa feriale oltre a quella domenicale, un’ora di adorazione del Santissimo, la celebrazione della Parola e, nel periodo quaresimale, la Via Crucis. Cerchiamo di essere presenti e di animare questi momenti ai quali partecipano soprattutto piccoli gruppi di donne, ormai di età avanzata, ma che hanno il grande merito di avere resistito in questi 60 alla Rivoluzione comunista, mantenendo la propria fede, anche a scapito del lavoro. Purtroppo, manca totalmente, o quasi, la presenza dei giovani e delle persone di media età, sempre dovuto al sistema comunista che non prevede alcun tipo di formazione religiosa nell’iter educativo del popolo.

E per finire, come valuti l’esperienza marista che hai vissuto?
Il nostro, qui a Cuba, è un apostolato marista basato soprattutto sulla presenza e sull’ascolto di piccoli e grandi che incontriamo nei diversi ambiti; una missione che non spicca per le sue grandi e molteplici attività, che non prevede grandi numeri di partecipanti, bensì simile a tantissime altre realtà religiose che fanno parte di una Chiesa piuttosto tradizionale, umile e dedita ad un “piccolo gregge”, ma profondamente fedele. A Cuba si può fare oggi un’esperienza di solidarietà nel segno della semplicità e dell’umiltà, con uno stile e parametri molto diversi da quelli europei, ma sostenuta da una vigorosa e austera vita comunitaria, alimentata dalla preghiera, dall’aiuto vicendevole e dalla speranza che il piccolo seme gettato in terra certamente un giorno potrà fiorire e portare frutto.

Ricordando le parole di papa Francesco

Ricordando le parole di papa Francesco

IN RICORDO DI PAPA FRANCESCO
Una bella sorpresa quella che ci ha fatto fr. Onorino qualche settimana fa.

Ha voluto ringraziare il Signore per il dono di Papa Francesco alla Chiesa e al mondo presentandoci e regalandoci il suo libro “Preghiamo con Papa Francesco”.

Riprendendo alcuni scritti del Papa li ha trasformati in preghiera, in “salmi per il nostro tempo”, sulla scia del classico libro di M. Quoist.
I temi sono vari ed hanno tutti origine da significativi passaggi che papa Francesco ha regalato alla Chiesa, contenuti nei suoi documenti.

Le cento pagine di cui si compone il libro offrono pertanto abbondanti spunti di preghiera.

Sì perché, ci ha spiegato Onorino, “questo non è un libro da leggere, serve per pregare e meditare”.

Grazie Onorino

Cliccando qui è possibile leggere e prelevare il testo in pdf
“Preghiamo con Papa Francesco”

Viaggiando con fr. Marco

Viaggiando con fr. Marco

Questo potrebbe sembrare un pezzo da dedicare a uno dei tanti youtube-travellers, gente che molla tutto e si mette a girare per il nostro piccolo mondo, ma l’itinerario che fr. Marco Cianca sta percorrendo quest’anno, ci sembrava interessante, così da accompagnarlo un po’, scoprire insieme a lui qualcosa di nuovo e di interessante.
Dopo tanti anni di impegno come direttore didattico e preside a Cesano Maderno (dal 2013 fino a …pochi mesi fa), adesso sta vivendo un anno di stacco competo dal solito tran tran.

E proprio dalla Capitale parte la sua avventura, visto che ci tiene a ribadire le sue radici romane, non solo, ma anche di ex-alunno del San Leone Magno a pieno titolo, avendolo frequentato dalle elementari alle medie, perchè poi ha iniziato a seguire più da vicino la proposta marista, inserendosi nel probandato di Velletri e poi con il Noviziato, nei mitici anni 70. E dopo, come fr. Marco, ha conosciuto praticamente tutte le realtà scolastiche mariste d’Italia, da Giugliano a Genova, da Roma a Cesano, sia come maestro, poi come prof d’inglese e come animatore della pastorale. Pochi anni dopo il grande Giubileo del 2000 si è lanciato con una bella dose di coraggiosa incoscienza, a condivivere per diversi anni in un barrio gitano (senti come suona meglio di campo nomadi…) di Murcia, come membro della comunità marista di Alcantarilla, impegnato nel lavoro formativo e nel supporto sociale ai tanti zingari del quartiere e della zona.

Per quest’anno sarà “battitore libero”, svincolato da impegni standard, ci è sembrato quindi un’occasione propizia per fargli un paio di domande (adesso il tempo per rispondere può trovarlo) e sentire direttamente da lui sua esperienza. Allora, via con l’intervista.

Hai trascorso gli ultimi 9 anni come dirigente scolastico a Cesano Maderno, inizialmente come Direttore Didattico della scuola primaria di Binzago e poi della scuola media Fratelli Maristi; che “tesoro” di esperienza ti porti dietro da questo intenso periodo?

Con i bambini di Binzago nel cortile della scuola media di Cesano

Il progetto che era alla base dell’esperienza a Cesano Maderno, da quando i Fratelli hanno preso in gestione la scuola Primaria del quartiere di Binzago, era davvero interessante sia da un punto di vista didattico che di presenza all’interno del tessuto brianzolo nel quale si trova l’opera. In particolare, il progetto si era arricchito ulteriormente grazie alla gestione didattica anche della scuola dell’Infanzia parrocchiale in due diverse sedi che coinvolgeva più di 200 bambini. Una famiglia che viveva a Cesano Maderno, secondo questo progetto educativo, poteva contare su un’educazione cristiana, con una sfumatura importante nell’ambito del carisma marista, professionalmente valida ed aggiornata sulle ultime indicazioni didattiche secondo i diversi cicli scolastici. Inoltre, il cambio di sede geografica, all’interno della cittadina brianzola, costituiva un ulteriore attrattiva per lo studente che non era costretto a vivere la propria esperienza scolastica nello stesso ambiente fisico.
Alla luce di quanto detto, mi porto volentieri dietro la percezione di una popolazione che ancora dà molta importanza all’educazione dei propri figli, tanto da voler investire economicamente ed emotivamente in maniera determinante. In particolare, i ragazzi con i quali ho avuto il piacere di entrare in contatto hanno, nella grandissima parte dei casi, dimostrato sensibilità e serietà nell’ambito scolastico, pastorale e solidario che la scuola ha sempre proposto. Il quadro viene infine completato da un Collegio Docenti che, soprattutto nel ciclo scolastico della scuola Media, ha saputo rinnovarsi e rinnovare la didattica andando incontro alle vere necessità dei propri alunni e riscuotendo una significativa risposta da parte delle famiglie, che hanno confermato la fiducia alla scuola garantendo per le iscrizioni il “tutto esaurito” fino alla massima capienza della struttura, persino con un largo anticipo.

Dopo tanti anni, vissuti nell’ambito scolastico e in particolare nel contesto italiano, quali considerazioni e valutazioni puoi dare di questo impegno e della necessità, come istituzione marista, di continuare ad impegnarsi nel settore scolastico?

All’interno del territorio italiano, da una parte ormai i servizi scolastici ed educativi, da parte dello Stato, raggiungono in maniera capillare i bisogni della popolazione, per cui sembra anacronistica la nostra presenza quale congregazione religiosa; dall’altra, si nota una situazione con molte variabili e tante difficoltà oggettive quali le varie e numerose disabilità fisiche e di apprendimento nella stessa classe, la presenza massiccia di alunni stranieri, che fatica enormemente a raggiungere i propri obiettivi educativi, per cui la qualità della preparazione degli alunni si rivela spesso al di sotto delle legittime aspettative.
La parità scolastica purtroppo ancora oggi, in Italia, è solo sulla carta e non si è materializzata nell’ambito economico sollevando le famiglie dal pagare rette sempre più consistenti.

Risulta quindi difficile, anche per noi Fratelli Maristi, essere fedeli al carisma del nostro Fondatore che rivolgeva le sue attenzioni educative ai ragazzi delle campagne e ai più bisognosi. Ritengo quindi fondamentale continuare nella nostra opera educativa, anche se sarebbero necessarie condizioni più equilibrate con la scuola statale, puntando soprattutto a creare un ambiente nel quale i nostri alunni possano crescere e sviluppare sensibilità e abilità al di fuori dell’ambito strettamente scolastico e quindi professionale per il loro domani. La pastorale e la solidarietà giocano un ruolo decisivo in questo e fanno davvero la differenza nella crescita integrale della persona. Ricordo, infine, che negli Stati Uniti, nazione alla quale spesso rivolgiamo il nostro sguardo, dopo gli studi universitari, sono molti i giovani che dedicano un anno intero alla solidarietà in qualità di volontari: un dettaglio del loro curriculum particolarmente valorizzato nella società americana!

Da buon marista il concetto di “pensionamento” non va considerato come uno spartiacque, ma giunto a questa tappa apparentemente significativa, come pensi di continuare il tuo percorso di persona e di fratello marista?

In questi ultimi mesi, trovandomi in differenti comunità di Fratelli, è venuto a galla il discorso del “pensionamento” visto che ormai ho valicato la soglia dei 65 anni! Sono il primo ad affermare che, grazie a Dio, in futuro potrò ancora dare molto agli altri, come tanti altri Fratelli della mia stessa età o più grandi! Al momento sto vivendo un anno sabbatico, concessomi dalla Provincia, con la prospettiva di esplorare realtà completamente diverse da quelle in cui ho vissuto finora, sia per area geografica che per la missione che compiono: un ulteriore bagaglio culturale e sociale che arricchirà senza dubbio l’attuale percezione di missione nell’ambito marista. Lascio, quindi, al prossimo anno scolastico la scelta di come continuare il mio percorso quale persona e Fratello marista, sempre in accordo con la Provincia alla quale appartengo.

Hai avuto di recente l’opportunità di vivere un intenso momento formativo in Brasile, ci puoi raccontare questa esperienza, qualche momento significativo… Hai toccato con mano la presenza dei maristi in Brasile, che è abbastanza diversa dal contesto europeo e soprattutto italiano; che impressione ne hai tratto e quali aspetti hai apprezzato di più.
All’interno di questo anno sabbatico, come accennavo prima, si situa l’esperienza in Brasile. Un periodo di circa 15 giorni che ha rappresentato una tappa obbligatoria e presenziale per concludere il corso sulla leadership marista iniziato on-line nel marzo scorso. L’obiettivo principale di questo periodo presenziale a Porto Alegre, presso l’università marista (Pontificia Università Cattolica Rio Grande del Sur – PUCRS) è stato quello di riassumere e confermare una serie di contenuti sul tema principale della “Leadership” attraverso momenti formativi, dati dagli stessi professori dell’Università che ci hanno seguito nelle lezioni on-line, e da una serie di esperienze realizzatesi all’interno e fuori del campus universitario.

Le giornate sono state tutte molto intense, a volte forse anche troppo, per la semplice ragione che c’è davvero una quantità impressionante di opportunità educative e sociali. La parte tecnologica dell’università è un fiore all’occhiello del campus, vi sono circa 300 imprese che hanno un contratto con l’università con l’obiettivo della ricerca, tra le quali Google e molte altre significative in Brasile.

Abbiamo visitato quattro o cinque scuole mariste, ma una in particolare, “Ipanema”, ci ha meravigliato per la qualità della struttura e dei singoli ambienti dettati da una concezione moderna ed efficace che richiama l’italiana “Reggio Children”. Infine, la visita alla struttura sociale “Cesmar”, nei pressi di Porto Alegre, ci ha impressionato per la sua grandezza e complessità, dato che coinvolge più di mille alunni provenienti da famiglie bisognose o in difficoltà.

La presenza marista in Brasile, per quel poco che ho visto, è fortemente consistente; le opere visitate sono di grande impatto, soprattutto la stessa università PUCRS che conta 70.000 alunni ed ettari di costruzioni! Senza dubbio, l’aspetto che più mi ha colpito e che ho potuto apprezzare è la visione profetica dei Fratelli che hanno avuto responsabilità importanti nel passato ed hanno saputo investire in maniera massiccia e senza timore, i cui frutti oggi possiamo vedere ed ammirare nelle opere attuali.

Altri aspetti che ho apprezzato molto, la coesione ed il senso di appartenenza all’Istituto dei Fratelli e dei laici, la presenza di Fratelli giovani, la massima attenzione avuta nei confronti del gruppo sia al momento dell’accoglienza come durante tutto il corso presenziale… un vero regalo.

A Lavalla, condividendo la stessa mensa, fratelli e laici (luglio 2017)

E parlando ancora del mondo marista, che sempre più si arricchisce della presenza dei laici, come stai vivendo questo graduale passaggio di consegne? Quali timori e desideri nutri al proposito?
Il tema della presenza laicale nelle nostre scuole credo che vada sempre più in una direzione ormai scontata: una “Famiglia globale”. Personalmente lo vivo come una ricchezza ulteriore dell’Istituto, una risposta coerente alle indicazioni della Chiesa, dal Concilio Vaticano II in poi, e alla situazione attuale del mondo cristiano di fronte alle sfide educative contemporanee.

Sul lago Maggiore, estate 2024

La tua formazione iniziale riguardava l’ambito linguistico, l’inglese è sempre stato il tuo “piatto forte”, dall’università alle esperienze negli States; quali vantaggi e quali aspetti utili hai potuto sperimentare nel corso della tua attività?
L’esperienza di apprendere una o più lingue ha fatto parte della mia vita in maniera abbastanza costante. Il fatto di dover viaggiare, sforzarsi di parlare una lingua differente dalla materna, di dover entrare negli usi e costumi di un popolo nuovo, non solo è affascinante, ma apre gli orizzonti personali e perfeziona l’abilità di comprendere l’altra persona.

E’ implicito che migliorare le proprie abilità linguistiche ha poi un riflesso non indifferente su tanti aspetti della vita quotidiana, per cui è importante saper coltivare e mantenere quanto appreso una volta rientrato in patria.

Stai vivendo un periodo di recyclage formativo, quali spunti e contenuti ti piacerebbe affrontare in questa nuova tappa della tua vita?
I contenuti di quest’anno sabbatico, in accordo con il Fratello provinciale, sono andati evolvendo nel tempo. In un primo tempo, dopo l’esperienza in Brasile, sarei dovuto partire per Aleppo – Siria; ciò non è stato possibile per motivi che tutti possono comprendere. Di conseguenza, ho potuto anticipare un breve periodo ad Oxford, in una comunità dei Fratelli de La Salle, con l’obiettivo di rituffarmi nella cultura inglese e riappropriarmi di quanto tenuto a riposo in questi ultimi anni.

Vivere un’esperienza di solidarietà in un ambiente diverso da quanto ci offre l’Europa, è uno degli obiettivi che mi sono prefissato fin dall’inizio. A seguito dei contatti avuti con chi di dovere, attualmente sono in attesa di ottenere un visto per andare a Cuba, dal prossimo febbraio fino a giugno 2025 con la speranza di non incontrare ulteriori difficoltà. Ringrazio il vicario generale Luis Carlos Gutierrez e il Provinciale dell’America Centrale Juan Carlos Bolanos Viscarra che sono stati determinanti per sostituire in corsa l’esperienza in Siria con quella a Cuba.

Allora, carissimo Marco, in bocca al lupo per tutto quanto e buon proseguimento di avventura.