La Befana va da Buzzi…

6 gennaio… un tempo si ripeteva il ritornello:
La Befana vien di notte / con le scarpe tutte rotte…“.
Noi del CIAO abbiamo cambiato un po’ gli orari e anche l’abbigliamento. Abbiamo preso una splendida “befana”, con l’ultimo modello di scopa (la Nimbus2000 ci fa un baffo!) e persino con il gilet di sicurezza e il casco di protezione. Cosa volete di più…

Ma cosa c’entra la Befana con il CIAO? Semplicissimo, siamo stati invitati dalla ditta Buzzi Unicem, nella sua sede di Augusta, per animare la festa dell’Epifania con i loro dipendenti. E siamo particolarmente contenti perché presso questa ditta, che dalle nostre impressioni ci è sembrata veramente attenta non solo agli aspetti industriali ma a quelli umani e personali, uno dei nostri amici migranti sta svolgendo un positivo lavoro come tirocinante e si sta trovando veramente bene. Così la festa aveva anche per noi un po’ il sapore di famiglia.

Con la nostra “esperienza” (ed eravamo freschi freschi di campo invernale, anzi, avevamo portato con noi due delle nostre future animatrici più assidue) abbiamo cominciato ad accogliere i bambini, dai 2 anni in su (che bella sfida!) e abbiamo iniziato a fare dei canti, dei bans, a giocare un po’ insieme e poi a disegnare la nostra Befana, anzi a realizzarla in carta e colla.

Ci siamo divertivi veramente tanto insieme a loro, c’erano persino le mamme che cercavano di chiamarli per andare a mangiare una pizzetta, un po’ di dolci, il panettone, ma loro imperterriti continuavano a tagliare fili, cartoncini, giocare con la colla (dovresti vederli i piccolini di 3 anni con le loro splendide manine tra fili di lana e spalmate di coccoina!)

Intanto Rosa ha potuto presentare rapidamente al gruppo dei dirigentei, ai dipendenti e ai loro familiari, che cosa facciamo al CIAO e anche il nostro amico Komara ha detto due parole, emozionatissimo di parlare nella “sua” ditta. Ci sembra un bel passo verso una integrazione concreta.

L’attività è durata tutta la mattinata e quando siamo ripartiti, contenti, la Befana era lì che ci salutava col suo bel sacchetto di cemento a farla resistere al vento che si stava alzando.

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