Un cerchio di pace

19/03 – La sabbia che attutisce i passi, il semplice vociare di un gruppo di amici, un’improvvisato cerchio sulla spiaggia dell’Arenella, mentre intorno i primi vacanzieri si lasciano accarezzare da un sole ancora timido e da un venticello che lascia il segno.

Il semplice incontro organizzato per domenica mattina, in ricordo delle vittime del naufragio di Cutro ha riunito un folto gruppo di persone, riunite insieme dal tam tam delle chat solidali che animano Siracusa; qualche associazione, piccole comunità religiose, semplici persone di buona volontà, tutti in cerchio per evidenziare la partecipazione comune senza ordini o gerarchie particolari.
Piccola ma significativa la presenza di migranti del nostro territorio, anche loro, come tutti, inseriti in questo cerchio di relazioni umane.

Bello vedere che ogni volto ne cercava un altro, un sorriso, un saluto, segni di appartenenza e di riscatto.

L’idea era sgorgata in sintonia con altre celebrazioni simili (ad es. a Sampieri, dove si continua a fare memoria di sbarchi finiti in tragedia) e da quell’inquietudine che muove le persone a non lasciare che il silenzio sia l’unica risposta a tragedie simili.

L’incontro si è dipanato tranquillamente, ritmato dal gong squillante che ritmava il passo degli interventi dei singoli; semplici voci che hanno ricordato le vittime, le note struggenti di un canto antico, il risveglio delle coscienze, brani di poesie e di preghiera, piccoli simboli, parole e fiori, nel rispetto di ciascuna fede e credenza, con il desiderio di trasformare l’inquietudine in riflessione e azione.

Piccoli segni che non cambieranno di certo la storia o le intenzioni di chi decide e stabilisce la necessità di interventi a più alto livello, ma che sicuramente cambiano la percezione e l’impegno di chi vi partecipa. Perché la storia si fa sempre a partire dai nostri piccoli passi, che solo insieme possono cambiare le cose.

E mentre si stava insieme nella riflessione, nel silenzio e nella fratellanza, ad Augusta avveniva l’ennesimo sbarco e nel pomeriggio altro trasferimento di minori da distribuire nelle strutture locali.

Tra tutti i partecipanti, la convinzione che gestire questo fenomeno, in costante aumento, si può fare, in modo differente, restando umani.

Nell’album fotografico alcuni ricordi di questa significativa preghiera laica di domenica mattina.

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