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A tu per tu con l’esperienza: fr. Georges Hakim

A tu per tu con l’esperienza: fr. Georges Hakim

Queste riflessioni nascono dopo una bella chiacchierata con fr. Georges Hakim, un fresco marista di 74 anni, praticamente da sempre in Siria, attualmente una delle colonne portanti della comunità di Aleppo e dei “maristi blu”, il tutto sotto i freschi portici della casa marista di Faraya, sui monti del Libano (e in linea d’aria siamo poco distanti dalla Siria), dove ci siamo ritrovati insieme in occasione di alcuni giorni di ritiro e riflessione in comune.

Spesso abbiamo dei tesori sottomano ma poi andiamo a cercare le soluzioni e gli aggiornamenti altrove; fatichiamo ad apprezzare l’erba di casa nostra. Ma sapendo che fr. Georges da anni vive nella difficile realtà di Aleppo mi ha fatto piacere fare con lui una piccola chiacchierata (non nella sua lingua, l’arabo, mi accontento del francese) per conoscere meglio non tanto la realtà siriana, già ben nota per i tanti resoconti fatti ad es. dal fr. Georges Sabe, ma l’atteggiamento con il quale lui, personalmente, vive questa dimensione vitale in relazione alla forte presenza di musulmani che ci sono in Siria. Abbiamo degli esempi luminosi di apertura e convivenza con l’Islam, mi sembra un’occasione speciale da non perdere!
Personalmente non conosco ancora bene il panorama italiano, esperienze di dialogo e confronto ci sono, ma mi sembrano ancora tanto embrionali e dettate più dalla ricerca volontaria che dalla realtà concreta dei fatti. La vita ha sempre qualcosa in più da insegnarci rispetto alla teoria.
Così ho iniziato chiedendogli semplicemente su quali aspetti ed elementi fare attenzione quando si vive e si opera in mezzo alla realtà dell’Islam. Senza darmi riferimenti precisi, testi da leggere o procedure da seguire, mi ha semplicemente esposto la loro modalità di operare. Cercare di vivere gli atteggiamenti e i valori importanti del vangelo senza metterci sopra l’etichetta del “cristiano”, tutto qui. Loro operano soprattutto coi bambini, l’accoglienza, la benevolenza, l’aiuto alle famiglie in necessità sono il loro pane quotidiano, e cercano di farlo bene, come va fatto (i maristi direbbero “senza chiasso”).

Mi diceva che ogni tanto qualche musulmano se ne usciva con: “Ma siete così bravi e accoglienti in quello che fate che non potete non essere musulmani …”. Questo è già un bel traguardo. Ci sono ancora tanti pregiudizi e la vita insieme aiuta a smontare queste teorie, che spesso alimentano il fanatismo. Nonostante i mezzi e le occasioni, non ci si conosce molto tra di noi e anche i musulmani spesso associano ai cristiani i tante stereotipi, il fanatismo (e come non dargli torto…), l’aggressività, il dominio, la sete di conquista, la supremazia tecnologica; sotto la bandiera del “crociato” sono transitate molte tradizioni ed esempi ben poco cristiani.

Gli chiedo se ad Aleppo vivono dei momenti particolari di confronto, di approfondimento, di scambio su temi religiosi: non ne fanno, non stanno lavorando in questo senso, sono semplicemente al servizio dei piccoli, da bravi maristi… il dialogo passa attraverso l’impegno.
Gli chiedo se vivono anche dei momenti di preghiera insieme; per loro sarebbe molto facile, visto che si parla l’Arabo e quindi ogni preghiera diventa quasi ufficiale e non crea problemi particolari, perché per un musulmano è indispensabile usare l’arabo per la preghiera. Gli ho parlato delle nostre piccole esperienze con l’Albero, a Cesano, quando prima della merenda si dice una preghiera in arabo e poi una cristiana. Ma spesso nemmeno i musulmani italiani (quelli più giovani) capiscono cosa stanno recitando a memoria, visto che l’arabo non è poi così diffuso.
Mi ha consigliato di chiedere ai responsabili del progetto Fratelli se utilizzano qualche testo in proposito. Li vedremo tra qualche giorno. Ne potrò parlare.
E naturalmente, visto l’interesse, mi ha invitato a passare un po’ di giorni ad Aleppo. Ma, gli chiedo, non è difficile con la guerra ancora presente sul territorio? No, non è così difficile, basta muoversi per tempo, serve un Visa (non ci sono ambasciate siriane in Libano, in questo momento…). E poi ad Aleppo, considerando i 2 Giorgio già presenti (il mio interlocutore, Giorgio Akim, il responsabile, Giorgio Sabe), un altro Giorgio ci starebbe proprio bene… 🙂
Così ci si scambia, come al solito, il contatto con FB (toh, ce l’avevamo già, ma credo che alla sua bella età non sia così vitale infilarsi spesso nei labirinti di FB) e quello di Whatsapp, che invece maneggia molto bene, come tutti i nostri amici libanesi.
Proprio vero, quando ci sono necessità si aguzzano le abilità.

Per amore del nostro popolo

Per amore del nostro popolo

La situazione è tragicamente semplice: tra poco gli impianti di Acerra, il famoso termovalorizzatore, verranno chiusi per manutenzione e serve uno spazio temporaneo per depositare i rifiuti. Giugliano è uno dei territori più vicini, è enorme (quasi 100 kmq), ha spazio per tutti (Taverna del Re è un triste primato, un deposito di monnezza da guinness), ha già la fedina ecologica compromessa (la terra dei fuochi…), la Regione ha “logicamente” pensato di utilizzare questo comune come soluzione rapida per questo problema. Senza però fare i conti con la popolazione, che è già abbastanza stufa di essere considerata la pattumiera d’Italia. Le persone si sono mobilitate, tanti amici si stanno dando da fare, anche i preti del territorio si sono sbilanciati in questo senso (in particolare don Francesco Riccio), e hanno preparato questo documento, nel quale in tanti, noi maristi compresi, ci ritroviamo.
Il riscatto di un territorio così martoriato deve passare da questa presa di coscienza (anch’io sono stufo di godere di paesaggi come questo sottostante, la rampa di accesso di uno dei tanti svincoli stradali…), altrimenti resta soltanto la presa per …

Comunicato Stampa della Forania di Giugliano, Qualiano e Villaricca

I parroci dei comuni di Giugliano, Qualiano e Villaricca: esprimiamo forte preoccupazione per ipotesi di riapertura del sito di stoccaggio provvisorio di Cava Giuliani 

Noi parroci dei comuni di Giugliano, Qualiano e Villaricca esprimiamo forte preoccupazione per l’ipotesi di riaprire il sito di stoccaggio provvisorio di Cava Giuliani, nel territoro di Giugliano, in conseguenza della prossima fermata per manutenzione per 35 giorni del termovalorizzatore di Acerra. Pur consapevoli che in situazioni di emergenza, quale sarà purtroppo il periodo di stop di Acerra, è necessaria la collaborazione di tutti, riteniamo sbagliata e ingenerosa, la scelta proposta. Il sito scelto è stato da poco liberato dalle ecoballe retaggio di vecchie emergenze, così come da poco sono state messe in sicurezza alcune discariche “storiche” come la famosa Resit, realizzando anche dei parchi pubblici. 
Giugliano, martoriata per decenni dai rifiuti pubblici e da quelli camorristi, sta voltando pagina come dimostra il fortissimo aumento della raccolta differenziata. Giugliano non vuole tirarsi indietro ma non accetta di essere nuovamente la sporca soluzione di errori, ritardi, sottovalutazioni altrui. Come pastori di questa comunità sosteniamo quindi l’opposizione all’utilizzo di Cava Giuliani e chiediamo che siano percorse altre strade. Giugliano ha già pagato tanto e continua a pagare in termini di danni all’ambiente e alla salute. Ma il nostro non è un “no” sterile. 
Chiediamo, infatti, ai cittadini uno sforzo di impegno civile. Facciamo ancor più e meglio la raccolta differenziata, e le istituzioni la organizzino in modo ancora più efficace. Più rifiuti differenzieremo e meno ne dovranno finire nei siti di stoccaggio. Questo può e deve essere il nostro contributo. 
Infine chiediamo alla Regione e alla Citta metropolitana che finalmente si realizzino gli impianti che la Campania non ha. Solo così non correremo più rischi di nuove future emergenze. 
Infine, è nostra intenzione poter essere presenti alla conferenza dei servizi che si terrà il 25 luglio, per poter partecipare attivamente allo sviluppo di questa delicata fase, meglio comprendere le reali esigenze e apportare un nostro significativo contributo alla questione.

Non basta chiudere Internet

Non basta chiudere Internet

Quasi difficile recensire un libro nel quale traspaiono, in moltissime occasioni, commenti e idee personali dell’autore nel quale diventa facile (e logico) riconoscersi. Peccato che siano idee più legate al panorama politico nostrano che al mondo della rete vero e proprio. E forse è facile, per chi la rete la vive come strumento ormai vitale, sparare a zero su governanti attuali che stanno dando veramente un esempio misero di cultura e preparazione sui temi della rete (e numerosi paragrafi mettono alla berlina i vari M5S e Salvini e Trump senza nessun giro di parole!).
L’esperienza dell’autore e la sua conoscenza del mondo dell’informazione sono fuori dubbio, emergono considerazioni chiare di quanto la rete sia oggi uno strumento un po’ alla deriva e potenzialmente rischioso. Dal sogno quasi miracoloso dei primi pionieri, quando i campi di applicazione e le novità dilatavano giorno dopo giorno il “giocattolo” internet che ancora non aveva una forma precisa, si è arrivati ormai alla presenza ingombrante dei grandi protagonisti della rete, quelli che ci vivono e ci guadagnano sopra. L’autore indica i limiti e i rischi della presenza eccessiva di Google, FB, Apple, i social in genere che lucrano sui dati ma instillano e condizionano in modo preoccupante senza spesso darlo a vedere.


Le influenze sulle elezioni americane, il peso destabilizzante della Russia, la trasformazione delle persone da cittadini a clienti (o profili social), vengono presentati e rievocati in più parti. Si avverte il timore legato soprattutto alle scelte e ai cambiamenti che i grandi protagonisti della rete possono operare sul panorama politico (e già ne avvertiamo l’influenza); numerosi passi sembrano però digressioni contro il populismo e sovranismo avanzante, analisi sociologiche e considerazioni legate alla deriva attuale della politica, mentre ci si poteva aspettare una panoramica più precisa e serrata su come gli strumenti della rete oggi rischiano di influenzare negativamente la società, dalla formazione e diffusione delle fake news (con eventuali rimedi) ai meccanismi (subdoli) di analisi del comportamento degli utenti, dal fenomeno di wiki leaks al giornalismo che cerca di informare nonostante i comodi andazzi del retweet. Il discorso fila e l’autore si fa leggere in modo piacevole; il suo obiettivo è semplicemente quello di invocare e proporre alcune regole per un uso più sostenibile della rete (ma anche qui sembrano raccomandazioni un po’ sbrigative, relegate nelle ultime righe del testo).
Il titolo si rifa al pamphlet di J. Switft che nel ‘600 proponeva alla GB di risolvere il problema dei troppi piccoli irlandesi con la semplice proposta di …mangiarli nel momento migliore, dopo pochi mesi dalla nascita. Chiudere Internet ovviamente è una provocazione alla quale nessuno oggi potrebbe più credere (a parte le scelte coerenti di un utilizzo consapevole). Forse abbiamo più bisogno di corretta educazione e modelli alternativi che di tante regole (che arriveranno ma saranno, come il GDPR Europeo un tentativo incompleto e farraginoso di affermare la sovranità personale sui propri dati).

Metticela tutta, Sergio

Metticela tutta, Sergio

Spesso andiamo a cercare i personaggi nei luoghi più lontani, nelle esperienza più diverse e soprattutto al di fuori della nostra cerchia di persone note. Perché siamo inguaribili coltivatori dell’erba del vicino. Eppure, a guardare bene…

Oggi sono andato a trovare fr. Sergio nel buen retiro in cui si trova da alcuni mesi, l’ospedale Santa Corona di Pietra Ligure, unità spinale, per riprendersi da una forma piuttosto invadente e fastidiosa di mielite; è ancora in carrozzella e la fatica ad accettare questa situazione la si vede tutta. E meno male che scalpita :-).

Sono, anzi, siamo ormai abituati ad abbinare Sergio alla sua Tanzania, ai suoi mulini a vento che portano l’acqua alla missione di Masonga, alle sue mille attività per venire incontro alle tante esigenze di un centro educativo a pochi passi dal Lago Vittoria… alle frotte di bambini che in questo centro possono incontrare un futuro diverso. Ho persino perso il conto di quanti anni ha già passato in Africa (tanto poi gli chiederò di correggermi queste righe e mi aggiungerà i dettagli).

Se ritorno indietro di una… cinquantina d’anni, posso infilare una lunga serie di ricordi. E’ stato persino il mio prof di Applicazioni Tecniche a Mondovì (oggi fa più figo definirla “Tecnologia”) ma delle sue lezioni ricordo in particolare la campagna agricola per razionalizzare le coltivazioni dell’istituto; in soldoni, c’erano troppe piante di pero in campagna e bisognava sradicarne 1 ogni 2, quindi poca teoria e tanta pratica terra-terra, o ancora meglio: sotto-terra! Poi ci siamo trovati insieme ad insegnare a Genova e sfruttavo le sue notevoli capacità tecniche per le più astruse applicazioni, tipo i tavoli di sala computer, che abbiamo realizzato insieme (lui saldava i tubolari, io gli passavo i pezzi e contemplavo)… la scuola gli stava un po’ stretta e la sua scelta di andare in Africa sembrava un esito persino logico. Ogni tanto poi tornava in Italia per raccontare, tenere i contatti, invogliare…

E se penso che in questo momento ci sono 3-4 persone da Giugliano a dare una mano e che se ne stanno preparando altre per sostenere la missione marista in Tanzania, mi sa che il messaggio è proprio passato. Siamo chiamati a rendere un pizzico migliore il posto che la vita ci ha affidato, ciascuno con le capacità che possiede e che ha sviluppato: costruire pompe idrauliche, realizzare capannoni, gestire dispensari… a ognuno il suo e Sergio in queste cose ci sguazza con particolare abilità.

Adesso la sfida è quella di un recupero fisico. Mentre mi raccontava le tante cose (davvero tante) di questi ultimi mesi, ogni tanto mi parlava dei compagni di corsia, qualcuno conciato molto peggio e logicamente il pensiero va al tempo necessario per la riabilitazione. Qualche mese fa era praticamente bloccato, adesso le gambe iniziano a rispondere e ad obbedire, ma il percorso richiede pazienza e costanza. Prima di salutarlo sono arrivati altri 2 amici, da Cesano, per incontrarlo: due amici che ad agosto andranno a dare man forte agli altri volontari. Dimmi se non è già anche questo un movimento … Forza Sergio!

La pasionaria delle paritarie

La pasionaria delle paritarie

No, non si tratta di un refuso, qui non si parla di allergie alle parietarie. Semplicemente mi piace ricordare l’impegno e la costanza di una persona, sr. Anna Monia Alfieri, che da tempo, imperterrita, continua nella sua cocciuta e perseverante battaglia di libertà: stimolare le persone verso un dibattito più maturo e consapevole sul discorso della libertà di educazione. Praticamente un tabù, nella ‘liberissima’ Italia.

Il problema è semplicissimo: nella nostra arretrata italietta siamo ancora ai dibattiti e alle interpretazioni di quello che da quasi tutte le altre parti è ormai un dato di fatto: la libertà di scelta in campo educativo è ormai un dato acquisito. Non poter esercitare questo diritto ci pone ipso facto nelle retrovie della democrazia e della società civile (già, è vero, siamo in buona compagnia, con la Grecia!). Qualcuno sbandiera ancora la L. 62/2000 🙁

Il problema della scuola cattolica in Italia è ovviamente legato a doppia mandata con il tema ecclesiale. Una considerazione attenta ci ricorda che da sempre la Chiesa è stata in prima linea per esplorare situazioni di frontiera che poi lo Stato è andato a colmare: assistenza, salute, ospedali, orfanotrofi e poi la scuola. Quasi sempre la Chiesa ha dato l’esempio e poi è intervenuto, doverosamente, lo stato civile. Qualcuno potrebbe concludere che anche in questo campo la proposta cattolica ha fatto il suo tempo, ormai lo Stato è presente praticamente ovunque (ma se penso che a Sanremo, nel 2019-20 esisteranno ancora le pluriclassi. mi sorge qualche dubbio…). E’ in ballo il semplice tema della libertà: se ho una strada sola non mi venite a dire che posso scegliere… So bene che le scuole cattoliche sono in graduale rarefazione, ma oggi non si tratta più di congregazioni, suorine o frati; si tratta di un esercito di laici e di tantissimi alunni. Per le statistiche e i dati sono numerosi i siti di riferimenti, da quello della Cei (con il recente documento sulla scuola cattolica e la libertà mancata….), alla Fism (le materne), alla Fidae (scuole primarie, medie e superiori cattoliche), per giungere fino ai genitori, Age e Agesc). Chi cerca informazioni non fatica a trovarle!

Sr. Monia è implacabile; prima come responsabile Fidae delle scuole cattoliche lombarde, ora con la sua attività formativa in collaborazione con l’Univ. Cattolica. Dal suo sito continua a darsi da fare per stimolare un dibattito pubblico che spesso langue nelle sabbie della disinformazione e dei luoghi comuni. Proprio in questi giorni stavo dando un’occhiata ai suoi interventi, che raggiungono numerosi amici via Whatsapp; eccone una rapida carrellata, … (impressionante, vero?)

  • [12:45, 22/6/2019] Anna Monia Alfieri: Grazie se potete condividere http://www.lanuovabq.it/it/scuola-italia-la-classe-dove-tutti-bocciano-tutti
  • [08:01, 1/7/2019] “Tu non scegli l’educazione per tuo figlio, tu non puoi, tuo figlio te lo istruisco io, e te lo tolgo pure, perché io posso, sono il Potere Costituito”.
  • http://m.ilgiornale.it/news/2019/06/30/il-pluralismo-fa-bene-ma-il-monopolio-e-comodo-per-non-pensare/1718996/
  • Da condividere per favore…
  • [19:55, 3/7/2019] Carissimi, condivido con voi alcuni scatti di un incontro emozionante (soprattutto perché non programmato) e significativo. È stato un piacere e un onore incontrare la presidente del Senato Casellati, ….
  • [10:41, 7/7/2019] Grata del vostro contributo di riflessione e condivisione https://formiche.net/2019/07/scuola-fiduciosa-vento-sta-cambiando/
  • [10:29, 8/7/2019] LA FORZA DEL DIRITTO: IL SENATO RISPONDE 10/07/2019 – Un processo di continuità trasversale, “Modalità di garanzia del diritto art.30 Cost.”: