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Viaggio nei paesi baschi

Viaggio nei paesi baschi

Dal 28 aprile al primo maggio ho condiviso con un bel gruppetto di fratelli maristi della mia Provincia (la Mediterranea, che comprende il sud della Spagna, l’Italia, il Libano e la Siria) una gradevolissima “pausa” dalle normali attività quotidiane. Ci siamo ritrovati in 14 persone per un viaggio nei paesi baschi, per vivere alcuni giorni insieme e condividere momenti di fraternità.

Credo che ogni esperienza, in particolare ogni viaggio, possa arricchire cuore e mente, occhi e gambe, ampliando conoscenze, contatti, rapporti e radici. Mi piace così ricordare alcune di queste tappe:

L’itinerario, preparato da Pedro Sanchez e Serafin era veramente denso e stimolante; l’obiettivo “paesi baschi” era ovviamente da prendere in senso ampio, non ci siamo dedicati a dissertazioni, analisi socio-storiche sulle tematiche euskera (ci vorrebbe più tempo e dedizione), ma per me, questo primo contatto, anche solo una infarcitura, si è rivelato molto interessante.

28 abril, viernes: Madrid-Burgos-Vitoria
Il primo giorno è stato dedicato alla cattedrale di Burgos. Si tratta di un luogo impressionante, inserito in una cittadina che sembra quasi preludere, con le sue strade e i suoi vicoli dal sapore ancora medievale, all’impatto visivo con questo spettacolare pezzetto di infinito scagliato sulla terra. L’effetto dall’esterno è già notevole, ma è proprio entrandovi dentro che si coglie il senso maestoso di una cattedrale, un luogo che ti rapisce il cuore e ti consegna a qualcosa di assolutamente altro. Come giustificare questo anelito verso l’alto, verso l’incredibile e verso la perfezione? Solo le immagini e il passeggiare nella navata centrale, sostare davanti al coro, il retablo imponente, i rosoni luminosi… consentono di vivere a fondo questo spettacolo. La guida che ci ha accompagnato si è subito distinta per una parlantina convincente, una preparazione da manuale (sciorinava nomi date luoghi fatti ad una velocità ipersonica, ma pur sempre gradevole) e una capacità di focalizzare l’essenziale che ci è subito piaciuta. Sarà con noi anche nel giorno finale di san Domingo de Los Silos.

Ecco l’album fotografico sulla cattedrale di Burgos

Il secondo giorno, il 29, è stato dedicato per intero alla città di Vitoria-Gasteiz, le sue 2 cattedrali (quella antica e la più recente, intitolata a Santa Maria). Vitoria è una città moderna, discreta, persino poco conosciuta, nemmeno i miei compagni conoscevano in particolare questo luogo, che invece si è rivelato molto interessante. Nella mattinata abbiamo fatto un percorso ad anello fin verso il centro storico, ammirando l’ordine, l’organizzazione dei trasporti, il senso di tranquilla operosità. Siamo poi entrati nella cattedrale nuova, immersa in un giardino lussureggiante (con tutto l’umido che ti becchi nei paesi baschi questo è un effetto inevitabile), poi nel pomeriggio siamo entrati nel cuore della storia di questa città, la cattedrale antica. E’ tuttora in restauro ma invece del solito cartello “chiuso per lavori in corso”, spiccava un originale “aperto per lavori in corso”, perché la visita, in totale sicurezza, avviene proprio fianco a fianco con gli operai e il cantiere tuttora funzionante. Fa davvero impressione, entrati nelle navate, osservare l’angolo di scostamento di alcuni pilastri, le crepe evidenti e pericolose, gli interventi di consolidamento. Si visitano così 2 storie, quella antica del monumento e dei suoi problemi statici e quelle di un intervento imponente finalizzato al recupero. Curioso poi notare nel perimetro dei lavori la statua attualissma dello scritto inglese Ken Follet (sì, proprio quello dei Pilastri della terra) perché il sequel di questo romanzo è stato proprio ispirato da questa cattedrale. E lasciamo perdere la diatriba tra Follet e il nostro Umberto Eco; si tratta comunque di menti aperte che hanno contribuito ad un recupero forte del nostro passato. Poi dopo la visita negli stretti cunicoli della cattedrale, ci lasciamo disperdere nel suo gradevole centro storico; scopro anche, tra le altre cose, il centro di documentazione sul terrorismo e il separatismo legato all’Eta. Corrisponde ai nostri anni di piombo e con la Spagna condividiamo pagine di sangue che dovrebbero additarci strade migliori da seguire.

Terzo giorno, siamo ormai al 30 aprile: è domenica, con il nostro pulmino facciamo rotta verso il santuario di Arantzazu, in alta montagna; spettacolo gradevole ma quasi costantemente avvolto nella nebbia, anzi, da nuvole, umido e fresco, altro che primavera. Poi d’improvviso la roccia della montagna si trasforma in chiesa, pur conservando lo stesso colore, spessore e durezza. Un’architettura davvero insolita per un santuario mariano. Il superiore della comunità francescana che qui risiede da tempo, ci illustra piacevolmente questo luogo di silenzio, di preghiera e …di freddo! Una storia simile a quella condivisa da tanti santuari, legata al ritrovamento miracoloso di una piccola immagine di Maria, che diventa il fulcro di una devozione locale molto sentita. Il santuario è degli anni 60 e conserba una cifra stilistica molto compatta e coerente. La cripta è una mix tra una stazione della metro di Napoli e un bunker oscuro, ma ha il suo fascino e il suo messaggio. Quando poi si esce dalla chiesa le rupi che vi incombono sembrano continuare il ritmo della pietra. Davvero suggestivo.

Nel pomeriggio arriviamo fino a Bilbao; avremmo tempo per la visita dello spettacolare museo Guggenheim ma per un disguido pensiamo di avere tempo dalle 18 alle 20, invece il museo chiude alle 19 e mi ritrovo che sul più bello ho visitato a malapena la metà delle esposizioni… Ma l’occasione è buona per cercare scorci insoliti, architetture imprevedibili e curiosità varie. D’altra parte è anche questo uno degli scopi dell’arte… incuriosire. E qui ce n’è davvero per tutti i gusti.

Mettiamo insieme le immagini del santuario di Aranzatzu e di Bilbao


E per finire, nell’ultimo giorno gravitiamo nella zona di Burgos. In mattinata visitiamo un piccolo borgo, il paesino di Covarrubias, che si rivela uno scrigno di storia spagnola imprescindibile, cuore della monarchia, degli intrecci di potere e di famiglie antiche, il tutto riflesso puntualmente in quanto rimasto nel paesino, una torre, un luogo di passaggio strategico, un convento ricchissimo di opere e di storia. Poi a fine mattinata giungiamo fino al monastero benedettino di Santo Domingo de Silos, un luogo che richiama subito il canto gregoriano (che strano, in nessuno degli ambienti ne traspare l’eco, soprattutto nella grande chiesa, che vuota sembra non solo spoglia, ma fredda e solo austera); mi immaginavo un convento più maestoso, più staccato dal borgo, invece è proprio intrecciato nel paesino. So che da non molto è deceduto l’ultimo abate “storico” che tanto ha operato per il rilancio del convento e per il recupero di un dinamismo ecclesiale e sociale importante.

Anche in questo caso meglio affidarsi alle immagini di Covarrubias e Silos

A zonzo per Madrid

A zonzo per Madrid

Ho avuto l’occasione e la fortuna di poter dedicare un paio di giorni alla visita di Madrid. Senza impegni particolari, senza mete, senza fretta… Erano i giorni a cavallo del ponte del 25 aprile e in vista del primo maggio; dovevo partecipare ad un incontro con altri fratelli maristi spagnoli e nell’incastro di questi impegni, si sono liberati momenti davvero interessanti.

Non avevo fretta o tappe particolari, così me la sono presa comoda; una città si gusta bene anche senza dover organizzare tutto o stabilire a tavolino le cose da fare e vedere. Il museo senza mura e orari che la città stessa rappresenta vale la pena comunque di essere vissuta e assaporata.

All’inizio avevo davvero pensato di pianificare mete e itinerari; ma poi mi sono dedicato semplicemente a soddisfare alcune piccole curiosità, senza troppe pretese. Avevo sbirciato alcuni siti, fin troppo commerciali e infarciti di pubblicità, dato un’occhiata alle mappe della metro e dei treni della Renfe (Cercanias, un po’ come i treni della Nord a Milano, ma… molto meglio come possibilità di visita all’interno della città); ho poi trovato un sito molto interessante e simpatico, abbastanza aggiornato e in linea con il gusto tipico di noi italiani curiosi di vedere le cose principali. Si tratta di https://viaggioamadrid.it/ realizzato da Andrea Cuminatto, un blogger appassionato della Spagna. Le molte informazioni del suo sito sono state davvero preziose…

Avevo già visto Madrid in altre occasioni, ma ormai gli anni si sono depositati sui ricordi e può essere interessante osservare l’evoluzione di una città così cosmopolita e multiculturale. Se pensi che i famosi grattacieli chiamati le 4 torri li ho visti praticamente nascere e costruire, nel 2004 e adesso sono… 5, si può cogliereil cambiamento e la rapida mutazione dello skyline della città.

Il punto di partenza che volevo comunque visitare era presso la stazione ferroviaria di Atocha. Nel 2004 c’è stato il terribile attentato, il mercoledì 11. Ero all’Escorial quel mercoledì, M-11, e la notizia ha paralizzato il paese. Il giorno dopo mi sono recato presso la stazione, con degli amici, per partecipare al dolore di quei momenti. Una folla indescrivibile, un mare di candele accese. Da quella data ogni volta che sono passato a Madrid andavo a vedere questo luogo, per ricordare. Poco alla volta la distesa di lumini si è ridotta, concentrata, modificata…

Ed è questa la prima cosa che ho cercato, ma…. piccola delusione, ora esiste una sala della memoria, per ricordare questo tragico evento, sono passati quasi 20 anni; la sala ha il suo orario, vetrate trasparente da cui si coglie solo uno spazio vuoto. Sono arrivato che era chiusa e l’orario (10-16) non era certo il massimo. Ma le cose ora stanno così; nel paese dei ricordi è comunque diverso.
Un’altra piccola delusione mi ha preso guardando il grande giardino interno (quasi una serra) della stazione Atocha, un immenso spazio dove ricordavo piante lussureggianti, diffusori di umidità, tartarughe che si affacciavano dalle pozze d’acqua. In questi giorni (spero solo momentaneamente), sembra un po’ abbandonato, foglie piene di polvere ed effetto straniante. Niente di irreparabile, ma mi veniva voglia di cercare una gomma per innaffiare questo scrigno prezioso di piante…

Le altre tappe interessanti che ho potuto osservare in questi giorni sono:

Il parco del Retiro – quasi nel centro di Madrid si trova questo grande parco, circa 200 ettari di prati, alberi, spazi verdi, laghetti, scorci suggestivi… In origine era come al solito una residenza nobiliare, poi a fine 1800 è stato aperto al pubblico e ora è considerato uno dei principali polmoni verdi della città. Viene da pensare a Villa Ada, Villa Borghese a Roma, ma anche Villa Torlonia. Però in grande e con diversi palazzi interessanti sparsi su questo gradevolissimo manto verde. In particolare spiccano

  • il palazzo di Cristallo: una meraviglia in ferro battuto pitturato in bianco, con un effetto visivo davvero speciale. Entrando all’interno di questo grande spazio espositivo, in questi giorni perfettamente vuoto, ci si sente un po’ farfalle alla ricerca di fiori, uccellini al riparo, freddolosi al sicuro (perché il tepore si moltiplica davvero in fretta e in modo intenso!). Niente di più di una grande struttura di vetro e metallo, ma sembra un ricamo prezioso in mezzo al bosco.
  • il Palazzo Velasquez: questa invece è una struttura in mattoni, all’esterno molto ben curata, con numerosi spazi decorati a ceramiche artistiche, all’interno ospita spesso esposizioni e mostre, come quella di quadri astratti (non chiedetemi il nome dell’artista!) presente in questa primavera ’23.
  • C’è poi un grande laghetto, dove è possibile noleggiare canoe e barchette per un momento di relax e distensione fisica. Per tutto il parco è normale incontrare singoli e gruppetti impegnati in running, attività fisica di vario tipo, gruppi di yoga o di risveglio dolce; ma anche solo una passeggiata in questo ambiente è sufficiente per rimettersi in sintonia con la natura e con il proprio corpo.

Ecco una carrellata di foto di questo angolo verde di Madrid: il Parque del Retiro

  • il museo Navale: lungo il viale del Prado si concentrano diversi musei oltre a quello che dà il nome alla strada; forse il più piccolo è proprio questo dedicato alla storia navale della Spagna. Certo, a Madrid il mare non arriva, ma l’intreccio storico e sociale che i viaggi di esplorazione e tutto ciò che riguarda i viaggi via mare hanno lasciato in eredità alla capitale spagnola è davvero imponente. Nel museo ci sono diverse chicche ed è facile ritrovare quadri o documenti che hanno popolato il nostro immaginario e i nostri libri di storia, come l’iconico dipinto che ritrae Colombo nell’atto di sbarcare sul nuovo mondo. E’ presente anche la prima cartina che riporta le tracce dei primi viaggi di esplorazione fino al 1500, quando il resto dell’America era ancora fuori dal panorama…
  • l’altro grande museo presente nei dintorni è il Thyssen, lascito di un magnate dell’acciaio (questo nome lo troviamo spesso su ascensori ed altri manufatti attuali) che ha dato una dimora definitiva alla collezione raccolta a partire dagli anni 1950 in poi. Ci sono anche quadri più antichi (un Antonello da Messina, un Caravaggio, forse un inedito di Raffaello), ma il grosso della collezione è prettamente moderno, coprendo in pratica la miglior produzione degli ultimi due secoli. Sale molto spaziose e disposizione logica; a volte mette i brividi poter leggere anche solo le firme degli autori, ma l’effetto di perdersi in questo mare di colori e forme è suggestivo. Viene anche da pensare, comunque, che la vera casa delle opere d’arte non deve essere necessariamente un museo, come se fosse la loro unica collocazione… ma la nostra attuale narrazione sembra aver condensato in questi luoghi gli itinerari del bello e della fantasia.

Album fotografico sul museo Navale e il Thyssen

  • la cattedrale dell’Almudena (c’era troppa coda per visitare il Palazzo Reale), in effetti mi sarebbe piaciuto visitare il Palazzo ma arrivato nella piazza che si trova tra la cattedrale e l’ingresso, la coda era già chilometrica, comportava sicuramente un paio di ore di attesa, visto il deflusso lentissimo. Ok, puntiamo direttamente sulla cattedrale, che ha comunque il suo fascino. L’avevo già vista quando non erano ancora state completate le opere pittoriche di Kiko Arguello, è sicuramente interessante vedere che la capacità pittorica del fondatore del movimento dei neocatecumentali è davvero eloquente. L’uso del colore è stimolante e luminoso, rende le superfici della chiesa, fin troppo austere, più vicine e gradevoli. Peccato che i soffitti e le pareti siano veramente lontani, date le dimensioni considerevoli della cattedrale. Girando tra le cappelle si incontra anche quella di Escrivà de Balaguer, fondatore dell’Opus. Insomma, oltre alla piccola statuetta mariana dell’Almudena, qui si trovano condensate due dei principali apporti che la Spagna ha dato alla chiesa nell’ultimo mezzo secolo.
  • il tempio egizio di Debod… (insomma, dopo aver visto il tempietto egizio nel museo di Torino, ci stava bene), avevo letto sul blog che stavo consultando che anche a Madrid era presente un piccolo pezzo di Egitto. La spiegazione è identica a quella relativa al tempio presente nel museo di Torino: siccome anche la Spagna aveva ampiamente contribuito ai lavori per la diga di Assuan, era stata ricompensata con questo intero tempio che altrimenti sarebbe stato sommerso dalle acque.
    Il suo trasferimento integrale, pietra per pietra, in questo caso è anche più scenografico, perché è tutto visibile. E’ stato posizionato in un parco molto vicino al Palazzo Reale (5 minuti a piedi, proseguendo dopo il Palazzo e dopo i Giardini Sabatini); ma anche in questo caso la coda era consistente. Tra una cosa e l’altra c’è voluto più di un’ora per entrare (l’ingresso è possibile solo a piccoli gruppetti di 6-10 persone al massimo, perché gli spazi interni sono davvero angusti); in compenso una volta entrati il fascino e l’effetto straniante sono assicurati, sembra proprio di avere addosso i panni di Indiana Jones e di entrare in un luogo totalmente altro. Luoghi piccoli, pareti con alcuni geroglifici, discreti pannelli esplicativi, di solito in 10-15 minuti si può vedere e comprendere veramente tutto (ecco quindi spiegata la coda!). Se poi ci metti che l’ingresso è completamente gratuito, la cosa si spiega. Una volta usciti si viene accolti dal fresco giardino e in questi giorni di inizio maggio un po’ di ombra è veramente preziosa.
  • Prima di rientrare in Italia ho avuto ancora una mattinata, così ho tentato la visita al Monastero delle Carmelitane. Ero tra i primi in coda, proprio alle 9, ma che delusione quando mi dicono che non si può pagare con la card/telefono (io di solito giro quasi sempre senza nemmeno uno spicciolo, utilizzando sempre e solo il cellulare come portafoglio elettronico, ormai da diversi anni); sono andato subito a cercare un ATM, ma …. era il giorno della festa di Madrid e per chissà quale congiura astrale, quelli che avrebbero potuto accettare una card straniera (come la nostra PostePay) erano fuori servizio. Ne avrò girati 4 o 5, chiesto ai vari desk di Cambio, ma nessuno consente di pagare con il cellulare e ricevere contanti in cambio ;-( Morale della favola ho dovuto rinunciare, così mi sono nuovamente diretto verso il Palazzo Reale sperando ci fosse meno. In questo caso mi è andata bene, ma data la festività e a causa di un pranzo ufficiale per il giorno dopo, si potevano visitare solo i saloni dell’Armeria e la Cucina. Tutto sommato proprio quello che avrei voluto vedere, anche perché dopo il palazzo di Torino, la Reggia di Caserta, vedere un altro esempio di architettura realizzato da italiani… mi sembrava meno urgente. Così mi sono avviato verso l’Armeria, dove si conservano numerosi reperti originali di Carlo V, Filippo II e III e numerosi altri pezzi davvero pregevoli, comprese alcune armature giapponesi (che fanno tanto manga!). Fa davvero uno strano effetto contemplare l’ingegno umano asservito a strumenti, tutto sommato, di morte e distruzione, oltre che difesa. Immaginarsi quei cavalieri (e cavalli), bardati con corazze dal peso impressionante (decine di chili!) muoversi per i teatri di guerra… non lascia indifferenti. E che livello artistico nel cesellare i fucili, strumenti rivoluzionari da poco inventati (a partire dal 1500), insomma, ti sparo ma con il dovuto tributo al bello e all’epico. Poco comprensibile in questi ambienti il divieto di fare fotografie ed effettivamente i custodi erano molto attenti a queste cose, con richiami frequenti e minacce di cancellare le foto scattate. In pratica un incentivo a sgamarli e tentare comunque qualche ripresa…
    Per concludere, abbiamo dato uno sguardo alle cucine (qui invece le foto si potevano fare, ma senza inquadrare le guide!), grandi ambienti con ancora la strumentazione operativa fino agli anni 1950. Curioso confrontare certe modalità operative quando il frigorifero non esisteva, il frullatore era di là da venire, le piastre a gas erano ancora un miraggio. Eppure i menu esibiti non erano certo modesti o privi di fantasia. Spesso si ottiene diplomaticamente di più esibendo un menu che una flotta…

Ecco le ultime foto di questo
giro a Madrid: Almudena, 4 Torres, Palacio Real, palacio Debod