Finalmente ci siamo, dopo 2 giorni di ritiro guidato da fr. Luis Sobrado, nella cornice unica dell’Hermitage, è arrivato il momento ‘quasi’ conclusivo; nella messa che abbiamo celebrato giovedì 26, insieme alla comunità e ai fratelli del gruppo Horizontes (con i quali avevamo già condiviso dei bellissimi momenti a Manziana), fr. Ernesto, il superiore generale (per la terza volta insieme a noi, ci sentiamo proprio dei privilegiati), ha ufficialmente comunicato i luoghi in cui saremo inviati. Per molti di noi erano già stati condivisi e conosciuti da qualche settimana, per chi scrive forse da qualche mese :-), ma un pizzico di emozione in questi casi non guasta proprio e la disponibilità era comunque a… 365 gradi.
Diciamolo pure, per qualcuno adesso inizia la fase di “sistemazione”: ricerca dei visti necessari, un po’ di burocrazia (a volte tanta), la conclusione di alcune attività già avviate nelle rispettive realtà di provenienza. Qualcuno ne avrà per qualche mese. Per me le cose saranno decisamente più semplici, problemi diplomatici non ce ne dovrebbero essere (ci siamo persino ritrovati un governo che sta avviando prassi meno meschine e miopi del precedente sul tema dei migranti), il viaggio è quasi una passeggiata, mentre Fabricio e Luke e Qalista e Cesar stanno già conteggiando le migliaia di Km che dovranno sorbirsi nei prossimi mesi.
E allora ecco i luoghi di missione in cui siamo stati mandati
Esteban Ortega (Spagna) in Libano, Progetto Fratelli Cesar Barba (Mexico) -> in Bangladesh, con il progetto AMD (Asian Marist District) Luke Fong (Fiji) -> a Tabatinga, in Brasile Fabricio Basso (Bresil) -> a MontDruitt, in Australia Qalista Dohny (Malaysia) -> a Moinesti, in Romania Almera Ibáñez (Filippine) -> nelle Filippine Giorgio (Italia) -> a Siracusa (per rinfrescare i volti di ciascuno del nostro gruppo basta guardare qui)
Ma il bello arriva adesso, come ci ha ricordato fr. Ernesto, con le parole di “invio” alla fine della messa. Ci ha regalato una immagine di Maria e una piccola croce, che ci è stata consegnata dal fr. Jean Touillex, consigliere ai tempi di fr. Basilio (e io ho avuto la fortuna di incontrarlo, a suo tempo, tra Velletri e i dintorni romani), perché le comunità nelle quali dovremo integrarci sono davvero speciali.
Domattina andremo a Lione, per rinnovare il nostro impegno proprio nella cappella di Fourviere dove è iniziato tutto il percorso marista. A domani, allora…
Non posso certo lamentarmi di questi giorni, le attività si susseguono con un flusso decisamente sostenuto, il ritmo è ben allineato alle esigenze del corso, però procede in modo molto spedito. Così resto facilmente indietro con queste righe che hanno una certa pretesa di fare da diario di bordo.
I contenuti della settimana: questa volta era con noi un “pezzo grosso” dei Clarettiani, Padre Carlos Paredes (tralascio gli altri 13 pezzi del nome…e le decine di pagine di pubblicazioni), a lungo direttore della rivista Vida Nueva (in Spagna la più significativa per quanto riguarda la vita religiosa), sicuramente molto ferrato dal punto di vista teorico, ma anche molto aperto e avanzato sui sentieri di una spiritualità dove la missione appartiene al Padrone della messe e il grosso del lavoro dipende dallo Spirito, mentre noi dobbiamo ricordarci di fare almeno gli attori in seconda; ci ha presentato alcune rivoluzioni copernicane proprio sul tema della missione e sulle caratteristiche da assumere in questo scorcio di tempo dove i cambiamenti vanno accolti e non semplicemente sopportati. Naturalmente lo abbiamo invitato anche nella nostra casetta per una serata molto cordiale e fraterna; una s.messa celebrata a cielo aperto e una cena condivisa in semplicità. Peccato, la volpe non si è fatta viva.
Per motivi dietetici dovrei anche tacere del churrasco di venerdì sera, organizzato dai fratelli brasiliani presenti a Manziana, per l’occasione rinforzati da Fachi e Joao, ma noi eravamo già tutti proiettati al giorno dopo, anche perché proprio in questa settimana ciascuno aveva scritto una certa letterina al superiore generale, a conferma della disponibilità per il progetto di Lavalla200 e man mano che i giorni passano la concretezza aumenta, visto che i luoghi possibili dove andremo a finire sono ben precisi (ne parleremo poi). E così arriviamo al grande sabato: per molti di noi era un giorno da tremarella, perché era previsto l’incontro con il Superiore Generale, fr. Ernesto e il suo staff, fr.Oscar e fr. Luis Carlos, il vicario, insomma, c’erano tutti i pezzi grossi e non capita spesso un incontro del genere; sicuramente è un segno di grande attenzione da parte di tutto l’istituto marista. L’incontro è stato veramente familiare e semplice, segno di una condivisione e trasparenza di alto livello. Noi magari crediamo che sia la norma… in tanti altri settori invece le cose viaggiano su standard ben diversi e più formali. In questo incontro si è cominciato anche a parlare delle possibili destinazioni per la missione che a fine settembre verranno confermate, nella specialissima cornice della casa dell’Hermitage. Diciamocelo pure, nelle nostre chat era aperto il toto-missioni, con le nostre preferenze, desideri, aspirazioni… In pratica si spazia dalla Romania all’Amazzonia, dall’Australia al Mediterraneo. E non è certo poco! Poi, nella serata una cena tutti insieme, qui nella casa Orange. unico assente ero proprio io, in viaggio verso Giugliano, dopo una bella chiacchierata con Ernesto.
Una veloce comparsa in quel di Giugliano; sfidando gli orari dei treni e l’organizzazione di Roma ho passato questa domenica con un piccolo tuffo nel “quotidiano da poco concluso”. Era domenica, le prime messe del nuovo anno, tanti volti noti e tanti amici. Un modo per non “scappare” e dare anche un po’ ragione di questi cambi. Volevo anche salutare qualcuno degli alunni della mia classe, ma con il fatto che il nuovo anno sta ripartendo, non sono riuscito a contattarli tramite il nostro classico Teams. Pazienza, ci sarà una prossima occasione, ai primi di ottobre. Con Onorino abbiamo così avuto modo di scambiarci un po’ di informazioni, di “consegne”…. e anche le chiavi di casa!
Per il resto della comunità la Domenica si incentrata sul viaggio alla Verna e ai Camaldoli, anche per vedere i luoghi dove negli scorsi anni (l’esperienza Lavalla200 è giunta con noi al suo 4 anno! Peccato che le casette di San Martino in questo periodo erano chiuse e il brutto tempo non li ha aiutati molto. Ma la Verna è sempre un luogo estremamente suggestivo!
Lunedì mattina ci siamo ritrovati tutti quanti insieme, con il nuovo traduttore, giunto nel cuore della notte dalla Catalunya (devo scriverla bene se no Josep Lluìs… mi si appiccica con il fatto che il giorno 11 è anche il giorno dell’indipendenza catalana e quindi le differenze contano); questa settimana sarà più concentrata sulla nostra realtà e sulle dinamiche interne, di modo che ci saranno più momenti per riflettere sul nostro vissuto, anche se non sono mancati i momenti per approfondire ancora le tematiche legate alla interculturalità. Ad esempio tutto il martedì lo abbiamo passato a Nemi insieme a P. Tim, dei Verbiti (un altro australiano coi fiocchi, ma con lunghi trascorsi in Messico), per riflettere in concreto sulle dinamiche da attuare e sui dettagli da curare quando le relazioni si svolgono tra persone di culture e generi differenti. E giusto per fare i compiti a casa abbiamo concluso la serata in una pizzeria molto accogliente di Frascati (il Pergolato), così da spiegare al resto della comunità di casa Orange i vari elementi tipici di un menu romano.
Spesso andiamo a cercare i personaggi nei luoghi più lontani, nelle esperienza più diverse e soprattutto al di fuori della nostra cerchia di persone note. Perché siamo inguaribili coltivatori dell’erba del vicino. Eppure, a guardare bene…
Oggi sono andato a trovare fr. Sergio nel buen retiro in cui si trova da alcuni mesi, l’ospedale Santa Corona di Pietra Ligure, unità spinale, per riprendersi da una forma piuttosto invadente e fastidiosa di mielite; è ancora in carrozzella e la fatica ad accettare questa situazione la si vede tutta. E meno male che scalpita :-).
Sono, anzi, siamo ormai abituati ad abbinare Sergio alla sua Tanzania, ai suoi mulini a vento che portano l’acqua alla missione di Masonga, alle sue mille attività per venire incontro alle tante esigenze di un centro educativo a pochi passi dal Lago Vittoria… alle frotte di bambini che in questo centro possono incontrare un futuro diverso. Ho persino perso il conto di quanti anni ha già passato in Africa (tanto poi gli chiederò di correggermi queste righe e mi aggiungerà i dettagli).
Se ritorno indietro di una… cinquantina d’anni, posso infilare una lunga serie di ricordi. E’ stato persino il mio prof di Applicazioni Tecniche a Mondovì (oggi fa più figo definirla “Tecnologia”) ma delle sue lezioni ricordo in particolare la campagna agricola per razionalizzare le coltivazioni dell’istituto; in soldoni, c’erano troppe piante di pero in campagna e bisognava sradicarne 1 ogni 2, quindi poca teoria e tanta pratica terra-terra, o ancora meglio: sotto-terra! Poi ci siamo trovati insieme ad insegnare a Genova e sfruttavo le sue notevoli capacità tecniche per le più astruse applicazioni, tipo i tavoli di sala computer, che abbiamo realizzato insieme (lui saldava i tubolari, io gli passavo i pezzi e contemplavo)… la scuola gli stava un po’ stretta e la sua scelta di andare in Africa sembrava un esito persino logico. Ogni tanto poi tornava in Italia per raccontare, tenere i contatti, invogliare…
E se penso che in questo momento ci sono 3-4 persone da Giugliano a dare una mano e che se ne stanno preparando altre per sostenere la missione marista in Tanzania, mi sa che il messaggio è proprio passato. Siamo chiamati a rendere un pizzico migliore il posto che la vita ci ha affidato, ciascuno con le capacità che possiede e che ha sviluppato: costruire pompe idrauliche, realizzare capannoni, gestire dispensari… a ognuno il suo e Sergio in queste cose ci sguazza con particolare abilità.
Adesso la sfida è quella di un recupero fisico. Mentre mi raccontava le tante cose (davvero tante) di questi ultimi mesi, ogni tanto mi parlava dei compagni di corsia, qualcuno conciato molto peggio e logicamente il pensiero va al tempo necessario per la riabilitazione. Qualche mese fa era praticamente bloccato, adesso le gambe iniziano a rispondere e ad obbedire, ma il percorso richiede pazienza e costanza. Prima di salutarlo sono arrivati altri 2 amici, da Cesano, per incontrarlo: due amici che ad agosto andranno a dare man forte agli altri volontari. Dimmi se non è già anche questo un movimento … Forza Sergio!