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Il debito che abbiamo coi libri

Il debito che abbiamo coi libri

Quando in autunno 2021 è uscito questo libro, Papyrus, di Irene Vallejo, ho iniziato subito a tenerlo sotto osservazione. Sarà che ero andato da poco a visitare il museo del Papiro, una delle incredibili eccellenza di questa ormai mia piccola città, Siracusa…
Ma non solo il titolo era intrigante, o le recensioni, o la classifica che lo hanno visto nei primi posti in mezzo occidente… mi riferisco proprio al suo contenuto a dir poco enciclopedico. Sarà un classico esempio di autoreferenzialità, ma un libro che parla di libri è decisamente un richiamo forte per chi di libri si nutre.

E oggi pomeriggio, complice la voglia di mettere un po’ di fretta alla primavera, perché non andare a leggerne qualche pagina, qualche foglio, o almeno qualche Kb/% nel luogo dove anche le pagine di questo testo si sentirebbero “a casa”?

Lungo il fiume Ciane il papiro è talmente diffuso e gradevole da vedere che ci si dimentica subito di essere immersi in uno dei pochi posti al mondo, escluso l’Egitto, dove questo succede (per la cronaca in Sicilia esiste un solo altro luogo dove cresce spontaneamente, presso Fiumefreddo); il sentiero che costeggia il Ciane, per alcuni km, è anche una delle passeggiate più gradevoli e caratteristiche di Siracusa, un po’ trascurata, ma forse proprio per questo molto tranquilla, silenziosa e pulita. Basterebbe qualche piccolo intervento per trasformarla in una delle piste ciclabili più affascinanti dell’isola, un suggerimento che potrebbe accrescere il valore culturale di questi luoghi, che meritano certamente di più.

Poche settimana fa il percorso era chiuso (a causa di allagamenti e fango sul sentiero, che passando proprio a fianco del fiume è sovente in condizioni difficili) ma oggi il cancello era nuovamente aperto. Alcune zone sono state anche sistemate, l’erba tagliata e reso il percorso più gradevole. Peccato che arrivati alla sorgente si debba constatare il piccolo guaio accaduto alla passerella in legno, che a causa del maltempo è davvero pericolante. Ma ciò non toglie quasi nulla al fascino del luogo. Posare la bici e passeggiare nella calma di questi sentieri erbosi sorseggiando le parole di questo libro è veramente dissetante.

E quella che segue è la rapida recensione che ho sottoposto ad Amazon; se anche non venisse accettata (per i soliti motivi che certe digressioni personali non sono molto coerenti con la funzione di “recensione”,… poco importa – cmq dopo nemmeno 2 ore la recensione era online, forse si fidano un po’ troppo?), riflettere su un testo serve più a noi che ad altri.

Penso di essere uno dei pochi fortunati a poter leggere questo libro mentre passeggio lungo un fiume dove il papiro è ancora di casa, il Ciane, presso Siracusa. E sempre qui la carta di papiro non ha mai smesso di essere prodotta, persino quando in Egitto se ne era persa la tecnica. Leggere quindi l’avventura del libro, dal giunco all’e-reader e poterla toccare con mano mentre sfioro il ciuffo di un papiro, fa apprezzare ancor di più questo testo ampio, ricchissimo di informazioni, di passione per la cultura (e i libri in primis) di esperienze personali non comuni.
Lo sto centellinando con calma, perché è davvero ponderoso. Ne avevo persino preso una copia cartacea per un regalo e sfogliarlo dal vero mi ha fatto un certo effetto, visto che ormai sono più di 10 anni che ho quasi dimenticato la carta vera e mi affido solo al digitale.
Non ho quindi concluso il testo ma l’apprezzamento è oltremodo positivo senza ombra di dubbio. Le digressioni che l’autrice introduce mentre racconta la storia del libro, così come è giunto fino a noi, con la sua lunghissima traiettoria mai lineare, sono magistralmente collocate a sostegno della storia, come tappe necessarie e mai noiose. Si resta impressionati dalla mole di informazioni e di conoscenze che l’autrice dispensa e che sono un po’ il filo conduttore della nostra cultura occidentale. Uno splendido strumento per recuperare il senso della cultura e il gusto del sapere.

Papiro canta…

Papiro canta…

Cosa si sarà dovuto sorbire il povero Renzo dal suo cavilloso Azzeccagarbugli, a sfogliare le grida, i fogli, la carta insomma. E da che mondo è mondo, così come lo conosciamo noi, la carta la fa spesso da padrona. Ma prima?

Un piccolo gioiello che esiste solo qui a Siracusa è il Museo del Papiro, probabilmente l’unico al mondo a raccontare la storia di questa pianta e mostrarne gli usi che ne tempo ne sono stati fatti, principalmente come supporto culturale e strumento di comunicazione.

Dalle descrizioni che si trovano sul web è facile capire cosa contiene: “consigliato soprattutto agli appassionati di storia e in particolare dell’antico Egitto: il Museo del papiro Corrado Basile di Siracusa è l’unico al mondo dedicato interamente alla carta degli Egizi. I pezzi esposti, i filmati e gli ausili didattici accompagnano il visitatore in un viaggio nel tempo: fra le altre cose, è possibile ammirare papiri dal XV secolo a.C. all’VIII secolo d.C., i frammenti di papiri e di materiali lignei carbonizzati nell’eruzione del Vesuvio del 79 d.C., i papiri prodotti a Siracusa dal XVIII secolo, manufatti in papiro (recipienti, sandali, corde, stuoie) e una fornitissima documentazione sulle origini del papiro e sulla sua lavorazione a Siracusa e in Egitto. (fonte)

Ho aspettato un bel po’ di tempo per poterlo visitare con calma, questa domenica mattina, con le finestre spalancate sul mare, il vento che sciorina le bandiere nel sole, la calma di chi si gode questi giorni di Siracusa con la tranquillità della poca folla e del ritmo più tranquillo. Anche perché l’altra volta che avevo tentato di visitarlo, mi ero arenato all’evidenza: io non porto mai contanti in tasca, ormai uso solo e sempre il telefono come pocket money, ma questo è un museo piccolino, a conduzione davvero familiare e il pos non è presente. Peccato, mi ero detto quella volta, nella scorsa primavera. Ma oggi mi ero attrezzato, anche perché tra covid e lockdown il periodo di chiusura di questa risorsa si è prolungato praticamente fino a questa estate.

Parcheggiata la bicicletta a ridosso del cortile interno del bel palazzo che ospita il museo, subito viene voglia di chiedersi: ma perché non ci sono delle belle piante di questo specialissimo papiro che praticamente è un’esclusiva di Siracusa? Ci starebbe davvero bene, ed è proprio una delle cose che poi ho suggerito al curatore del museo.

Perché la cosa sorprendente non è stata tanto il museo, quanto la presenza vivacissima del suo fondatore e curatore. Un museo che si intitola “Corrado Basile” fa subito pensare al busto in marmo di un qualche illuminato magnate del 700, un mecenate del secolo scorso, come minimo. E invece il sig. Corrado Basile è una simpatica e vivace presenza che vive e si muove tra le sale di questo straordinario museo. Ero appena entrato e un signore molto cordiale ha invitato me e l’altra coppia in visita a guardare il video che aveva appena avviato nella sala delle proiezioni. Poi alla fine lo vedevo molto disponibile a scambiare due parole con i presenti, a spiegare nel dettaglio, a fornire indicazioni… così ho azzardato la richiesta se fosse lui il curatore del museo.

Era proprio lui e da quel momento ha iniziato a spiegarmi anche quanto nelle poche sale aperte al pubblico non è sempre possibile racchiudere. Mi ha parlato del prossimo appuntamento importante di fine mese, per il prossimo XX convegno internazionale di egittologia e papirologia, mi ha gentilmente aperto i cordoni (letteralmente, facendomi entrare nelle zone riservate). Si scusava per il disordine e per lo stato di lavori in corso, ben sapendo che un museo vivo dovrebbe sempre avere questo aspetto, con i tavoli ancora ingombri di manifesti, carte, lettere e pubblicazioni. Visto il mio interesse si è prolungato nel mostrare i tanti riconoscimenti ricevuti nel tempo, le persone illustri che ha incontrato e che si sono ritrovati qui a Siracusa proprio grazie al papiro. Si è tolto anche qualche sassolino dalle scarpe quando gli ho chiesto se tutto il palazzo era riservato al Museo e mi ha fatto capire che le tante promesse della politica si sono impantanate rapidamente disperdendo le risorse verso altri rivoli (in effetti tutto il palazzo dovrebbe essere destinato a questo museo, ma entrando, sulla sinistra, si leggono anche altre dedicazioni, tipo “esposizione di arte contemporanea…”. Si avverte subito il piglio dell’appassionato che ha dedicato tutta la sua vita a questo entusiasmante prodotto che mette poi in collegamento con quanto di più importane la nostra cultura conserva e tramanda.

La passione per il papiro si è estesa velocemente anche all’interesse per l’ambiente, soprattutto quello vicino e particolarissimo del fiume Ciane, dove il papiro cresce rigoglioso. Persino troppo, visto che sarebbe importante curare un po’ meglio questo luogo particolare, con qualche sfalcio e riduzione della vegetazione, per evitare un eccessivo sfruttamento del fiume, eccessiva produzione di piante (e forse il recente incendio può essere una delle cause di questa trascuratezza).

Uscendo vedo che il foglio dei visitatori si è lentamente riempito, in questa domenica mattina sono entrati già una dozzina di persone. Un piccolo drappello di curiosi e di appassionati, sicuramente.
E saluto la reception sottolineando che forse l’attrazione più importante del museo non sono tanto i papiri, gli strumenti per lavorarlo, le barche africane, ma la persona stessa di Corrado Basile, che continua a rendere unico questo piccolo tesoro di resilienza culturale.

Altre risorse sul papiro? Ce ne sono, e anche di pregevole fattura, forse però più orientate allo studio dei testi e alla conservazione dei documenti, come il Museo Papirologico dell’Univ. del Salento, o il Papyrusmuseum della Biblioteca Nazionale di Vienna.

E le foto? Per coerenza non ho voluto postare foto degli interni visto che è richiesto proprio all’ingresso del museo con un bel cartello: No Foto e niente Video. E mi sembrava brutto fare il turista incurante delle norme. Mi sono così limitato a qualche scorcio all’esterno e sul giardino che accoglie i visitatori. Mi sembra già abbastanza suggestivo.

Papiro per davvero…

Papiro per davvero…

Lo sapevo già che a Siracusa è presente una pianta speciale, il papiro, o come direbbe il mio amico fr. Nito, rispolverando un po’ di latino botanico, il Cyperus papyrus.; secondo gli esperti è l’unica stazione europea dove cresce il papiro egiziano, quello famoso del Nilo, proprio quello degli storici rotoli di papiro.

Spulciando sul web scopri che proprio a Siracusa si è conservata la tradizione di produrre carta dal papiro, per alcuni tempi è stato l’unico luogo al mondo dove si realizzava (cioè, nemmeno in Egitto la producevano più!) e proprio qui si trova l’unico Museo del Papiro del nostro continente.

Era domenica 10 novembre, pomeriggio sereno dopo una settimana di piogge. Ce n’era abbastanza per andare ad esplorare il corso del fiume Ciane, un tranquillo corso d’acqua che scorre quasi parallelo al fiume Anapo. Dato il terreno calcareo anche qui sono frequenti gli ingrottamenti e il fiume quasi scompare (e io che spiegavo il carsismo ai ragazzi e pensavo che fosse appannaggio solo del territorio triestino…). Stessa cosa vale per le sorgenti del Ciane, che di punto in bianco spuntano dal suolo. Ma andiamo con ordine.

In bici (ovviamente), si esce da Siracusa e si costeggia fino al ponte sull’Anapo, subito dopo si incontra il Ciane e si prende, un po’ bruscamente, la strada che lo costeggia. Si passa vicino a coltivazioni d’aranci, la gente li raccoglie già in questo inizio di novembre. Si supera una fattoria (dall’odore la porcilaia si avverte subito, anche se non si vedono i protagonisti!), si oltrepassa un binario con passaggio a livello che non si capisce bene sia ancora utilizzato e finalmente ci si avvicina veramente al fiume Ciane. Un ponte semi-inagibile, probabilmente per evitare troppe intrusioni, segna l’inizio del percorso vero e proprio. Qualche scalino da fare con la bici al seguito e poi la stradina in terra battuta è tutta parallela al corso d’acqua che tranquillamente si snoda nella campagna.

E lo spettacolo è veramente insolito, sembra proprio di attraversare un pezzo d’Africa in giardino: palme lussureggianti, piante di papiro che superano i 3-4 metri, vegetazione rigogliosa e qualche slargo del fiume a simulare piccoli bacini.

Ogni tanto un ponticello consente di osservare meglio il corso d’acqua. Colpisce soprattutto la pulizia e la splendida trasparenza delle acque. Fa veramente piacere che tutto l’ambiente rifletta questa attenzione e cura (purtroppo non così frequenti da queste parti, come avrò modo più volte di osservare). Incontro poche persone, un turista che scruta una mappa e confronta sul cellulare, alcune persone che lasciata la bici sul bordo si rilassano serenamente sulle rive, poche altre persone in bici.

eccolo, il papiro!

Più avanti il terreno si fa più fangoso, scontiamo le piogge di questi ultimi giorni, ci si inzacchera alla grande e la bici percorre metri e metri nel fango, se non nell’acqua. Infine, dopo un percorso di quasi 2 km si arriva alla sorgente, cioè il luogo in cui sgorga copiosa l’acqua. Qui una breve passerella consente di immergersi letteralmente in questo paradiso verde. Uno spettacolo fresco, naturale e veramente particolare.

Ritornando a casa cerco di visitare anche il vicino Tempio di Giove, ma dalla strada non si vede nemmeno, il cancello e chiuso e si resta a becco asciutto. Ma per oggi il papiro può bastare.

Ecco le foto di questa “caccia al papiro” lungo il fiume Ciane