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Mese: Agosto 2020

Il giardino che cerchiamo da sempre

Il giardino che cerchiamo da sempre

E’ qui, ad Amalfi. Parola di Quasimodo. Quello del Nobel per la poesia del 1959. Ero decisamente piccolo, ma è una bella data quella del ’59 😉 fidatevi!

Che strano arrivare di nuovo qui sulla costiera, dopo un lungo giro in macchina da Pompei, attorcigliati e stravolti dai tornanti del parco dei Lattari. C’ero stato un paio di altre volte, poche in verità. ma sempre suggestive. Perché Amalfi, una volta vista col cuore e con gli occhi, non si dimentica.

Mettici anche quel pizzico di suggestione storica che ci si porta dietro con le reminiscenze scolastiche delle repubbliche marinare, della bussola “inventata” da Flavio Gioia, un cognome così felice che sembra inventato, delle carte nautiche scopiazzate dagli arabi, di un piccolo borgo che rivaleggiava con Pisa, Genova, persino Venezia.

Oggi lo vedi e ti chiedi come sia stato possibile, dove gettavano l’ancora le navi, in quali cale potevano essere ospitate? E’ vero, oggi brulica di yacht e barche da vacanze, ma sembra comunque un piccolo porticciolo, non la sede per una potenza marinara.

Oggi la visitiamo senza pretese, dopo aver assaggiato il mare, quasi alla sua estremità di ponente. Acqua limpidissima, spiaggia accogliente e tranquilla. Bisogna stare entro i limiti dei galleggianti che separano la zona bagnanti da quella dei natanti, ma vale comunque la pena.

Poi insieme a Rosa e Nina ci avviamo verso il centro. Ho già capito che per le storie marinare, curiosità di bussole, mulini o antiche stamperie non ci sarà molto spazio, oggi. Si direbbe che dopo una sguazzatina siano già appagati i desideri principali…

Non riesco nemmeno a trascinarle in cima alla scalinata della cattedrale. Me la devo fare da solo. Tra l’altro trovo la chiesa persino aperta, nonostante la tarda ora del pomeriggio, ma è sabato.

Chiedo invece a chi si trova presso la biglietteria del chiostro del Paradiso come stanno andando le cose per quest’anno. “Male, praticamente è il primo giorno che apriamo” e siamo al 1 agosto, di gente in giro oggi se ne vede davvero tanta, ma se tutto il mese di luglio è rimasto chiuso, è facile immaginare le difficoltà di chi, in questo luogo, vive essenzialmente di turismo.

Un rapido giro per la chiesa ci sta. I suoi capitelli, le bifore traforate per scrutare i ripidi monti che difendono questo borgo delizioso… Per fortuna che almeno qualche viuzza dell’intricato labirinto cittadino l’avevamo già percorsa insieme, prima. E perdersi in questi corridoi bianchi, selciati puliti e nitidi, fa veramente piacere.

Mi ricordavo i mulini, la sala del Comune con le carte e i gonfaloni, i negozietti grondanti di souvenir e gadget. Quelli ci sono ancora.

Non avevo invece mai notato la lapide dettata da Alfonso Gatto, dedicata a Quasimodo e i versi che lui ha scritto su questo luogo. Ma adesso che vivo in Sicilia e che spesso ci si imbatte in ricordi d’autore, un po’ di attenzione in più è d’obbligo. Non leggo nemmeno le righe, avrò tempo dopo, forse adesso, per sentire come un poeta raffinato come Quasimodo sapeva apprezzare questi luoghi, che ha conosciuto tardi e che gli sono stati persino fatali.

QUI E’ IL GIARDINO
CHE CERCHIAMO SEMPRE E
INUTILMENTE DOPO I LUOGHI
PERFETTI DELL’INFANZIA.

UNA MEMORIA CHE AVVIENE
TANGIBILE SOPRA GLI
ABISSI DEL MARE, SOSPESA
SULLE FOGLIE DEGLI ARANCI
E DEI CEDRI SONTUOSI
NEGLI ORTI PENSILI
DEI CONVENTI.

Quasimodo, poeta del 20 sec.

Per il resto contempliamo la cattedrale, la scala, la gente, dal fondo del tavolino di un bar, Nina si dedica a farcire di cioccolato le patatine fritte (!), Rosa ad apprezzare il posto. Il tempo si fa minaccioso, brontolio di tuoni in lontananza, non piove ancora, ma quando poi ci dirigiamo verso Sorrento, sbagliando solennemente una strada (ma per il panorama questo e altro) quello che si vede oltre i finestrini basta e avanza per gustare il tramonto, pioggia battente compresa.

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Ecco il video della nostra scorribanda in costiera, preparato da Rosa

E naturalmente qualche foto di Amalfi, vale la pena conservarla.

A spasso per Pompei

A spasso per Pompei

Dal 1 agosto al 4 ci siamo dedicati ad un po’ di relax. Con Nina e Rosa abbiamo preparato un itinerario a partire da Napoli, perché tra una cosa e l’altra, pur essendoci loro passate un po’ di sfuggita, troppi sogni e desideri erano rimasti in sospeso. E così abbiamo cercato di realizzarne almeno qualcuno.

Il primo della lista era la visita a Pompei. Sapendo quanto è vasto questo parco archeologico e quante sono le cose interessanti da vedere, ci siamo accontentati di una semplice “passeggiata” senza nessuna particolare meta. E sinceramente Pompei si apprezza benissimo anche così. La prenotazione della visita (obbligatoria per il covid) era già pronta da diverse settimane. Abbiamo anche avuto la fortuna di parcheggiare praticamente davanti all’ingresso dell’Anfiteatro. E così scopriamo subito che le indicazioni sui vari siti sono ancora piuttosto pasticciate. Su quello ufficiale si dice che c’è una sola entrata, su altri si continua a dire che è operativo anche l’altro ingresso di Porta Marina. Semplicemente ci dicono che per le prenotazioni si può accedere solo dall’Anfiteatro, ma chi arriva senza… procede come al solito. Nel frattempo Nina e Rosa scoprono che ogni negozio, ogni persona, anche quelli che sembrano “istituzionali”, in pratica cercano di venderti qualcosa, una mappa, una guida, un souvenir… marketing selvaggio.
Ma questa è Napoli, ragazze ….

Iniziamo il nostro giro proprio da questo enorme anfiteatro: 20mila posti a sedere, uno stadio niente male; immaginarlo tutto ricoperto da cenere e lapilli dopo la tremenda eruzione del 79 d.C. fa veramente impressione.

Poi ci immergiamo nell’intrico di strade ortogonali di questa grande città, “congelata” per sempre in quella data feroce. Pochi anni prima c’era stato un forte terremoto, nel 62 d.C. e molti palazzi erano lesionati e in fase di ristrutturazione. Pensavo alle tante ricostruzioni dei nostri giorni, dell’Aquila, di Amatrice, e ancora di Avellino (aver visto gli effetti del terremoto del 1981 dal vivo lascia certamente il segno….). Non stupisce che ancora oggi dopo decenni non sia ancora concluso il lavoro di ripristino, in logica coerenza con Pompei, che dopo quasi 20anni rivela ancora i lavori di ristrutturazione per quel terremoto.

Con Nina e Rosa giriamo tranquilli, entriamo nelle splendide case visitabili (molte sono chiuse), ammiriamo l’impluvium, le colonne, i locali affrescati, i mosaici del pavimento. C’è da restare ammirati nel vedere come 2000 anni fa il gusto per il bello, il senso della casa come bene personale e da esibire, siano rimasti quasi intatti. Pensiamo al nostro appartamento, alla cura nel riverniciarlo e sistemarlo. Gesti comuni da secoli.

Ci sono restrizioni nella visita, per evitare assembramenti, alcuni siti interessanti sono per forza chiusi, così non mi dilungo troppo nel mostrare il Lupanare (chiuso anche lui) o altre case 🙂 In pratica dall’Anfiteatro siamo andati a sinistra fino al Foro, lungo la classica e centralissima Via dell’Abbondanza, la “vasca” della Pompei antica.

Ci divertiamo a gironzolare nel grande spazio del Foro, con le sue colonne, le statue ricostruite, i templi. Difficile immaginare come poteva essere veramente. E il caldo si fa sentire, cerchiamo con attenzione di seguire le zone d’ombra, che per fortuna non mancano. Apprezziamo persino le fontanelle (poche ma sufficienti) che attirano numerosi turisti…

Nina, come al solito, viene immortalata nella sua posa preferita: il salto panoramico!

Poi ce ne andiamo tranquillamente a perderci nelle stradine, immergendoci in questo scenario magico e surreale. Verrebbe da immaginare che al prossimo incrocio, nella prossima taberna, si potrebbero incontrare senza difficoltà le persone di un tempo, sembra quasi di sentire il vociare dei cittadini antichi. Se solo non fosse per i tetti assenti, qualche cartello, qualche nastro segnaletico.

Cerco anche di andare verso la Villa dei Misteri, ma prima mi informo e scopro che è chiusa; mi rifaccio con la casa del Fauno, poi con le terme Stabiane, il piccolo teatro (piccolo: 5000 posti!), il suggestivo teatrino per le poesie e per le piccole recite….

Sulla strada del ritorno mi fermo a curiosare lungo gli stand della mostra Vanity, alloggiata nella Palestra grande, un’enorme chiostro ombreggiato e gradevole. Ammirare i piccoli oggetti, i preziosi, i resti del cibo e gli alimenti che utilizzavano gli antichi pompeiani (una bella zuppa di orzo, miglio, farro…) spinge a riflettere su quante cose in comune ancora possediamo con questa gente di 20 secoli fa.Un tuffo nella storia da cui si esce sicuramente più attenti e consapevoli.

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Ecco il video realizzato da Rosa

Ed ecco l’album di foto di questo breve itinerario in Pompei