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Categoria: foto

Antiche fornaci…

Antiche fornaci…

Dopo aver aggiunto su GMaps la splendida caletta di Ognina (e mi meraviglio ancora che non fosse già presente), ho avuto anche la possibilità di …tornarci in piena estate con un amico. Avevo letto a fine luglio che si erano verificati dei crolli vicino alla spiaggia e temevo di trovare la zona chiusa. Invece tutto a posto. Anzi, ho capito anche meglio quale strada fare, senza invadere i terreni agricoli che circondano il luogo. Occorre passare dentro il porto (sperando che i cancelli siano sempre aperti) e costeggiare il fiordo.

Era un pomeriggio di inizio agosto, nella caletta c’era il giusto mix di famigliole con bambini al seguito (e chi di noi da bambino non è stato esploratore? qui ci si diverte davvero!). Dopo un primo bagno e aver capito che per entrare in modo meno doloroso in acqua, visto che il fondale è piuttosto scomodo, occorre farlo sul lato destro, proprio vicino alle rocce, dove il fondo è più sabbioso, ci siamo deliziato dell’acqua. Pulitissima e vivace, brulicante di pesciolini.

Ma prima del rientro ci siamo avviati lungo il sentiero che porta alla torretta di avvistamento. E’ sempre suggestivo trovarsi in riva al mare e dover dribblare le “buse” delle mucche, che da queste parti sono la regola. Ma spinti ancora dalla curiosità abbiamo deciso di continuare a percorrere la costa, per vedere se c’era qualche altro luogo suggestivo. E infatti…

Prima abbiamo incontrato una grotta sul mare, poi alcune zone di roccia particolarmente bianca e poi ci siamo imbattuti in questo posto che davvero non ci aspettavamo. Una zona rocciosa sul mare piena di strane forme circolari scavate nella pietra. Un mix da far pensare, come al solito, a qualche base aliena, ad una architettura futurista, o resti di fortificazioni militari… Erano ormai le 19 di sera, zona praticamente deserta, con il sole che iniziava il suo tramonto, colori ancora più suggestivi. Un invito a tuffarsi in questo spicchio di paradiso e di forme insolite.

Una volta tornato a casa ho cercato documentazione su queste particolari rocce; su GMaps non compariva nulla, ma esplorando qualche antico sito informativo relativo ad Ognina, ecco illuminato il mistero. E anche qui si possono ammirare altre foto, probabilmente del luogo stesso

Mi sono così deciso a inserire anche questo posto sulla mappa di Google; nel giro di pochi minuti la proposta è stata approvata (si vede che gli omini della grande G erano al lavoro nel momento giusto) e da qualche ora è anche possibile visitarlo e cliccarci sopra.

E questa è stata la prima versione della recensione che ho preparato per GMaps:

Ecco un altro luogo spettacolare del litorale siracusano. Poco distante dalla torre di Ognina (e dalla relativa caletta), si incontra sulla costa questo luogo, particolarmente ricco di reperti archeologici. Le buche circolari che si trovano qui sono infatti i resti di antiche fornaci di epoca greco-romana; nella stessa zona si incontrano pietre particolarmente bianche, ricche di calcare e per ottimizzare la produzione di calce, erano stati realizzati questi forni; grazie alla presenza di legname (la zona è ricca di macchia mediterranea, alberi e cespugli dal legno particolarmente combustibile) si procedeva direttamente alla calcinazione del materiale, ricavandone così la calce, che veniva direttamente caricata sulle navi e commercializzata.

E questo un piccolo album di foto di questo angolo speciale della costa siciliana

Lavori in corso… in via Piave

Lavori in corso… in via Piave

in questa pagina verranno inserite, man mano e in ordine cronologico, le diverse informazioni e comunicazioni relative ai lavori che si stanno svolgendo. L’ultimo intervento è del 22/6/22, guardate quindi … in fondo!

Sono ormai alcuni mesi che la “nostra” via Piave, il centro della Borgata, è sottosopra per i lavori di rifacimento dei marciapiedi. Lavoro annunciato e realizzato con una discreta solerzia. Tra qualche giorno inizieranno a togliere le vecchie mattonelle anche davanti al centro CIAO (e alle Poste) e toccheremo con mano il disagio di passerelle, cantieri, polvere e cemento. Ma il risultato finale si spera sia un deciso miglioramento della viabilità e della qualità della strada. O per lo meno dei marciapiedi, visto che un po’ di parcheggi resteranno e quindi cambierà ben poco.

L’unico dubbio che mi sarebbe piaciuto affrontare con chi sta dirigendo i lavori riguarda le scelte “strategiche” e urbanistiche per consentire a tutti una migliore mobilità. Mi riferisco soprattutto a chi si muove con fatica, chi ha necessità di spingere una carrozzina con bambini a bordo, qualche anziano “motorizzato”, la necessaria attenzione a chi ha mobilità ridotta… Mi sembrava che l’attenzione a queste fasce dovrebbe essere una delle priorità quando si ripensa la vita in città. E ritengo che ogni cittadino debba e possa collaborare per possibili miglioramenti. Ok, procediamo.

La soluzione scelta per favorire l’accesso ai marciapiedi non mi sembra però proprio geniale. La Borgata non è certamente un modello di urbanistica, ma nelle strade adiacenti a Via Piave la soluzione adottata, semplicissima, per favorire l’accesso e la mobilità, è sicuramente più valida.

Ad ogni incrocio o intersezione con un’altra strada, la parte finale del marciapiede è ribassata fino al piano stradale e l’accesso è lineare, semplice e immediato. Chi attraversa non incontra nessun dislivello, percorre il tratto più breve e comodo, non incontra nessun problema e tecnicamente mi sembra che il lavoro richiesto per questa soluzione sia decisamente ridotto.

La nuova impostazione, invece non credo che sia ispirata al “rasoio di Occam”, cioè all’implementazione del minimo sforzo per ottenere il miglior risultato. Sembra invece ben più macchinosa. Agli incroci con ogni strada (e sono almeno una decina per ogni lato, le intersezioni per tutta la lunghezza di via Piave, il bordo tondeggiante dei marciapiedi rimane una barriera evidente; è stato invece realizzato una sorta di scivolo laterale posizionato però non sull’incrocio stesso, ma dopo alcuni metri dall’intersezione.

Nella foto si coglie abbastanza la dislocazione degli spazi e degli accessi, ma i colori simili di asfalto, pietra e cordolo impediscono una visione più evidente. Questa soluzione è ripetuta ad ogni incrocio, quindi chi dovrà attraversare, o anche solo percorrere tutta la via, non avrà vita facile, non si capisce bene infatti che strada potrà o dovrà percorrere. In pratica chi ha una carrozzina dovrà dribblare con un lungo tratto di percorso sulla strada asfaltata, facendo attenzione ovviamente alle macchine (via Piave è a senso unico in discesa) per poi riguadagnare il marciapiede dopo svariati metri (almeno 15!). Mi sembra davvero una soluzione complicata, fastidiosa e pericolosa, soprattutto confrontandola con la precedente, vecchia ma … semplicissima.

Sicuramente a fine lavori verranno dipinte le strisce zebrate davanti ad ogni “scivolo”, ma il problema rimane, aggravato poi dalla onnipresente presenza di auto parcheggiate.

Non riesco quindi a comprendere la “mens” che ha portato a individuare questa soluzione. Spero che tale idea sia stata discussa anche con qualche rappresentante del quartiere (anche se in giro e sul sito del Comune di Siracusa non ho mai visto comunicazioni al riguardo) e per questo ho inoltrato questa riflessione, da semplice cittadino, allo Sportello del Comune di Siracusa, per inoltrarlo a chi di dovere.

I lavori sono tuttora in corso e forse qualche miglioria si potrebbe ancora fare, anche perché la soluzione adottata cozza un po’ con le abitudini classiche del quartiere. Da norma stradale non si potrebbe parcheggiare a meno di 5 metri da una curva (Art. 158 del codice stradale) e probabilmente questo nuovo accesso tiene in considerazione la norma. Peccato che di solito nella Borgata questa non sia una regola molto praticata, visto che le macchine spuntano un po’ da ogni parte e temo che la situazione, a lavori finiti, sarà ben poco diversa da quella che già adesso si sta verificando, nelle zone in cui i lavori sono appena conclusi… con macchine che ostruiscono tranquillamente questi accessi. Speriamo che dopo le auto a guida autonoma spuntino presto le carrozzine a decollo verticale per … risolvere questo problema

E visto che siamo in fase di lavori, uno sforzo in più per rendere più accessibili e sicuri i marciapiedi, spostando ad esempio i nuovi pali per la luce in posizione meno centrale rispetto al marciapiedi, forse si poteva ipotizzare, anche perché in alcuni incroci sono veramente un inciampo e un fastidio poco pratico, non solo per chi ha mobilità ridotta, ma anche per i semplici passanti.

Nelle semplici foto di questa galleria è possibile apprezzare (!) l’impiccio causato da questi pali; uno si chiede se una collocazione sui muri delle case, come spesso avviene (in tutta la borgata le luci sono solitamente ancorate a cavi attaccati alle case, posizionate quindi in mezzo alla strada, ad altezza adeguata). Dimenticavo: in via Piave, attualmente, le luci sono proprio collegate mediante cavi posizionati sulle abitazioni, in pratica basterebbe sostituire i “corpi illuminanti” e non ci sarebbe bisogno di altro. Forse era troppo semplice?

Vediamo se arriva qualche risposta chiarificatrice…

23/05/22 – Per la cronaca: ho inviato questa pagina all’indirizzo del Comune che dovrebbe raccogliere le segnalazioni varie dei cittadini: sportellocittadino@comune.siracusa.it. Il giorno dopo mi hanno comunicato di aver inoltrato questa segnalazione all’ufficio competente (Gentile utente abbiamo inoltrato la sua richiesta all’ufficio reti.infrastrutture.1@comune.siracusa.it:).
Poi, su segnalazione di un’amica architetto, ho inoltrato lo stesso messaggio a diversi altri:
sarebbe necessario mandare un comunicato formale al Dirigente del settore Opere Pubbliche del Comune di Siracusa: Arch. Brex, a quello del Settore Mobilità e trasporti: Arch. Giuseppe Amato, a quello delle Politiche Sociali: Dott.ssa Adriana Butera ed infine al Comandante della Polizia Municipale: Dott. Enzo Miccoli.
Anche perché, mi segnalava questo architetto: “Bisogna assolutamente indignarsi per tali scorrette realizzazioni dei lavori. Le rampe si fanno ASSOLUTAMENTE sugli incroci e non a qualche metro oltre gli stessi.”


Ecco le novità del 24/05/22 – è giunta una lettera da parte del Comune di SR, che riporto integralmente

Buongiorno,
in risposta quanto evidenzito dalla S.V. con la mail del 23/05/2022 e ricevuta dallo scrivente in data odierna, si evidenzia che gli attraversamenti pedonali in fase di realizzazione nell’area di via Piave, previsti dal progetto di riqualifcazione urbana, si stanno realizzando tenedo conto della normativa attualmente in vigore.
Infatti l’intervento è in linea con quanto stabilita dal D.Lgs. 285/92 “Nuovo Codice della Strada” e dal D.P.R. n. 495/92 “Regolamento di attuazione del nuovo codice della strada” (art. 145).
Infatti la norma prescrive che “………In presenza del segnale fermarsi e dare precedenza l’attraversamento pedonale, se esiste, deve essere tracciato a monte della linea di arresto, lasciando uno spazio libero di almeno 5 m;……”
Per una migliore lettura della norma si allega lo schema degli attaversamenti pedonali che ACI ha inserito all’interno delle linee guida pubblicate già nel 2011.
Si evidenzia inoltre che con l’intervento in fase di esecuzione, si stanno realizzando gli attraversamenti pedonali, attualmente mancanti, sulle traverse ortogonali a via Piave e si stanno implementando quelli sulla stessa arteria principali munendoli di regolare scivolo per agevolare il passaggio di carrozzine e passeggini.
Si rimane comunque a disposizione per eventuali ed ulteriori chiarimenti in merito.
Cordialmente – Il Resp. Unico del Procedimento – Nunzio Marino

In risposta alla quaestio, allego uno schema realizzativo degli attraversamenti pedonali come da codice della strada e linee guida ACI. Si specifica che abbiamo preferito attenerci a tali indicazioni proprio per facilitare gli attaversamenti in sicurezza in particolar modo ai diversamente abili.

Ho inserito per documentazione i file che sono stati inviati dal Comune; ma per quanto riguarda la risposta, credo che la domanda di fondo sia stata un po’ elusa. Chiedevo semplicemente perché non è stata scelta la soluzione ben più semplice e già adottata nelle vie limitrofe, che prevedeva meno interventi, accesso più breve e lineare? Resto ancora in attesa dei prossimi sviluppi; idem per la questione delle luci…


A dire il vero una risposta alla mia semplice domanda è arrivata, eccola:

Buongiorno, come ha potuto constatare dalla mail che le ho inviato in precedenza, la soluzione proposta da Lei non è in linea con quanto dispone la norma attualmente in vigore. Un nuovo intervento, come quello che stiamo pertanto avanti su via Piave, non può prescindere dal rispetto della normativa.
Cordialità, Nunzio Marino (inviata il ven 27 mag, alle 08:37 )

Parlando con alcuni amici per chiarire sempre meglio la natura di questo intervento (penso che proprio nella prima settimana di giugno i lavori riguarderanno l’ufficio delle Poste e quindi anche il nostro centro CIAO, forse avremo modo di sentire anche chi interviene e dirige i lavori sul posto…) ci siamo soffermati su questi aspetti.

Dal piano regolatore del Comune di Siracusa si evince che via Piave è definita “Strada Locale” neppure “Strada di Quartiere” che è di livello superiore, per quanto viabilità e possibile traffico veicolare…
Sappiamo poi che oltre alle normative, va rispettato anche il PIANO GENERALE DEL TRAFFICO URBANO (PGTU) e il PIANO URBANO DELLA MOBILITÀ SOSTENIBILE (PUMS) della città (di cui ho intanto recuperato il Regolamento)


Questi documenti sono stati aggiornati dal Comune e successivamente adottati nel 2019 (è possibile verificare tutta la documentazione a questo il link.
In questi piani è interessante notare che via Piave è definita come “Strada Locale” neppure “Strada di Quartiere” che è di livello superiore… Forse in quest’ottica sarebbe sensato privilegiare le soluzioni più adatte alla vita locale del pedone, piuttosto che le soluzioni legate al transito delle macchine.

Noto tra le altre cose, che via Piave è interessata anche a forme di mobilità lenta (Programma sperimentale Piedibus (Progetto Siracusa City Green), come si può constatare dalla cartina 77 di p. 94 del PGTU-PUMS, e mi chiedo cosa dovranno fare gli scolari che si dirigono o tornano dalla scuola di s.Lucia, a poca distanza da V. Piave: seguire il nuovo itinerario a zig-zag o continuare imperterriti a privilegiare il percorso più semplice e più rapido?

Io continuo a pensare alla nostra cara Amine che viene quasi ogni giorno a trovarci, spingendo la carrozzina con il suo piccolino e tenendo per mano l’altro bambino che ormai trotta disinvolto. Me la vedo a doversi esibire in una serie di slalom piuttosto articolati per dover seguire il futuro itinerario “in sicurezza”. E continuo a nutrire qualche dubbio su questo percorso che tanto sicuro e lineare proprio non mi sembra.

15/06: i lavori sono in questi giorni proprio sul tratto del nostro Centro CIAO. Confabulando con gli operai ho provato a chiedere qualche lume. Interessante far notare che stanno inserendo i pali della luce un po’ troppo al centro, rispetto al marciapiede (“Cosa volete, noi eseguiamo il progetto”), anzi, uno dei lavoratori, facendogli notare che sulla strada ci sono già le luci, in discreta quantità, mi risponde “non ci avevo fatto caso…”. La risposta più interessante, fornita dal capocantiere, al quale mi sono rivolto proprio per segnalare questa soluzione delle rampe di accesso a mio avviso ben poco funzionali, mi ha illuminato con questa risposta: “Sono per evitare la risalita dell’acqua sul marciapiede quando ci sono precipitazioni…”. Non oso commentare!

22/06: I lavori vanno avanti, proprio oggi ho incontrato la sig.ra Di Gregorio, delegata di quartiere, per farle presente questa situazione; ha osservato con attenzione e interesse e si è subito attivata per sentire anche lei le persone che possono offrire chiarimenti. Vedremo cosa succederà nei prossimi giorni (pensa di chiedere un sopralluogo con gli addetti ai lavori).

Intanto ecco il link alla pagina del Comune dove si possono trovare
tutti i documenti relativi alla Riqualificazione di Via Piave.
Unica raccomandazione, siccome hanno salvato i file con una estensione poco pratica (pm7, un formato protetto che si usa con la firma digitale), per poterli visualizzare occorre rinominare il file, eliminando proprio questa estensione e lasciando solo quella giusta, .pdf)

Visita luminosa alla Sagrada Familia

Visita luminosa alla Sagrada Familia

La prima volta che ho avuto l’occasione di visitarlo con calma, questo splendido cantiere che è oggi la Sagrada Familia di Barcellona, molto era ancora nascosto nei fogli di progetto, nei sogni di Gaudì, nella impegnativa fedeltà di chi ha completato questo immenso tempio “espiatorio”… Era il dicembre del 2000, complice una riunione marista mi ero ritagliato una mattinata di visita al grande cantiere. Ne valeva davvero la pena.

la Sagrada Familia – dicembre 2000 – 22 anni fa!

Imponente, affascinante, ma ancora molto “cantiere”; la messa veniva celebrata solo nella cripta, il piano superiore era terreno di conquista tra muratori e turisti, con frequenti invasioni di campo. A quei tempi non era ancora nemmeno facile ipotizzare un “quando” per una sorta di conclusione, almeno delle parti essenziali; si girava per l’immensa navata ammirando le occhiaie vuote delle finestre, le colonne smascherate con i loro tralicci in cemento armato all’interno, le gru svettanti, i ponteggi ancorati alle pareti. Era già un viaggio affascinante e mirabile, che mostrava tutta la genialità e fantasia dell’architetto. Ma anche l’occhio vuole la sua parte…

Alla fine di aprile di quest’anno ho avuto di nuovo l’opportunità di passare per Barcellona e questa volta, grazie al balzo di oltre 20 anni di lavori, ho pensato che ci voleva davvero una nuova visita, condotta con calma, assaporando con attenzione l’itinerario e le numerose novità. La guida che viene fornita adesso è decisamente esaustiva. Tutta la procedura del biglietto e dell’ingresso, ormai, si può fare online e mediante l’app si scarica anche l’audioguida, molto semplicemente. Il tutto ha il suo costo, 26 € per la visita completa. In questo modo più che turisti… ci si sente sponsor e contribuente della costruzione! Ma va bene anche questo.

Fine di aprile, giornata ormai primaverile e tiepida, luminosa quanto basta. Dopo un primo giro intorno al tempio, che rivela l’avanzare dei lavori ma ancora la grande attesa per il terzo portale del tempio, entro dalla facciata della natività, uno dei due grandi ingressi laterali (l’altro è quello della crocefissione). E’ bello notare come questi due ingressi laterali hanno il vantaggio di un grande spazio antistante, giardini e verde, viene da domandarsi quale respiro potrà avere la facciata principale, ormai assediata da palazzi e strade. L’ingresso va gustato con calma, quasi per creare una sorta di suspense prima dell’entrata; la guida spiega l’origine, parla della vita di Antonio Gaudì, della sua visione religiosa ed artistica, fuse in modo davvero unico. E invita ad osservare la ricchezza della facciata, la miriade di dettagli e particolari, dalle tartarughe che reggono le colonne principali (non era una teoria indù quella che immaginava il mondo sulle spalle di un elefante, il quale a sua volta poggiava su una tartaruga?) agli angeli che suonano gli strumenti.

la Sagrada Familia, oggi, aprile 2022

Ma poi si entra, e si viene sommersi dalla luce che prima era solamente luminosità, e invece dentro alle navate del tempio si trasforma in musica, parola, indicazione, sostegno, messaggio. L’effetto è veramente ammaliante e intenso; i colori parlano da soli e le tonalità calde contrapposte a quelle fredde della navata opposta, raccontano senza necessità di troppe spiegazioni il senso della vita che nasce, cresce, si spegne, ma poi risorge.

Più che le parole, ha senso lasciarsi rapire dalle immagini e dai colori. Basterebbe questo per aiutare ad “alzare lo sguardo” e nutrire la vita di bellezze simili.

Una caletta che merita…

Una caletta che merita…

Per prima cosa sbagli sicuramente l’accento. Ognina fa pensare a qualche ninfa svolazzante sulle onde, una Ondina esotica. E invece i siracusani ti guardano un po’ strano se metti l’accento sulla i; devi proprio sforzarti e farne di ogni per riportare le cose alla pronuncia corretta: ògnina, infatti.

Ma se poi decidi di inforcare la bici, approfittare di una splendida mattinata primaverile per andare a scovare questo angolo di paradiso, allora anche gli accenti scivolano leggeri. Però devi mettere in conto che una quindicina di km sono sempre una bella pezza di pedalata da considerare, la prima parte sulle strade trafficate di una Siracusa che inizia a sentire la bella stagione e poi, prendendo le stradine dell’Isola, su strade tranquille e scorrevoli: comunque lunghette.

In sintesi questo è l’itinerario, realizzato con l’App di Komoot

la zona di Ognina, su GMaps

Arrivati all’ultima rotonda ufficiale con il bivio per Ognina o Fontane Bianche, si apre il dilemma: passare dalla zona cittadina, con le sue innumerevoli costruzioni più o meno eleganti e spesso poco inserite in questo pezzo di costa, oppure tentare la via dei campi; dalle mappe le stradine sembrano tutte percorribili, ma spesso ti trovi davanti un cancello semiaccostato che scoraggia un po’. Per l’andata ho preferito la strada bucolica. E il cancello semiaccostato; non me ne voglia il contadino.

Così costeggiando una vasta coltivazione di patate (che qui sembrano davvero aver trovato un habitat ideale), costellata di tubazioni per l’irrigazione a pioggia (ci saranno chilometri di tubi di plastica, e anche in questo caso la domanda sul destino di tutte queste infrastrutture è d’obbligo), si giunge finalmente in vista del mare. Sembra quasi di costeggiare la foce di un fiume, ma si tratta solo di una insenatura profonda, che tra l’altro ha persino la sua bella isola come conclusione del panorama. Sul lato nord le case, il solito guazzabuglio di abitazioni costruite a ridosso del boom degli anni 60 mentre su quello sud, per fortuna, la natura ha prevalso e non vi sono costruzioni di sorta. Il litorale risulta quindi abbastanza conservato e naturale.

Anche se l’occhio non può che soffrire nel vedere questo terreno letteralmente costellato di brandelli di plastica, strascichi delle coltivazioni, dei teli di pacciamatura ben poco ecologici che ancora vengono utilizzati in grandi quantità. Sarà che poi questa plastica è verde e si mimetizza meglio, ma al terreno non fa certamente bene. E arriva fin quasi al mare…

Spingendosi qualche decina di metri ancora più a sud, si arriva a ridosso della caletta di Ognina, un luogo veramente suggestivo e se non ci fosse all’orizzonte la silhouette di Siracusa potresti facilmente pensare di essere in qualche isola o località da sogno.

La spiaggia che si prospetta, riparata da un costone che lentamente si sta consumando ma che, con la sua bordura di piante, contribuisce ad isolarla e proteggerla, sarà lunga un centinaio di metri, una insenatura protetta e sabbiosa, il che la rende una zona appetibile e gradita, visto che poco più avanti tutto si trasforma in dura scogliera e ruvido pavè roccioso. Avevo scelto un orario poco indicato per le escursioni, ma arrivando qui proprio alle 13, la spiaggia era completamente deserta. Un angolo di paradiso ideale per un momento di solitudine e di contemplazione. E qui le cose da apprezzare sono davvero tante.

Ho provato naturalmente la temperatura dell’acqua, decisamente troppo fresca per concretizzare l’ipotesi del primo bagno di stagione, ma gradevole per una passeggiata sul bagnasciuga. Che peccato però dover contemplare anche qui brandelli di sacchetti di plastica, cocci di vetro smerigliati dalle onde e la consueta corona di bottiglie sulla spiaggia.

E dopo non molto ecco arrivare, con il suo tipico fragore, una scorribanda di moto da cross che un paio di volte hanno percorso la spiaggia con il corollario di frastuono, confusione e inquinamento vario. Probabilmente siamo in una zona protetta, ma a quanto pare non ci sono controlli di sorta; potrebbe essere un bene e stimolare il senso civico, ma per il momento questo è il risultato e la situazione.

Dopo una pausa di relax sulla spiaggia ho provato a costeggiare ancora il territorio vicino, giungendo fino alla Torre di Ognina, una sorta di punto panoramico non lontano da questa caletta. Si percorre un sentiero a fil di roccia sul mare, suggestivo e gradevolissimo. Lo spettacolo che si coglie dall’alto mostra chiaramente lo stacco tra la zona urbana e il resto del territorio, ancora intatto. Anche questa zona meriterebbe un altro approfondimento, con un semplice trekking che permetta di visitare le numerose insenature che si aprono man mano, fino ad arrivare alle prime case di Fontane Bianche.

E non poteva quindi mancare un album fotografico su questo luogo meraviglioso

Sui passi dell’acqua…

Sui passi dell’acqua…

E così provo a rintracciare questo sentiero dell’acquedotto Galermi. Leggo un po’ in rete, mi immagino tutta la verve di chi giustamente reclama un trattamento migliore per queste vestigia del passato, mi immagino già a percorrere questa ipotetica pista ciclabile con pendenza quasi a zero che potrebbe circondare quasi metà Siracusa. Cerco anche indicazioni più precise.

Ma al di là del nome e della posizione del Teatro Greco rintraccio poco. Così, gambe in bici, inizio la perlustrazione proprio nella zona che sovrasta il parco di Neapolis. Uno stradone largo, costeggiato di ville e luoghi dalla visuale incantevole; poi mi inoltro nelle strade laterali e finalmente scorgo una via dal nome evidente: Via Galermi, ma in prima battuta non mi accorgo nemmeno che il “sentiero” omonimo comincerebbe proprio lì vicino. Le erbacce, la mancanza di indicazioni e la banalità della solita trascuratezza, fanno il resto.

Arrivo così ad un’altra via che conserva tracce di questa presenza: via dell’Acquedotto. E finalmente intravedo uno dei pozzi di aerazione che si ripetono ad intervalli regolari lungo tutto il tracciato. Trovato uno si dovrebbe far presto a trovare gli altri. E così è. Anzi, noto che esiste una sorta di striscia di rispetto che dovrebbe accompagnare tutto il percorso. Ma questa è la teoria.

Comincio a fotografare i primi tombini (chiamiamoli così) e andando a ritroso scopro dove inizia questo sentiero. Il cartello esiste ancora, ma è orma il logoro e stinto dal tempo, si fatica persino a decifrarlo. Rimane ben visibile però il QR code, che rimanda alla pagina di Wikipedia.

Provo a seguire questo sentiero, ma nemmeno 200 m. e trovo il primo sbarramento, una sorta di cantiere di costruzione con i suoi tramezzi in filo di ferro che impediscono l’accesso; sui pannelli informativi non si riesce nemmeno più a leggere di cosa si tratta e pochi metri oltre si vede già un muro in cemento che sostiene una strada ortogonale al sentiero, insomma, uno sbarramento totale. Faccio il giro e raggiungo il muro dall’altra parte. Il sentiero sembra continuare, con la sua bella fascia che isola dal contesto e costeggia una lunga serie di abitazioni e villini; ma anche qui, poche centinaia di metri e altra strada a interrompere il percorso. Proseguo baldanzoso, ma mi ritrovo in una zona dove i cespugli, le erbe e gli insetti mi invitano a desistere; mi dovrò grattare per giorni, dopo aver fornito carne fresca a chissà quanti insetti voraci del prato!

Da GMaps si vede che poi i tombini costeggiano la strada che da Epipoli va a Belvedere, passando vicinissimo a distributori di benzina e altri luoghi (e addio alla fascia di rispetto). Immaginare un intervento per trasformare questo percorso ad ostacoli in una pista ciclabile è un sogno veramente azzardato e difficile. Sarebbe una strada per la salvaguardia ma fatico ad immaginarmela nel concreto! Eppure potrebbe valorizzare certamente un patrimonio che poche città al mondo possono vantare.

E per la cronaca ecco un po’ di questi tombini, che segnano il percorso dell’acquedotto Galermi