Sfogliato da
Categoria: varia

Quanto è profondo l’Oceano

Quanto è profondo l’Oceano

Se mio nonno fosse un pesce e si chiamasse Marmolada, qualche domanda me la farei…

Spesso mi capita di cercare e prendere libri che al momento non penso proprio di leggere, poi vengono i momenti in cui la lettura reclama il suo tributo… mi è capitato così per Oceano, di Francesco Vidotto. Motivo? Chissà, spesso su Instagram mi capitava di vedere qualcuno dei suoi interventi, di solito skippo veloce, ma nel suo caso mi sembrava di avvertire qualche consonanza, quello che leggevo mi sembrava logico, sensato e “normale”. Il che non è poco. Così mi sono persino avventurato a chiedere consigli e siccome ultimamente sto esplorando anche un po’ i vari bot di IA, ne ho confrontati alcuni… poi alla fine mi sono lasciato guidare dalle immagini e forse dalla reminiscenza con il romanzo di Baricco, Oceano mare. Che ovviamente non c’entra nulla.

Perchè questo Oceano protagonista del libro è un semplice uomo, un montanaro, una persona anziana sul crinale della vita che racconta allo scrittore la sua storia.

L’escamotage, che regge bene per l’intero racconto, è quello di un vecchio signore che si rivolge a Vidotto stesso per chiedergli di scrivere la storia che lui, poco alla volta, intende raccontargli. E così inizia il racconto.

La vita di Oceano, che spiegherà ben presto il motivo di questo insolito nome, per un montanaro che vivrà praticamente in mezzo alle malghe e ai boschi, si spalma lungo quasi tutto il secolo del 900. Gli agganci con la cronaca (o la storia) si incontrano con le storie di migrazioni degli inizi, con l’avvento del fascismo, la sfortunata spedizione in Russia a cui il protagonista partecipa drammaticamente, i complicati tempi presenti, con lo sgretolarsi delle famiglie, delle coppie, il pesante lascito della droga… insomma, molta concretezza.

Il racconto prende il via e diventa più intenso quando la storia d’amore che si avverte in filigrana per tutto il libro, riesce finalmente a decollare; apparentemente sembra un’impresa sconsigliabile, il piccolo Oceano era stato accolto come orfano da una famiglia del paese senza figli, ma poi nasce una bambina, la piccola Italia. Non essendo veri fratelli ma avendo vissuto a lungo in questa dimensione, è facile intuire le difficoltà, le remore, gli stigmi sociali quando il loro affetto si trasforma in amore evidente e manifesto.

Un amore che però sarà sempre una storia in salita, nella pausa della guerra per una violenza subita la giovane diventa madre, mentre Oceano viene dato per disperso in Russia. Fortunosamente riesce a tornare e si trova di fronte ad una nuova e lacerante verità. Ma anche in questo caso la vita prende il sopravvento e al rancore o alla delusione subentra una capacità di accogliere la vita davvero profonda e duratura.

Nel finale si scopre il motivo che spinge questa persona, ormai anziana e spesso vittima di lacune di memoria e intoppi vari di salute a mettere la sua vita nero su bianco e consegnare, come un’eredità, il suo percorso ad ostacoli, caparbiamente affrontati.

Positivo, sensato e godibilissimo, si legge davvero in poco tempo, la storia ti prende e ti conquista. La montagna, che è sempre presente, fa da cornice assoluta e necessaria ad una storia rude ma vitale.

E che le montagne abbiano un fascino davvero speciale… si vede qui

Dalle parti del Mar Chica

Dalle parti del Mar Chica

Dalla cartina già si coglie il grosso della giornata: era da tempo che aspettavo l’occasione e questa pausa del primo maggio giunge davvero a proposito… Volevo provare un’escursione in bici lungo la sottile strisca di terra che separa il Mediterraneo dalla laguna chiamata Mar Chica, che si trova proprio davanti a Nador. Persino l’amico Chico del Collegio La Salle mi aveva punzecchiato a provarci, con l’aggiunta di foto spumeggianti di fenicotteri…

L’ostacolo che mi consigliava invece di rimandare era uno solo: l’incognita della frontiera. Ormai è risaputo, il casello spagnolo è rapido ed efficiente ma quello marocchino sembra fare di tutto per dissuadere, rallentare e quasi scoraggiare il passaggio. Tempi lunghi, spesso incomprensibili, attese su attese.

Però oggi avevo un po’ di tempo dalla mia. Contavo di arrivare prima alla frontiera, ma il relax del mattino diventa comprensibile, così mi sono ritrovato in bici alla frontiera verso le 9 di questo venerd’i 2 maggio. Poche macchine in coda, meno di un centinaio, ma … tutte rigorosamente ferme. Dopo venti minuti di attesa, passati a chiacchierare con un altro ciclista che si stava recando anche lui dalla parte marocchina di Melilla, ero quasi sul punto di rinunciare, quando finalmente la mano dell’addetto mi ha invitato ad avvicinarmi al gabbiotto per il controllo documenti. Ormai ero in ballo e quindi… avanti.

Il controllo spagnolo del passaporto è poco più che una formalità, rapido e sbrigativo. Ma ci si ritrova subito nella coda successiva, quella marocchina, che prevede ben 2 controlli. E questa volta il tempo si dilata. Tra una cosa e l’altra, compreso il controllo dello zainetto (per la bici non c’era certo molto altro da mostrare!), alla fine sono riuscito a completare i controlli in poco più di mezz’ora. Morale, per il primo passaggio un’ora completa. E sono le 10, ma tutto sommato non è pòi così tardi. Avanti.

Avevo scaricato la mappa da Google per evitare di dover usare il cellulare (a volte anche solo i messaggi che arrivano di conferma e avviso contribuiscono a prosciugare il credito, quindi è buona prassi mettere subito il cellulare in modalità aerea) ma avendo pianificato un po’ in anticipo il percorso, non mi sembrava particolarmente difficile, un paio di deviazioni e poi tutto diritto. Interessante notare che le recensione su questa zona in GMaps sono ancora molto poche… ci sono alcuni cenni sulle varie spiagge, sui pochi servizi e sui rischi (mare agitato, presenza di numerosi rifiuti…), la vocazione turistica di questa località è ancora in crescita e si nota subito che in piena estate il panorama e il numero di vacanzieri cambia notevolmente! Al momento ho provato ad aggiungere un “Route Boukana” per vedere se me l’accettano 😉 visto che sono segnalate solo spiagge e qualche (raro) servizio o negozio.

Da sempre le lagune sono zone a forte vocazione naturalistica, in questo caso provo a spingere un po’ in questa direzione, il luogo si presta, la flora mi sembra abbastanza varia, la fauna promette bene. Favorire l’attenzione è sempre meglio di niente.

La zona del porto di Beni Ansar è il primo passaggio, ma ben poco animato, sembra di muoversi in spazi quasi abbandonati. Poi arrivo all’ingresso della strada che si sviluppa per tutta la striscia di terra che forma la laguna; all’ingresso c`è un piccolo posto di controllo, senza tante pretese, un gesto di saluto e si procede. La strada, dopo alcuni metri di lastricato tenuto davvero pulito (c’erano ben due addetti a spazzare) si trasforma in un largo stradone in terra battuto, comodo e abbastanza ben tenuto.

Questa striscia ha una larghezza variabile, nei punti più stretti è comunque di circa 200 mt. Spesso si sente il mare e la risacca sul lato del mediterraneo. Tutto in pianura, senza quindi nessun problema particolare o sforzo eccessivo. Devo solo far attenzione ad evitare qualche sasso fastidioso, non vorrei proprio forare da queste parti e dovermela fare… a piedi fino al rientro! Ma questa volta sono davvero fortunato, complice anche la velocità di crociera che rimane tranquilla. Niente fretta, oggi.

Supero alcune zone carine, abbastanza suggestive, anche se di fenicotteri neanche la silhouette, ma poco importa. Si fanno notare invece altri volatili bianchi (fors l’airone guardabuoi?), per oggi ci si accontenta. Tra poco incontrerò persino un piccolo gregge di pecore e mi domando cosa riescano a brucare su questa superficie così poco produttiva, salata, con davvero poche piantine a disposizione.

Incontro anche un piccolo gruppetto di case, con altre piccole costruzioni più semplici, baracche adibite a magazzino, luoghi di raccolta di qualche animale… Vedo persino un piccolo campo di calcio, con porte sbilenche piantate nel terreno umido e le onde dell’acqua che se lo stanno poco alla volta divorando. E appena mi fermo per fare due foto ecco comparire, quasi subito, un paio di bambini in ciabatte ma con il loro pallone, forse per rivendicare il loro diritto a giocare su questo terreno.

Pedala pedala, arrivo fino alla fine della strada, chiusa da una costruzione militare che controlla il canale che consente al Mar Chica di collegarsi con l’esterno, il mediterraneo. Abbondano i cartelli che ricordano che è proibito il transito, ma vedo diversi motorini e qualcuno che si avvia comunque verso il molo, sicuramente per pescare.

Dopo un’ora sono arrivato praticamente al capolinea, non posso certo continuare verso l’altra parte della striscia, il canale è largo più di 300 m. L’architettura della costruzione e dei grandi blocchi frangiflutti richiama contaminazioni cubiste…. Così riprendo la via del ritorno.

Mi fermo per dare un’occhiata alla lunghissima spiaggia. Tutto il terreno sembra ricoperto di conchiglie, appena la strada battuta lascia spazio al resto le conchiglie si affollano e sulla spiaggia sono ancora più evidenti. Una distesa che sembra una decorazione voluta e artificiale. Il mare oggi è agitato, le onde si fanno sentire; nessuno su questa sterminata distesa di sabbia, non so se in piena estate le cose cambiano di molto; il luogo è accessibile, la strada abbastanza buona. Non ci sono servizi o ristoranti (ho visto vicino al gruppo di case solo un negozietto che, come al solito, vende di tutto). Ho persino intravisto un paio di piccole tende nascoste in un boschetto lungo la strada… Il luogo si presta.

Oggi non è giorno di mare e l’idea non mi attira più di molto; riprendo a pedalare per il rientro, perchè il timore della frontiera non è certo un dettaglio da poco. E infatti verso le 12 sono di nuovo in coda per il controllo documenti. I tempi si prospettano nuovamete lunghi, alla fine risparmio forse una decina di minuti e poco prima dell’una ho varcato tutti i controlli. Eccomi di nuovo a Melilla.

Tutto sommato una bella escursione, in tutto sono quasi 30 km di percorso; peccato per le 2 ore spese in fila alla frontiera… ma a Melilla questa è la norma.

Ecco alcune immagini di questo tour – Beni Ensar – Mar Chica

Un san Giorgio a suon di libri…

Un san Giorgio a suon di libri…

Strano e simpatico giorno, il 23 aprile; come tutti i san Giorgio (e l’onomastico non si discute!) si ricordano le varie “incombenze” che la tradizione affida a questo santo popolare, forse originario dell’Armenia… soldato, liberatore di fanciulle, cacciatore di draghi, patrono di tante nazioni e località…

Ma qui in Spagna la ricorrenza odierna è famosa ed importante anche per un altra coincidenza: è l’anniversario di morte di Cervantes e di Shakespeare e quindi si celebra un giorno tutto all’insegna dei libri, della narrativa, della lettura: il dia del libro, per l’appunto.

In questa occasione la scuola lasalliana di Melilla si è veramente data da fare, superando ampiamente quello che si potrebbe mettere in piedi, chessoio, per un carnevale in maschera.

Ogni classe ha adottato un libro rinomato e si sono sbizzarriti per una intera mattinata. La porta della classe è diventata così la cover del libro e per entrare ancora meglio nel ruolo, ogni alunno (o quasi) si è travestito a tema; dalle superiori, ovviamente più sobri, ma nemmeno troppo, fino ai cuccioli dell’infanzia (e vi assicuro che entrare in una classe di 25 dalmati in bianco e nero fa il suo effetto!).

Poi le ricreazione e le attività che erano ovviamente a tema. Nel centro del cortile una bancarella per lo scambio dei libri, sempre a disposizione, con numerosi lettori appassionati. E per stimolare la voglia di leggere, si sono fatte delle maratone di lettura, ovviamente in costume, per dedicare tempo a questa specialissima attività.

Perchè è vero, se non si legge non si perde nulla di vitale, ma quando si legge, non ti puoi immaginare quello che puoi scoprire!

Naturalmente, ecco l’album fotografico del Dia del libro ’25

Rieccoci a Carnevale

Rieccoci a Carnevale

Venerdì c’era allerta gialla per la pioggia, sabato era prevista addirittura una bordata d’acqua eccezionale, allerta arancione e 80 mm di pioggia previsti. Abbastanza vero, avevamo persino lasciato la macchina nel cortile della scuola per darle una lavata (con la penuria che abbiamo qui di acqua… è la nostra strategia Laudato sii per non sprecarla!), e di notte un bel po’ di acqua deve essere scesa, a giudicare dalle ampie pozzanghere (e dai dati delle stazioni meteo locali)

Ma per il pomeriggio le cose erano quasi rientrate; nuvole e cielo pesante sì, ma fortunatamente l’acqua ci ha risparmiato.

Quest’anno avevo un accompagnatore d’eccezione, mio fratello Franco, che è venuto fin quaggiù per conoscere la nuova realtà in cui mi trovo; da buon giramondo fresco di pensione può finalmente godersi un po’ anche gli aspetti turistici di queste zone. Così nel pomeriggio ci siamo avventurati per il centro di Melilla, ben sapendo che la sfilata sarebbe iniziata dopo le 19, ma intanto si possono già scorgere i lati curiosi dei preparativi.

Tutto il centro era indaffarato a sistemare gli ultimi ritocchi per i carri, ciascuno con il suo tema ben evidente: lo spazio, Dracula, Mario Bros, fiori e puffi… la prima cosa che si nota è la fantasia ben distribuita. Non siamo in una grande città ma il fatto che siano tante le persone che vengono da fuori contribuisce a moltiplicare l’inventiva, “tradurre” altre idee, localizzare personalizzare spunti creativi. Con un effetto finale davvero notevole. Così, dopo aver gironzolato per bene ci siamo decisi di goderci la cabalgata dalle comode sedie allestite ai lati della via centrale, pronti per osservare con calma la sfilata.

Che poi le 7 siano diventate le 7 e mezzo e che il tutto sia iniziato alle 8, poco importa, lo spettacolo era già iniziato. Gli spalti si erano riempiti con calma, i marciapiedi grondavano di persone e ogni tanto si assisteva a qualche incursione dei gruppi organizzati, così potevi osservare un drappello di “strofinacci” o una squadra di riders con i loro ingombranti zaini ripieni di pizze, oppure dei funghetti ballerini e …cavalli a due piedi rivestiti di sgargianti costumi.

E poi alle 8, a suon di musica intensa e sgargiante, ecco dare il via alla processione dei carri; nuvole di confetti (così si chiamano qui i coriandoli!), lancio di stelle filanti, piroette, esibizione di costumi, idee e trovate originali… una passerella gradevole e divertente.

Ovviamente non può mancare l’album fotografico di questo Carnevale 2025

Le 3 facce della medaglia

Le 3 facce della medaglia

Qui a Melilla, dove ormai vivo da quasi 2 anni, si tocca con mano l’essere periferia dell’Europa, zona lontana e marginale, quasi in balia di complicati equilibri che regolano, ad esempio, i rapporti con il vicino Marrocco. Eppure la nostra è una città dove la tolleranza e la condivisione tranquilla tra i diversi gruppi linguistici gode di una riconosciuta fama. Sto aspettando che venga ri-presentato anche qui il testo del ricercatore Abderrahim M. Hammu che affronta il tema di come gestire la diversità religiosa sul nostro territorio, piú che altro per incontrare una persona che si dedica al dialogo in modo concreto (non è così facile incontrarle, queste persone…)

Ma siamo anche una zona di passaggio e il tema dei migranti è uno dei più caldi della zona. E’ vero, dopo la chiusura della frontiera a causa del Covid le cose sono cambiate bruscamente. Il flusso quotidiano di migliaia di persone che entravano e uscivano da Melilla favoriva ovviamente il passaggio di molte persone che cercavano non tanto un lavoro giornaliero, quanto di passare oltre, per giungere sulla penisola e iniziare così il loro percorso migratorio.
Adesso praticamente non passa più nessuno. La struttura del Ceti che ospita attualmente circa 800 persone, per il 60 % è occupato da sudamericani, poche le altre presenze.

Siamo a contatto con ragazzi dei centri di accoglienza per minori, i numeri sono piccoli, quindi gestibili; il principale ospita meno di 100 ragazzi, dai 13 ai 18 anni. Sono loro che ci raccontano come si fa a passare, essenzialmente a nuoto dalla zona vicina; ma è un passaggio che si pratica con la buona stagione, adesso è praticamente fermo.

Ecco allora che le notizie date dai giornali possono influire profondamente sul modo di percepire questo fenomeno.
Proprio ieri il Faro di Melilla, una delle principali testate online della città, sparava questo titolo allarmistico: Aumenta del 233,3% l’ingresso di migranti per via terra nella nostra città.
Inquietante, se una cosa aumenta più del doppio scatta in automatico un senso di allerta e di forte preoccupazione. I numeri sono numeri e grosso modo li avvertiamo tutti in modo simile.
Se il prezzo del caffè aumenta del 230%, bere un espresso al bar mi viene a costare quasi 5 €!

Poi l’occhio cade anche sull’occhiello della notizia, per capire meglio come stanno le cose:
da gennaio al 15 febbraio sono entrate nel nostro territorio solo 10 persone.

Dunque, si tratta di 10 persone soltanto, grosso modo gli occupanti di 2 macchine, due famiglie di media grandezza. Questo sarebbe il 233,3 %. Tutto sommato si tira un sospiro di sollievo, non sono numeri da invasione sfrenata o da allarme rosso.

Strano che proprio a Melilla questo tono sia così marcato. Sono anni che la frontiera è praticamente sigillata. Non si riesce nemmeno a far entrare un camion di pesce fresco per la rivendita locale (questo è il vero tema “caldo” di questi giorni); vista la cosa da questa prospettiva sembra quasi una piccola ripicca per una situazione fastidiosa che ormai si prolunga da anni.

Ma i titoli restano e si fa presto a diffonderli e distribuirli.
Sappiamo bene che il tema dei migranti è uno degli spartiacque della nostra epoca, combattutti come siamo tra il considerare questo fenomeno come un’emergenza o come un’opportunità, o almeno come una situazione gestibile. Chiaramente sembra impossibile gestire un trend in crescita del 230%; ma forse accogliere 10 persone in un mese e mezzo, per una città di oltre 80 mila abitanti non dovrebbe essere così difficile.

Sono le 3 facce di questa medaglia: paura, sopportazione, intervento. Aprire bene gli occhi, valutare con attenzione questo fenomeno, i suoi numeri e i suoi tanti risvolti dovrebbe essere la strada corretta per non subire in modo acritico la realtà.
Mantenere desta l’attenzione, anche nel leggere una notizia come questa, dovrebbe essere la norma. Diffondere notizie in modo più equilibrato, attento e meno “gridato” può essere un modo per favorire questa convivenza serena tra le tante componenti della nostra città e, in fin dei conti, del nostro piccolo mondo.