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Papiro canta…

Papiro canta…

Cosa si sarà dovuto sorbire il povero Renzo dal suo cavilloso Azzeccagarbugli, a sfogliare le grida, i fogli, la carta insomma. E da che mondo è mondo, così come lo conosciamo noi, la carta la fa spesso da padrona. Ma prima?

Un piccolo gioiello che esiste solo qui a Siracusa è il Museo del Papiro, probabilmente l’unico al mondo a raccontare la storia di questa pianta e mostrarne gli usi che ne tempo ne sono stati fatti, principalmente come supporto culturale e strumento di comunicazione.

Dalle descrizioni che si trovano sul web è facile capire cosa contiene: “consigliato soprattutto agli appassionati di storia e in particolare dell’antico Egitto: il Museo del papiro Corrado Basile di Siracusa è l’unico al mondo dedicato interamente alla carta degli Egizi. I pezzi esposti, i filmati e gli ausili didattici accompagnano il visitatore in un viaggio nel tempo: fra le altre cose, è possibile ammirare papiri dal XV secolo a.C. all’VIII secolo d.C., i frammenti di papiri e di materiali lignei carbonizzati nell’eruzione del Vesuvio del 79 d.C., i papiri prodotti a Siracusa dal XVIII secolo, manufatti in papiro (recipienti, sandali, corde, stuoie) e una fornitissima documentazione sulle origini del papiro e sulla sua lavorazione a Siracusa e in Egitto. (fonte)

Ho aspettato un bel po’ di tempo per poterlo visitare con calma, questa domenica mattina, con le finestre spalancate sul mare, il vento che sciorina le bandiere nel sole, la calma di chi si gode questi giorni di Siracusa con la tranquillità della poca folla e del ritmo più tranquillo. Anche perché l’altra volta che avevo tentato di visitarlo, mi ero arenato all’evidenza: io non porto mai contanti in tasca, ormai uso solo e sempre il telefono come pocket money, ma questo è un museo piccolino, a conduzione davvero familiare e il pos non è presente. Peccato, mi ero detto quella volta, nella scorsa primavera. Ma oggi mi ero attrezzato, anche perché tra covid e lockdown il periodo di chiusura di questa risorsa si è prolungato praticamente fino a questa estate.

Parcheggiata la bicicletta a ridosso del cortile interno del bel palazzo che ospita il museo, subito viene voglia di chiedersi: ma perché non ci sono delle belle piante di questo specialissimo papiro che praticamente è un’esclusiva di Siracusa? Ci starebbe davvero bene, ed è proprio una delle cose che poi ho suggerito al curatore del museo.

Perché la cosa sorprendente non è stata tanto il museo, quanto la presenza vivacissima del suo fondatore e curatore. Un museo che si intitola “Corrado Basile” fa subito pensare al busto in marmo di un qualche illuminato magnate del 700, un mecenate del secolo scorso, come minimo. E invece il sig. Corrado Basile è una simpatica e vivace presenza che vive e si muove tra le sale di questo straordinario museo. Ero appena entrato e un signore molto cordiale ha invitato me e l’altra coppia in visita a guardare il video che aveva appena avviato nella sala delle proiezioni. Poi alla fine lo vedevo molto disponibile a scambiare due parole con i presenti, a spiegare nel dettaglio, a fornire indicazioni… così ho azzardato la richiesta se fosse lui il curatore del museo.

Era proprio lui e da quel momento ha iniziato a spiegarmi anche quanto nelle poche sale aperte al pubblico non è sempre possibile racchiudere. Mi ha parlato del prossimo appuntamento importante di fine mese, per il prossimo XX convegno internazionale di egittologia e papirologia, mi ha gentilmente aperto i cordoni (letteralmente, facendomi entrare nelle zone riservate). Si scusava per il disordine e per lo stato di lavori in corso, ben sapendo che un museo vivo dovrebbe sempre avere questo aspetto, con i tavoli ancora ingombri di manifesti, carte, lettere e pubblicazioni. Visto il mio interesse si è prolungato nel mostrare i tanti riconoscimenti ricevuti nel tempo, le persone illustri che ha incontrato e che si sono ritrovati qui a Siracusa proprio grazie al papiro. Si è tolto anche qualche sassolino dalle scarpe quando gli ho chiesto se tutto il palazzo era riservato al Museo e mi ha fatto capire che le tante promesse della politica si sono impantanate rapidamente disperdendo le risorse verso altri rivoli (in effetti tutto il palazzo dovrebbe essere destinato a questo museo, ma entrando, sulla sinistra, si leggono anche altre dedicazioni, tipo “esposizione di arte contemporanea…”. Si avverte subito il piglio dell’appassionato che ha dedicato tutta la sua vita a questo entusiasmante prodotto che mette poi in collegamento con quanto di più importane la nostra cultura conserva e tramanda.

La passione per il papiro si è estesa velocemente anche all’interesse per l’ambiente, soprattutto quello vicino e particolarissimo del fiume Ciane, dove il papiro cresce rigoglioso. Persino troppo, visto che sarebbe importante curare un po’ meglio questo luogo particolare, con qualche sfalcio e riduzione della vegetazione, per evitare un eccessivo sfruttamento del fiume, eccessiva produzione di piante (e forse il recente incendio può essere una delle cause di questa trascuratezza).

Uscendo vedo che il foglio dei visitatori si è lentamente riempito, in questa domenica mattina sono entrati già una dozzina di persone. Un piccolo drappello di curiosi e di appassionati, sicuramente.
E saluto la reception sottolineando che forse l’attrazione più importante del museo non sono tanto i papiri, gli strumenti per lavorarlo, le barche africane, ma la persona stessa di Corrado Basile, che continua a rendere unico questo piccolo tesoro di resilienza culturale.

Altre risorse sul papiro? Ce ne sono, e anche di pregevole fattura, forse però più orientate allo studio dei testi e alla conservazione dei documenti, come il Museo Papirologico dell’Univ. del Salento, o il Papyrusmuseum della Biblioteca Nazionale di Vienna.

E le foto? Per coerenza non ho voluto postare foto degli interni visto che è richiesto proprio all’ingresso del museo con un bel cartello: No Foto e niente Video. E mi sembrava brutto fare il turista incurante delle norme. Mi sono così limitato a qualche scorcio all’esterno e sul giardino che accoglie i visitatori. Mi sembra già abbastanza suggestivo.

Iniziamo il 2020 con un giro nel passato… quello antico!

Iniziamo il 2020 con un giro nel passato… quello antico!

Ma siamo sicuri che l’albero di Natale…

Pensavo in questi giorni di inizio anno nuovo che un po’ di propositi bisogna pur farli. Fosse anche il proposito di non farne troppi, o di inutili. Quindi meglio procedere come se niente fosse, come se i giorni continuassero a provenire dallo stesso fornitore, con la stessa intensità, con il loro consueto miracoloso carico di sorprese…

Approfittando poi della prima domenica di gennaio, mi sono concesso almeno il proposito di andare ad esplorare un po’ più a fondo questo splendido territorio che è Siracusa. Ma che dico: New-York, o forse Napoli. Anche perché recita proprio così il cartello all’ingresso degli scavi archeologici: Nea Polis. Più chiaro di così. Benedetti greci con la solita crisi di fantasia per i nomi di città.

Comunque oggi ho preso solo la bici e l’intenzione di non fare foto, almeno, non tante, almeno, non con una fotocamera seria. Semplicemente girare per cogliere una prima panoramica di quanto, in seguito, varrebbe la pena di approfondire. Arrivare all’ingresso è persino facile, pochi minuti da casa nostra. Questa domenica di gennaio era poi fresca, ma tersa e con un bel sole; dopo qualche ora avrei quasi rimpianto di essermi bardato un po’ troppo.

La visita degli scavi è molto lineare da compiere: si comincia dall’anfiteatro romano, si sorvola sulla ara di Ierone, si entra nella zona del teatro greco e si completa con un tuffo nelle latomie. Se poi uno è curioso dà uno sguardo alla base della chiesa vicina all’ingresso, la cappella dei Cordari, per ammirare le piscine d’acqua che i romani avevano realizzato per alimentare i loro giochi nell’anfiteatro. E poi l’ultimo sguardo andrebbe comunque al ficus secolare che occupa una bella porzione delle latomie.

Anfiteatro romano: sarà anche comodo il percorso su quella bella stradina in cemento (e penso non solo alle carrozzine ma a chi ha difficoltà serie di spostamento) che consente di ammirarlo facilmente. Ma penso sempre a cosa viene inevitabilmente perso e sepolto al di sotto. L’anfiteatro è grande, semi distrutto dai soliti spagnoli (che dovevano rinforzare l’isola di Ortigia), ma si coglie ancora benissimo tutto l’impianto, nell’arena c’è poi questa curiosa sala a tenuta stagna e le legende ricordano i vari passaggi “di servizio”. Niente da dire sui tempi, questo anfiteatro ha funzionato dall’età imperiale fin verso l’anno 400; vorrei vederlo uno stadio italiano di oggi così longevo…(e mi dicono che San Siro lo dovranno buttare giù per far posto al nuovo: e risale nella sua versione attuale al 1955, nemmeno 70 anni).

Il teatro greco: ho la fortuna di averlo già provato dal vivo, assistendo a giugno ad una rappresentazione davvero suggestiva. Visto così, vuoto, abbacinante e ordinato, sembra un animale parcheggiato. Ma potendo notare tutti i dettagli, la grandezza, la posizione, viene veramente il capogiro. Persino la parte superiore, con il Ninfeo e la sua sorgente d’acqua copiosa, le varie tombe e stanze scavate nella roccia, riescono a creare un fascino particolare. Peccato che la via dei Sepolcri sia quasi interamente sbarrata (e da quello che si vede si comprende che non sarebbe molto sicuro lasciarla preda di azzardati visitatori che si arrampicano per ogni dove).

E per finire l’orecchio di Dioniso, nelle Latomie. Anche qui sono rimasto un po’ deluso per la gran parte di strade interdette, si può visitare ben poco, il solo orecchio di Dioniso in pratica. Che rimane comunque qualcosa di imponente e incredibile. Tutto l’ambiente gode poi di un microclima speciale, il famoso ficus che vi è nato e cresciuto ha dell’incredibile, come grandezza e longevità, ma ci sono anche tanti aranci e mandarini, verrebbe quasi voglia di allungare le mani per coglierne qualcuno…

A conclusione della mattinata ho dato solo una rapida oocchiata anche alle sale inferiori del museo Paolo Orsi, uno dei più autorevoli di tutta la Sicilia, nato per volere di questo grande archeologo che ha saputo scoprire, valorizzare e dare importanza ad un passato così importante. Non dimentichiamoci che nella Champions del passato, Atene-Siracusa 0-1; Cartagine-Siracusa: 0-1, poi purtroppo sono arrivati i Romani e per Siracusa i momenti gloriosi si sono conclusi…

Ma a questo museo bisogna dedicare più attenzione; è incredibilmente ricco, non solo di storia, visto che traccia un itinerario che va dalla formazione geologica del territorio fino agli utilizzi delle risorse locali. Passando per tutto quello che ha accompagnato la costante evoluzione delle persone. Tra culture antiche e sogni remoti.

Ecco, lo dicevo all’inizio: niente foto. Ma poi mi sono lasciato un p’ andare. Pazienza, un po’ di sane contraddizioni possono continuare anche con il nuovo anno, Anche se quest’album fotografico è davvero piccolo piccolo!