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Solo di passaggio, a Vigo

Solo di passaggio, a Vigo

Spesso mi dimentico che la scrittura è, tra le terapie, una di quelle meno costose e più accessibili. Ma la pigrizia e altri contrattempi spesso ci si mettono di contorno e diventa quindi difficile mantenere la cura 🙂

Dopo un mese di luglio “normalmente intenso”, trascorso a Melilla, anche per dare una mano alla Colonia Caritas che ha accolto un 60 bambini della città (ma siamo onesti, io ero davvero solo di contorno, con pochi impegni diretti, pensavano a tutti gli splendidi 20 volontari di Jerez!) ho adesso l’occasione di una settimana speciale di riflessione e relax (noi lo chiamiamo proprio “ritiro”) nelle zone della Galizia. La località precisa è Tui, ma per arrivarci sono passato da Vigo.

E nella mattinata di sabato ho avuto modo di scarpinare un po’ per questa città. Troppo grande per girarla come si merita, mi sono accontentato di gironzolare per il centro storico, che tra l’altro non è molto distante dalla nostra casa marista (quando si dice la fortuna!)

Prima cosa: non è per niente una città a dimensione di bici. Salite e discese sono ovunque, giusto in riva al mare si trova qualcosa di tranquillo; in compenso ci sono alcuni passaggi serviti da scale mobili che riconciliano con il buon senso. Avevo come meta la cattedrale, che sinceramente mi aspettavo un po’ più evidente, grande e maestosa e poi le vie adiacenti. Tanto che arrivato davanti alla chiesa, che in questi giorni è agghindata a festa per la grande festa del Cristo della Vittoria, non riuscivo a capire se era un santuario o qualcosa di più. E’ vero, si tratta di una con-cattedrale, a pari merito con quella di Tui (mi ricorda molto la situazione simile di Sanremo e Ventimiglia), ma la chiesa sembrava un tantino spenta, anche se piena di gente alle 11 del sabato mattina.

Mi sono perso poi a passeggiare nei dintorni, sbirciando sulla via delle ostriche, con i localini che esibivano conchiglie probabilmente ormai fossili in cassette in bella vista; qui sono ovviamente l’attrazione principale, insieme al pesce e a tutta la galassia del “marisco”. Ho guardato anche in un mercato normale della zona, ma non particolarmente fornito, pur essendo mattina. Però la conchiglia ritorna spesso, non solo in versione commestibile, anzi, in versione “camino di Santiago”, visto che proprio da qui passa il “camino portoghese”

Sulla zona del mare gli spazi sono belli ampi, ricchi di parchi e giardini. Mi ha stupito trovare proprio vicino a un porticciolo un monumento a Giulio Verne; a quanto pare la connessione tra l’autore e la cittadina è cosa antica e risaputa, una curiosità interessante, che lega il suo romanzo Ventimila leghe sotto i mari, con il tragico finale dove compare un enorme calamaro che si avvinghia al Nautilus, alle pacifiche acque della zona. Nel monumento l’autore è bellamente adagiato su un grande polpo, che sa più di pulpo a la gallega (squisito) che di reminiscenza letteraria. Sicuramente la cucina, in questo caso, ha qualcosa di più interessante da raccontare.

2 agosto 2025 – Passeggiando per Vigo – album fotografico

Eccoci a Melilla, prima settimana

Eccoci a Melilla, prima settimana

Ormai ci siamo, è esattamente da una settimana che mi trovo qui a Melilla, Africa del Nord, quasi Marocco, propaggine della penisola spagnola…

Sono arrivato praticamente all’inizio di settembre, ancora piena estate, nonostante abbia già visto che la pioggia qui non è una rarità: abbiamo avuto due giorni di pioggia abbastanza intensa, certo, niente a che vedere con le inondazioni che hanno colpito altre località spagnole del sud, ma pioggia era. Controllando i dati storici sulle precipitazioni del luogo vedo che grosso modo non siamo tanto lontani da quelli di Siracusa…

La mia nuova casa è la sede dell’Istituto Lasalliano del Carmen, molto vicina al centro e al porto (qui, grosso modo, tutto è vicino al porto, fulcro ideale di questo territorio a mezzaluna che ha un raggio di poco più di 3-4 km), si trova già nella parte “alta” della città (che ha numerosi saliscendi collinari, come tante città di mare) e da qui in poco tempo si raggiungono facilmente i vari luoghi necessari: gli uffici centrali del Comune, il porto, la città vecchia, qualche bel parco, i primi negozi utili. Per il centro commerciale più grande occorre prendersi per tempo e camminare per un paio di km.

Faccio parte della comunità “Fratelli” di Melilla, un’esperienza di vita insieme che da qualche anno i maristi e i lasalliani portano avanti (e non solo qui, la prima è stata realizzata in Libano, la seconda a Bonanza e poi a Melilla). Siamo in 5 persone, due maristi (io e Ventura) e poi fr. Eulalio, il “decano” (con le sue 85 primavere), Jesus, l’animatore della comunità (qui si usa ancora il termine “direttore”) e Juan Antonio.

Sono impegnati con l’insegnamento nella scuola (l’istituto comprende primaria e secondaria ed è diretto da laici) e in varie altre iniziative solidarie, la principale delle quali inizieremo presto a conoscere: il progetto Alfa per l’alfabetizzazione di donne marrocchine… Qualche giorno fa c’è stata la prima riunione del corpo docente, con una simpatica animazione per l’avvio del nuovo anno scolastico e poi, nei giorni successivi, le classiche riunioni di inizio anno. Abbiamo partecipato anche io e Ventura che comunque non saremo direttamente coinvolti con l’impegno scolastico della scuola.

Con Juan Antonio sono già salito in collina per giungere alla “fine del mondo” zona-nord, l’ultimo punto di osservazione prima del confine marocchino, con mezz’ora di marcia ci si arriva, attraversando i quartieri marginali della città e passando per alcune zone forestate a pino marittimo; si arriva fino al mirador, il punto panoramico, da cui si osserva la costa e si può notare anche l’impianto dissalatore che fornisce acqua potabile alla città (come è facile immaginare, in questa piccola penisola che ospita Melilla, di torrenti ce ne sono proprio pochi e l’acqua è un problema serio). Abbarbicati alle rocce e in mezzo a scampoli di natura non proprio selvaggia, il panorama era suggestivo, l’unico rumore era quello del mare. Peccato che proprio davanti inizia quella muraglia in metallo e filo spinato che avvolge tutta la città…

Inutile nasconderlo, Melilla deve fare sempre i conti con la sua situazione molto particolare; è interamente circondata da questa rete protettiva, oltre la quale si dovrebbe stendere una porzione di terra di nessuno che però è stata assorbita immediatamente dal governo marocchino, che da parte sua ha eretto un’ulteriore baluardo a poca distanza. L’effetto è imponente e sicuramente drammatico. Fino all’epoca pre-covid, mi raccontano, nella città giungevano ogni giorno tantissimi lavoratori giornalieri dal vicino Marocco e poi anche molti che tentavano l’ingresso in Europa. Poi i numerosi assalti, l’ultimo dei quali nel giugno dello scorso anno, finito in tragedia. Adesso apparentemente è tutto calmo. Il numero di migranti in arrivo è calato drasticamente (dal migliaio a poche decine), ma la tensione è evidente. Non è un fenomeno solo locale, lo si comprende bene allargando la visuale a tutto il Mediterraneo. Una realtà che ormai conosco abbastanza bene. In fin dei conti siamo qui anche per questo.

Ma tra le tante cose da scoprire, Melilla è anche un posto davvero caratteristico. Ho solo iniziato ad esplorarla, con una passeggiata nella città vecchia. Ne vale davvero la pena.

Qualche immagine di questa prima settimana?
Ovviamente sono impressioni di settembre 😉