Sfogliato da
Tag: valle delle meraviglie

Una meraviglia di vallata

Una meraviglia di vallata

Avevo un lungo conto in sospeso con la valle delle Meraviglie. Una storia che risale ormai a 36 anni fa. Era il 24 agosto del 1984. Con un gruppo di amici eravamo partiti proprio da Sanremo, in jeep, una bella campagnola Fiat, alla volta di questa famosa vallata. Io ero il piccolino del gruppo, insieme a me c’erano papà Graziano e mio fratello Franco, poi fr. Nito Moraldi, l’esperto botanico e conoscitore della zona (se non sbaglio gli endemismi della vallata erano l’oggetto della sua tesi di laurea), poi c’erano Giancarlo Rilla, allora impiegato al Comune di Sanremo (divenne poi il primo webmaster del sito di Sanremo), alla guida c’era Gerard, cognato di fr. Nito e gestore di un albergo proprio all’ombra della Madonnina di Milano e concludeva il drappello il fotografo Moreschi, che da poco ha chiuso il suo storico studio fotografico, a pochi passi dall’Ariston.

Era mattina presto, un bel fresco, anche perché nella notte aveva piovuto; avevamo imboccato una delle strade militari che portavano alla valle, vero la Rocca dell’Abisso, una tipica strada sterrata, ben tratteggiata sui fianchi della montagna, ma senza nessun fronzolo o protezione a valle. Giancarlo per gustarsi il fresco si era abbarbicato all’esterno, e per essere più sicuro voleva quasi legarsi alla macchina. Meno male che la manovra era un po’ complicata e così ha desistito subito, restando aggrappato con le mani ai maniglioni. Noi dentro eravamo allegri come scolaretti in gita, Moreschi spiegava a Nito quali obiettivi utilizzava per le riprese macro, io guardavo il panorama. Poi ad un certo punto qualcosa è andato storto. Ricordo che la macchina ha iniziato a …rotolare, ci siamo adagiati su un fianco della scarpata piena di cespugli, forse la pioggia recente, il fondo poco solido, insomma la macchina ha iniziato a rotolare sul fianco verso il fondovalle. Ricordo ancora con un senso di stranissima attesa quel primo giro, poi il secondo e infine il terzo. A quel punto la macchina si è sfasciata, si è rotta la parte superiore imbullonata che non ha più retto e ci ha praticamente scodellati lungo il pendio, disseminandoci tra i cespugli, in un raggio di 40-50 metri, data la pendenza molto pronunciata. Poi la macchina ha continuato il suo ruzzolare fino a fondo valle, circa 300 metri più in fondo. Se penso alle jeep di oggi, con una scocca unica, so bene come sarebbe finita la storia. 6 funerali, perché Giancarlo, appena ha visto la macchina prendere la discesa è subito saltato a terra. E sarà proprio lui, dopo essersi sincerato che fossimo ancora vivi, pur nutrendo forti dubbi, andrà a chiamare i soccorsi.

Soccorsi che arrivano dopo circa 2 ore, da Cuneo; ricordo ancora la dottoressa, premurosa ma un po’ avventata che scivolando con le sue scarpe… se le era addirittura tolte e cercava di capire le nostre condizioni muovendosi praticamente scalza tra quei cespugli, rischiando anche lei di ruzzolare.

Morale della favola: papà Graziano ha avuto un paio di costole rotte, mio fratello una vertebra lombare incrinata, io una bella frattura alla scapola destra (che ancora oggi, di quando in quando, mi ricorda l’accaduto, anche se purtroppo non mi predice nessun cambiamento meteo); Nito con delle belle ferite alle gambe, Moreschi con qualche altra frattura e il povero Gerard, il più malconcio del gruppo, con trauma cranico e diverse fratture alle gambe. Diciamolo pure, un vero miracolo, soprattutto visto dalla prospettiva del rottame che si trovava a fondovalle!

Consultando l’Archivio de La Stampa sono riuscito a recuperare questi due articoli; pochi anni prima un certo Beppe Grillo aveva vissuto una vicenda simile e proprio nel 1984 si celebrò il processo per quell’incidente. Decisamente è una zona poco propizia ai…fuori strada!

Auto nel precipizio sei feriti a Limone
Nella stessa strada dell’incidente di Grillo Auto nel precipizio sei feriti a Limone Il più grave è un ligure, direttore d’albergo a Milano – Tra le vittime tre sacerdoti (due sono fratelli, originari di Pinerolo) LIMONE — Sei persone, fra cui tre sacerdoti, sono rimaste ferite in un Incidente…
La Stampa 25/08/1984 – numero 201 pagina 15

Leggi testo articolo – Articoli di questa paginaSi rovesciano con una jeep
Durante una gita a Limone Si rovesciano con una jeep Feriti albergatore e fotografo di Sanremo LIMONE — Bel persone, tra cui tre sacerdoti, sono rimaste ferite In un Incidente stradale avvenuto ieri mattina sulla strada militare che da Limone conduce al fortini, la stessa dove nel dicembre 1981 …
La Stampa 25/08/1984 – numero 201 pagina 16

Esattamente dopo 30 anni ci siamo ritrovati ancora tutti quanti per festeggiare questo evento così incredibile, con una bella cena preparata da papà Graziano, avevamo persino tirato fuori il bottiglione di vino e quello di alpestre che altrettanto miracolosamente erano scampati all’incidente… Non li abbiamo nemmeno assaggiati, rimandando la degustazione ad un prossimo incontro… ma ormai l’equipaggio comincia a perdere pezzi…

Insomma, io questa Valle delle Meraviglie non ero più riuscito ad andare a vederla. Una volta ci sono arrivato vicino, da Entracque, durante le vacanze, ma con la scusa che di solito ero impegnato con i campi e con i ragazzi, non era facile staccarsi per altre divagazioni. Unica volta che si era pensato di organizzare un’uscita insieme… sono persino riuscito ad ammalarmi per un paio di giorni. Insomma, questa meraviglia si faceva troppo desiderare.

Come parziale consolazione qualche anno fa, approfittando di un itinerario tranquillo verso casa, passando da Tenda, mi ero soffermato a visitare il Museo delle Meraviglie… almeno per contemplare da vicino qualche iscrizione rupestre…

E finalmente venerdì scorso, 14 agosto, con un fratello e due cugini, mi sono tolto questa soddisfazione. Insomma, quasi un affare di famiglia…

Sveglia all’alba, o poco prima, appuntamento al campo Ippico di Sanremo e poi in macchina si oltrepassa Ventimiglia, si entra nella Val Roya e si prende la deviazione per Casterino, lasciamo la macchina nei pressi della diga e della centrale EDF e iniziamo finalmente il nostro viaggio.
Rigorosamente a piedi, penso che questa volta ce la possiamo fare. 🙂

Gianfranco, la nostra guida, è l’esperto del gruppo, con tante escursioni sulle spalle (e sulle gambe), noi altri, per forza di cose, escursionisti del fine settimana, senza pretese ma con discreto impegno e poi la strada è davvero bella. Saliamo gradualmente immersi nei boschi di larici del Parco. Giunti al primo fontanile del sentiero prendiamo la deviazione nel canalone per evitare l’ampio giro della carozzabile. Verso quota 2000 iniziano i pratoni e poi le grandi distese di roccia, i sabbioni tipici di queste montagne (non siamo lontani dal parco delle Alpi Marittime, che sicuramente conosco meglio).

Arriviamo al Rifugio delle Meraviglie, pittorescamente collocato sopra un bacino artificiale che in questo paesaggio è perfettamente inserito, tra i tanti laghetti naturali. Numerosi i turisti, i viandanti, le comitive. Ma con grande attenzione al covid, soprattutto presso il rifugio; d’altra parte siamo tutti equipaggiati di mascherina e ci vuole un attimo a recuperarla, anche se qui in montagna sembra quasi un’assurdità. Meglio assurdi che ingenui.

Dopo il rifugio si moltiplicano i cartelli e le segnalazioni , ma le prime iscrizioni rupestri sono abbastanza lontane, quasi un’ora di cammino dalla casa. Tante le raccomandazioni, anche a chi utilizza i bastoncini ferrati (obbligo di utilizzare i puntali di plastica, per evitare “involontarie” aggiunte ai graffiti, un divertimento che purtroppo è stato molto diffuso negli ultimi 2 secoli). Quando finalmente arriviamo vicino a queste tracce che hanno sfidato i secoli (risalgono per la maggior parte all’età del Rame, 3-4000 anni fa) ci dedichiamo finalmente a contemplare queste scritture che il tempo e i nostri avi ci hanno tramandato. Ci sentiamo un po’ tutti più liguri, in questi frangenti, e tutto sommato questo slancio localista ci può anche stare. Me ne ricorderò quando tornerò in quel di Cassibile o nella necropoli iblea di Pantalica…

A dire il vero le iscrizioni visibili non sono tantissime, molte sono al riparo dei curiosi e il sentiero va rispettato con cura; ma quanto si vede è sicuramente sufficiente per giocare con la fantasia e immaginarsi alle prese di queste popolazioni antiche, soggiogate dal monte Bego (che con i suoi depositi ferrosi era uno di quelli che attirava più fulmini di tutti gli altri e un fulmine in montagna fa sempre un certo effetto, ne so qualcosa!); un temporale in montagna ti fa sentire davvero piccolo e insignificante, diventa quasi automatico aggrapparsi a qualcosa di più grande… ed era proprio in questa zona il cuore sacro degli antichi liguri.

Ci fermiamo con più calma davanti all’iconico Cristo delle Meraviglie e quasi dispiace scoprire che in partenza forse altro non era che il ricordo di un recinto per gli animali, poi trasformato in figura antropomorfa. E poi le leggende camminano da sole…

Pranziamo vicino al laghetto, siamo a quota 2400, il sole picchia, ma tenere i piedi a mollo per qualche minuto è una sfida, ma di quelle rinfrescanti che si fanno volentieri. Poi con calma riprendiamo la via del ritorno, guardiamo con aria di sufficienza le numerose jeep parcheggiate vicino al rifugio e seguiamo con pazienza lo stradone, quasi tutto all’ombra. A ben vedere le ore di marcia si stanno accumulando. A conti fatti, al nostro arrivo, saranno quasi 8 ore di camminata, per un totale di circa 24 km (qui le nostre app fornivano dati un po’ discordanti, la mia indicava “solo” 20 km, quella di Gianfranco almeno 25, preferiamo andare un po’ a spanne, dando la colpa al segnale GPS piuttosto ballerino a queste quote).

Verso le 16, dopo un italianissimo caffè preso in terra francese, riprendiamo la strada di casa. Ora possiamo iniziare a ricordare, rivedere, commentare, condividere le foto… adesso la valle delle Meraviglie può passare dalla ToDoList all’archivio delle esperienze completate. Ne valeva la pena.

Un po’ di sitografia:
la pagina sulla Valle delle Meraviglie – da Wikipedia
L’arte rupestre nell’età del Rame: il Monte Bego – di Andrea Arcà dell’Univ. di Pisa
Il grande anello dei graffiti rupestri del Monte Bego, Valle delle Meraviglie, Parco Nazionale del Mercantour – dal sito Sentieritaliani.it
Siti di incisioni rupestri – Valle delle Meraviglie
Le iscrizioni rupestri del monte Bego – da Online Rock Art Bulletin

E naturalmente ecco qui l’album con le foto dell’escursione alla Valle delle Meraviglie