Un battito di farfalla…

Un battito di farfalla…

Quando il climatologo Edward Lorenz, negli anni ’60 coniò in modo poetico il “principio farfalla”, il butterfly effect, voleva chiarire che a volte piccoli cambiamenti o impercettibili differenze, possono provocare disastri o mutamenti impressionanti, qualche tempo dopo e in località apparentemente scollegate dal luogo iniziale.

“Un battito di farfalla in Valtournanche può causare un tornado nelle contrade del Texas”… e in questi giorni di Dana, nubifragi sparsi e caldo torrido, la cosa non ci sconvolge più di tanto. L’abbiamo capita e metabolizzata.

Quello che invece non avevamo calcolato, ad esempio qui a Melilla, era che alcune decisioni e scelte politiche dell’impavido presidente degli USA avrebbe causato modifiche anche nelle nostre riunioni e tavoli operativi…

Nella piccola realtà di Melilla, avamposto dell’Europa in terra Africana, porta d’ingresso sognata e sperata da molti verso un Eldorado dei diritti civili, poi accuratamente richiusa e sprangata con una recinzione da film distopico, sono presenti numerose ONG, associazioni, gruppi d’impegno e volontariato per venire incontro alle numerose necessità di questo territorio.

Da anni abbiamo la consuetudine di riunirci, mensilmente, per discutere, informare, condividere notizie e modalità di intervento. Poche settimane fa gli amici di UNHCR (Acnur, come si dice qui) ci hanno informato che, a causa dei tagli provocati dall’amministrazione Trump, i loro fondi si erano drasticamente ridotti provocando di fatto un ridimensionamento rapido e inevitabile. In pratica, con il primo di agosto Acnur non sarà più presente a Melilla, a Malaga, dove erano maggiormente presenti si ridurrà l’organico e la stessa cosa succederà nelle Canarie (attualmente il principale canale di ingresso in Europa per tanti migranti e richiedeti asilo…). Di punto in bianco le cose cambiano e si dovrà far di necessità virtù.

Come mai? Il flusso di migranti si è notevolmente modificato da queste parti, dopo il tentativo di “assalo alla Valla”, culminato nel massacro noto con il nome di 24J (era proprio il 24 giugno del 2022). Varcare la recinzione è praticamente impossibile, gli unici accessi rimangono sul versante del mare, con qualche sporadico ingresso a nuoto, eludendo reti, controlli, motovedette e radar (quando chiedo ai ragazzi del Centro per Minori, ti rispondono con un certo orgoglio che loro ce l’hanno fatta e sono venuti proprio nuotando). Il Centro di accoglienza temporaneo (CETI) che un tempo ha superato le 1000 presente si sta rapidamente riducendo, adesso sono poco più di 450, un gruppetto di subsahariani del Mali (meno di 100), alcuni marocchini ma il grosso è rappresentato dai… latinos, cioè sudamericani. Cosa ci facciano qui a Melilla i venezuelani, colombiani, peruviani e dintorni è abbastanza insolito. Giungono in Spagna come turisti, iniziano le procedure per richiedere la nazionalità e poi si trasferiscono a Melilla perchè, stranamente, qui la trafila burocratica sembra più rapida…

Ma ritorniamo alle nostre tavole rotonde con le associazioni. Da settembre ci ritroveremo senza l’interlocutore ufficiale per i migranti, una figura, quella dell’Acnur, che riveste uno spessore maggiore di qualunque altra entità di volontariato locale o anche solo nazionale. Erano loro ad interfacciarsi direttamente con il Ceti, verificare i casi difficili, promuovere l’attenzione verso situazioni spesso intricate, mediare con le altre realtà istituzionali. Un’esperienza di numerosi anni che adesso si interrompe e andrà nuovamente recuperata.

I 2 rappresentanti dell’Acnur sono adesso “a spasso”, Lorenzo (che tra l’altro è uno dei pochi italiani presenti qui a Melilla) sta pensando di esplorare nuove realtà sempre coinvolte nel fenomeno migratorio; insomma, si perde un po’ di pelo ma il vizio rimane :-). Laura invece non sa ancora se potrà essere riassorbita nell’organico di altre sedi.

Alla fine dell’ultima riunione Lorenzo ha spalancato le porte dell’ufficio dove aveva sistemato tutto il materiale informativo che avevano a disposizione e che potrebbe ancora essere utile. Una piccola “eredità” che abbiamo condiviso e spartito… Perchè comunque la voglia di continuare rimane e di forze vive ce ne sono. Resta la necessità di saper fronteggiare queste situazioni in modo flessibile, perchè davvero le cose cambiano in fretta; se ne parlava proprio in questa riunione, durante la quale qualcuno ricordava i tempi in cui per le strade della città si incontravano facilmente minori che tentavano di vivere da soli. Oggi questo fenomeno sembra arginato e sotto controllo, ma chi frequente la zona di frontiera col Marocco ci racconta che dall’altra parte, a pochi metri da noi, non è poi così difficile incontrare situazioni ben diverse, che non si vedevano da tempo: ragazzini e bambini completamente da soli, a gruppetti, che cercano pericolosi passaggi sui camion, tanto da sembrare praticamente allo sbando…

Qui, da settembre, riprendiamo gli incontri, cercando di supplire un po’ a questo nuovo assetto, a questa “mancanza”. Vedremo come.

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