Gira la ruota dell’Arcolaio

Gira la ruota dell’Arcolaio

Nomi antichi per storie e progetti recenti. Sapevo che prima o poi sarei andato a dare un’occhiata a questa attività di cui mi aveva parlato Giorgio, un amico anche lui “poco siciliano” conosciuto presso la parrocchia di s.Martino, in Ortigia.

L’Arcolaio è una società cooperativa sociale impegnata soprattutto per “favorire l’inserimento lavorativo dei detenuti attraverso la gestione di un’attività produttiva all’interno del carcere di Siracusa di cui cura e avvia lo sviluppo commerciale.” Ma un conto sono le descrizioni e un altro è toccare con mano come funziona concretamente questa cosa. Domenica 1 novembre abbiamo fatto proprio questo.

E così, complice don Salvo (che tra le altre cose e non a tempo perso è il parroco di s. Martino) e i contatti ormai frequenti con gli scout del Clan Siracusa 1, ecco che ho accettato l’invito per domenica, festa di tutti i santi, della serie: tutti convocati, anche se questo invito comportava una levataccia e un appuntamento opertivo alle 7:30. Che sicuramente nelle prossime edizioni saranno molto “trattabili”, visto il numero di famiglie con bambini che poi hanno partecipato. Dopo il classico raduno al meeting point (mi sembra ormai un classico, il distributore Q8 alla fine di v.Paolo Orsi) ci siamo diretti verso Canicattini Bagni. Lungo il tragitto con don Salvo scopro che l’invito non è semplicemente un “vedere”, sarà molto concreto, si tratta infatti di raccogliere … foglie di salvia dalla coltivazione di piante aromatiche della cooperativa. Insieme agli scout ci saranno anche famiglie, con bimbi piccoli, disposte ad iniziare un cammino sul tema della Laudato Sii. Insomma, un invito a nozze, per i miei gusti…

Gruppo bello e molto eterogeneo, dalla coppia vegana ultraconvinta ai ragazzi del clan, famiglie con cuccioli di bambino effervescenti ed esploratori, … Poco dopo le 9 Giorgio ci ha radunati nella piana di coltivazione delle erbe (l’intero terreno è di 13 ettari, proprietà della diocesi di Siracusa, in comodato alla cooperativa), davanti ai lunghi filari di rosmarino, salvia e origano che riempivano l’appezzamento.
Se rinasco ape mi stabilisco qui, dopo aver visto la bella parata di alveari sulla collina, in posizione strategica.

Lavoro semplice ma da certosini, raccogliere le foglie più belle, sane e grandi di quei lunghi filari, per aiutare la produzione dell’Arcolaio in vista delle prossime festività natalizie. Così abbiamo cominciato, con calma serena, sotto un sole splendido, quasi estivo. Ciascuno nella sua porzione di filare, ma alla ricerca del tratto più bello e lussureggiante (e qualche zona era più felice, come Giorgio ci spiegava, perché d’estate c’era una perdita nel tubo dell’acqua pertanto in quella zona le piante non avevano sofferto troppa siccità). Persino i bambini si davano da fare per cogliere le foglie, fare a gara su chi trovava la più bella… Tra una battuta su chi doveva “vuotare il sacco” e su chi cercava di defilarsi elegantemente per avviare campagne anticrittogamiche in stile bio, dopo un paio di ore di lavoro, prima che diventasse noioso o un po’ pesante, abbiamo concluso il nostro intervento.

Ci siamo allora radunati sotto il carrubo all’ingresso e qui abbiamo distillato un po’ il succo della nostra presenza. Giorgio ha introdotto Max, uno dei soci della cooperativa, originario dell’Ucraina, che ci ha raccontato la sua storia, anzi, ha condiviso la sua esperienza, come ex-carcerato con una forte voglia di riscatto. Il “prima” ci interessava poco, non serve a molto sapere perché sei finito dentro, ma lui ci ha fatto capire molto rapidamente che quel “dentro” è proprio tutto un altro mondo, con il quale non è sempre facile fare i conti. Ci ha detto dei primi passi della cooperativa, dell’opportunità offerta alle persone, della proposta di partecipare, lavorare, dare un senso per un futuro di reinserimento. Adesso lui è uno degli operatori principali, socio della cooperativa e senza troppi commenti ci ha mostrato come sia possibile che cambiare non solo si può, ma è alla portata di tanti.

Abbiamo assaggiato alcuni dei prodotti dell’Arcolaio, fatti con pasta di mandorle, ripensando alla curiosità di Max che nei primi tempi del suo lavoro si chiedeva quale animale fosse quello che produceva il famoso “latte di mandorle“, visto che le mucche, l’asina e le pecore le conosceva, ma non aveva mai visto pascolare un mandorlo (e chissà come andrebbe munto! :-). E dopo la condivisione, abbiamo mangiato i nostri panini e poi spezzato il pane dell’Eucarestia, visto che don Salvo non era venuto solo per il bieco gusto di raccogliere un po’ di foglie profumate.

L’idea di mettere in evidenza un rapporto sereno, concreto e comunitario con la nostra sorella e madre terra era fin troppo facile da evocare in quei momenti. Comunque importante. Laudato sii per sora salvia.

Nel primo pomeriggio ci siamo salutati e abbiamo ripreso la via del ritorno; in serata nella chat di Whatsapp si sono ammucchiate rapide le tante foto del giorno, comprese la visita al laboratorio dove i nostri 12 kg di foglie di salvia (questo per la cronaca), staranno ancora adesso ad essiccare, in tempo per la preparazione e commercializzazione.

E se qualcuno ha già in mente qualche possibile sorpresa o regalo per Natale, mi piace ricordare l’invito di Giorgio a considerare anche le “dolci evasioni” proposte dall’Arcolaio; ovvio, serve anche il marketing, ma è nella concretezza delle cose; credo che qui il valore aggiunto sia evidente.

E queste sono le foto (mi limito alle mie) di questa bella domenica presso l’Arcolaio

Tesori nascosti…

Tesori nascosti…

C’ero già passato vicino in bici. Poco lontano dall’Anagrafe, un luogo che ultimamente stiamo frequentando molto per sistemare i documenti dei nostri amici che frequentano il CIAO.

Così mercoledì mattina, approfittando della piccola coda che si era format proprio davanti all’ufficio per le carte d’identità, ho portato il piccolo Yossef, anche lui in attesa, a fare un giretto. Prima al parchetto vicino alla chiesa di San Giovanni. Poi ci siamo spinti nella via che già dal nome prometteva qualcosa di speciale: Latomia del Casale, recitava il cartello. E siamo arrivati fino all’ingresso, che immaginavo chiuso e ben controllato… invece… invece. Il cancello era aperto così stavamo quasi per sbirciare l’interno ma… suona il telefono e ci chiamano all’ufficio perché adesso tocca a noi.

Ma l’acquolina in bocca era rimasta, così, nel primo pomeriggio, bici e via, per vedere se l’ingresso era ancora accessibile. Forse era proprio il giorno fortunato, trovo ancora aperto e con calma provo a dare un’occhiata, un lungo viale scavato in parte nella roccia, con un palazzo al fianco e giungo fino ad una sorta di piazzale. A destra un prato ben curato, qualche pianta e un panorama che finora avevo visto solo presso il parco Neapolis, vicino al teatro Greco. Rocce a picco, scavate, ingressi maestosi, cave dall’aspetto solenne. Non pensavo di trovare qualcosa del genere. Ma si sa, sono ancora un neofita di Siracusa 🙂

Ormai ci sono e allora azzardo qualche passo in più e scopro… il giardiniere che stava sistemando i mandarini. Ma per fortuna era un giardiniere cordiale e disponibile. Non solo mi ha lasciato dare un’occhiata, ma in pratica mi ha fatto rapidamente da guida. Attualmente questo luogo è praticamente chiuso, date le restrizioni non si sono più registrati eventi da tempo (ma su FB e in rete se ne possono trovare tante testimonianze).

Prima mi ha mostrato l’imponente salone, attualmente allagato per un problema idrico; mi ha spiegato che tutto l’ambiente viene di solito utilizzato come location per feste, matrimoni, sfilate… e mi ha indicato i vari ambienti che vengono utilizzati.

Uno sguardo al cielo e si resta affascinati, per l’effetto scenografico che si percepisce. I saloni sono enormi e altissimi, le pareti quasi levigate, l’effetto assicurato.

Ma non è finita, mi conduce poi attraverso un passaggio interamente scavato nella roccia, un tunnel di una decina di metri e mi ritrovo in un’altra cava, questa volta più selvaggia e ricoperta di verde, persino ciuffi di papiro (ma quello “domestico”, non quello siracusano). Un tempo c’erano persino gli animali al pascolo, mi dice il custode. E d’estate quel cunicolo nella roccia è una delizia, il luogo giusto dove riposare al fresco.

Non voglio abusare della cortesia e mi avvio verso l’uscita. Lungo il viale un carretto siciliano tipico, con le pareti disegnate e i classici personaggi dei racconti epici e medievali. In una location come questa un complemento d’arredo del genere, sicuramente un po’ dozzinale, fa comunque la sua bella figura.

Poi vedo un banano imponente, con i frutti già grandini. Ovviamente gli chiedo se qui giungono davvero a maturazione e lui mi conferma tranquillamente di averle mangiate…

Finisco la visita, altre due foto e poi a casa. Con un tesoro in più da sistemare nell’album dei tesori di questa straordinaria città.

E naturalmente qui potete vedere anche le altre foto sulle latomie del Casale in questo album.

Metti a posto la biblioteca!

Metti a posto la biblioteca!

Me lo dico sempre quando ripenso a come era conciato il tavolo, libri sparpagliati dappertutto, aperti, ammucchiati, in equilibrio precario, sugli scaffali un disordine epico, sui ripiani un tentativo frettoloso di classificazione, sghembo e provvisorio, volumi a mo’ di colonna per contribuire al precario equilibrio, ai piedi vari sacchetti da cui tentavano furtivamente di evadere altri volumi… ma per fortuna questa non era la mia biblioteca. Se non sbaglio l’avevo fotografata negli anni 90, una delle poche foto che ho salvato dagli svariati traslochi e se non vado male era una vecchia biblioteca di Triora. Borges ne sarebbe andato fiero e Adso da Meck l’avrebbe apprezzata.

E come al solito devo dire grazie all’AI di google che mi permette di cercare “biblioteca” tra le mie foto e mi restituisce subito una sfilza di immagini coerenti, a partire dall’ultima in cui mi sono imbattuto, la biblio-pub di Portalba a Napoli… ma passando per tutte le scuole e gli sfondi farciti di libri.

Ma un po’ di ordine sto cercando di metterlo ugualmente, in quella che ormai è la mia biblioteca errante, in formato digitale, grazie a Kindle e a Calibre (mai fidarsi di un solo repository, soprattutto quando sai che i libri che compri tramite il kindle non sono del tutto veramente “tuoi”, è come se fossero “in prestito”…uno augura lunga vita a Bezos e ad Amazon, ma di questi tempi, non si sa mai, io ho cominciato ad usare i fogli elettronici quando il top di serie si chiamava Lotus 123….!. Calibre è ormai diventato il mio deposito di sicurezza per tutto ciò che considero libro.

Ho iniziato a prendere e utilizzare sul serio libri in digitale dal 2012 anche se il mio primo esperimento di lettura in total digital risale a molto prima; collaboravo con l’ITD-CNR di Genova e curavo la sezione del BBS relativo ai sussidi per l’handicap e in fin dei conti per la didattica alternativa. Avevo iniziato a collezionare le prime raccolte di libri in formato elettronico. L’unico formato disponibile era il semplicissimo *.txt. Il PDF era ancora nel cassetto dei progetti futuri di Adobe. Per forza, eravamo alla fine degli anni ’80! Avevo scandagliato e raccolto un certo numero di file di libri disponibili in rete. Ma quando dico “rete” mi riferisco solo a Usenet, le reti universitarie, i pochi depositi di file accessibili solo tramite FTP e i primi tentativi di bulletin board system, i BBS. Proprio per questo ne avevamo allestito all’ITD uno con questa finalità, rendere disponibile ai primi appassionati di telematica (che stavano iniziando a spuntare) materiali e risorse per il campo dell’insegnamento, della scuola, dell’handicap come semplicemente si diceva allora. E i libri servivano soprattutto per gli alunni e le persone con disabilità visiva e l’UIC non aveva ancora realizzato la sua banca dati di libri elettronici pronti per la lettura e l’ascolto; lo scanner era ancora un oggetto misterioso e difficile da interfacciare…

Ma in molti mi dicevano: “Figurati se qualcuno si metterà mai a leggere un libro sullo schermo; è fastidioso, con quei caratteri traballanti, i medici sconsigliano persino questa soluzione…. lascia perdere”. Era abbastanza vero, a metà degli anni 80 gli strumenti erano ancora molto poveri e frustranti. Solo lo schermo dei primi MAC dava quel senso di stabilità e chiarezza necessari. Ma le cose cambiavano in fretta. Ottenuto il mio primo schermo CRT a fosfori ambrati e stabilizzati, ho provato (quasi una sfida) a leggere un libro intero su schermo, per vedere se…

Che libro era? Pippi Calzelunghe, di Astrid Lindgren. Forse per colpa del ritornello che ancora portavo in testa (la versione tv faceva parte delle vette culturali della mia infanzia!), anche se solo adesso scopro che gli autori della canzone erano un certo Claudio Baglioni e Riccardo Cocciante!!!

Chissà se ho ancora in qualche backup il testo dei file del mio antico BBS :-), comunque ricordo che l’impresa portò via diverse ore, ritagliate tra gli impegni universitari e di ricerca. Ma tutto sommato funzionò abbastanza, per fortificare un’abitudine o una mania che ancora mi porto dietro: si può rinunciare un po’ alla carta ma non al testo.

Il passo definitivo è stato proprio con il Kindle, quando mi è sembrato uno strumento ormai fattibile e accessibile. Ero stufo di provare i nuovi e mirabolanti ritrovati della tecnica (ricordo un vecchio lettore MP3, formidabile e carino, ma dopo pochi mesi sul mercato già era praticamente senza futuro, senza possibilità di espansione, senza altri sbocchi, bloccato nei suoi pochi 128 MB di archiviazione, in pratica un paio di CD e poco più… vaga ancora come fantasma in qualche mio vecchio scatolone).

Ma il Kindle mi sembrava abbastanza maturo. Lo conservo ancora, ed è ancora utilizzabile, con il suo schermo a e-ink, che si muove un po’ goffamente e quando disegna un logo o un’immagine sembra pioggia sul parabrezza…. E così dal 2012 ho iniziato a prendere ed acquistare solo libri in formato elettronico, tranne rare eccezioni. Unica concessione: sotto Natale regalavo sempre alle mie maestre o ai miei prof un libro “di carta”… un regalo da consumare con calma. Ma che prima avevo trovato e letto in e-book.

E adesso mi sono deciso a fare almeno una copia di sicurezza dei libri che negli anni si sono accumulati sul mio account. All’inizio pensavo di prenderne non più di una dozzina all’anno, insomma, il quantitativo tipico di un lettore medio basso che ha poco tempo, come nel mio caso. Poi mi sono lasciato invischiare dalle “offerte lampo” che spesso arrivano da Amazon, dai suggerimenti e spesso dalla necessità di poter utilizzare al meglio un testo e ora mi ritrovo che nel corso di un anno i libri acquistati superano largamente il centinaio… E dopo 8 anni di letture matte e disperate (più che altro disordinate), il totale supera largamente il migliaio.

E poi, fa anche bella figura seguire la logica di catalogazione del Kindle, è bello, ad esempio, sapere che per lui la Bibbia non accetta dubbi, l’ha scritta proprio Lui, in persona 🙂

Naturalmente non li ho mica letti tutti, qualcuno è in elenco giusto per sindrome da click compulsivo, di altri ho letto solo il colophon o poche pagine, di qualcuno solo i passi necessari e interessanti.

Ma intanto sono lì, su questi scaffali, che un tempo erano hard-disk, poi pen-drive, ora SSD, ma anche Cloud, domani chissà, in attesa dei qbit quantistici. Ora cerco di sistemarlo per “togliere la polvere”.

Con Calibre riporto “a casa” tutti i libri acquistati, con l’utilissima possibilità di convertirli nei formati necessari, ad esempio per “prestarli agli amici”, una delle cose più utili dei libri (e questo Kindle invece non solo lo scoraggia, ma… praticamente lo vieta).

Giusto per curiosità ecco cosa è saltato fuori chiedendo a Google Photo di selezionarmi le foto con “biblioteca”... interessante rivedere il mio amico Giorgio Diamanti, grande esperto di Rodari, o il Sindaco di Giugliano, qualche presentazione di libri…qualche vecchio scaffale.

e vada per l’hackathon

e vada per l’hackathon

hackathon, la Treccani lo sintetizza rapidamente come sostativo inglese [comp. di hacker «hacker» e (mara)thon «maratona»], in pratica un incontro nato per gli smanettoni del PC, poi come spesso accade, il termine scivola tra le masse e si è arricchito nel tempo di varie altre sfumature.

Quello che si è tenuto a Siracusa nei giorni 7 e 8 ottobre era dedicato al progetto Dignità in Campo, iniziativa portata avanti da numerose realtà locali e nazionali. In poche parole un progetto per contrastare il caporalato e ridare dignità al lavoro, soprattutto agricolo (e quel “in campo” assume così un duplice effetto). Basti pensare a Cassibile, al decennale problema dei migranti che stagionalmente vi si vanno ad accampare per i lavori di raccolta nei campi. Con tutti gli strascichi e le derive sociali che conosciamo.

Questo progetto, portato avanti dal Ministero del Lavoro e da numerose realtà del settore, era rivolto a 2 realtà molto concrete: questa di Siracusa e quella di Saluzzo. Una città del sud e una del nord accomunate da dinamiche sociali e lavorative molto più simili di quanto si potrebbe immaginare. Il fenomeno dei caporali, dei mediatori d’opera e dei migranti che vedono spesso calpestati i propri diritti, si ripresenta con tratti analoghi nei due ambiti.

Questo progetto è andato avanti per oltre un anno, il lockdown ha purtroppo inceppato molti dei propositi e delle idee sulle quali si stava riflettendo. Tra i vari attori coinvolti era giunta anche a noi del CIAO, coinvolti nella concreta realtà dei migranti in cerca di lavoro, l’invito a partecipare, insieme ad altre realtà del sociale (la Caritas, alcune cooperative, l’Arci…). Ci sembra interessante condividere questo modo di affrontare i problemi con realtà così disparate. Qualcuno ne parla indicandolo come Siracusa Experience. Ai tavoli di lavoro (almeno 3 incontri durante il 2019) c’erano la Prefettura, i Sindacati, i rappresentanti dei datori di lavoro, le cooperative… persone molto diverse. Esperienze che arricchiscono tutti i partner.

Era in ballo la progettazione di una campagna stampa a livello nazionale, il lancio di slogan e media per sensibilizzare l’opinione pubblica, iniziative per diffondere la conoscenza dei fenomeni sottesi al dramma del “caporalato”, ma molte cose sono state rinviate per il prossimo anno. Anche se puntualmente, a Cassibile e nei dintorni, i problemi non sono mancati nemmeno quest’anno.

Ci è stata mostrata anche una breve anteprima del docufilm che si sta realizzando su questo progetto; è possibile visionarlo qui.

A parziale conclusione si è realizzato quindi un incontro finale, questo hackathon, che oltre ai partner del progetto che avevano lavorato per approfondire le tematiche e i fattori coinvolti nel problema, ha visto degli “invitati speciali” molto particolari: 3 classi di ragazzi delle scuole superiori dell’IISS Filadelfo Insolera (il principale polo di istruzione tecnico-professionale per il settore economico tecnologico e dei servizi nella città di Siracusa), una classe era proprio dell’agrario.

Ci siamo così ritrovati insieme a questa variegata platea per ripassare i vari punti del progetto, delle risorse e persone coinvolte, delle dinamiche in gioco… l’incontro si è svolto presso l’Urban Center, l’organizzazione era quella classica dei tavoli rotondi a gruppi, con possibilità di variazioni sul tema (soprattutto per i ragazzi).Tanti i momenti basati sulla discussione di gruppo e sul role playing… qualche intervento da remoto, qualche voce autorevole in presenza (dal Sindaco di Siracusa che ha dato il via ai “giochi” ai funzionari delle politiche sociali della Regione e gli Assessori del Comune).

Abbastanza interessante, ad esempio, sentire un ragazzo che, immedesimandosi nel ruolo del dirigente della Caritas cercava di illustrare il suo progetto per “ampliare l’azienda, aumentare il giro di affari e …i clienti”. Pensavo che il buon p.Marco, il responsabile, più che dirigente, della Caritas (proprio vero che i nomi contano!) non vede l’ora, invece, di poterli diminuire! Ma questi nostri ragazzi hanno tutto il diritto di non conoscere poi molto della vita concreta in questo specifico ambito, se non ci sono concrete possibilità di contatto. Se si pensa che quest’anno è stata inserita, nuovamente, l’ed. civica nella scuola, non possiamo certo farne una colpa ai ragazzi…

Per quello che chiedevo alle docenti che accompagnavano i ragazzi come erano messi per quanto riguarda l’alternanza scuola lavoro, un modo sulla carta molto utile per entrare in contatto col mondo reale, ma così spesso ridotto, nella poca motivazione di alcune scuole, ad un tempo poco utile…

La cosa più interessante per il gruppo dei partner, invece, è stato l’incontro con Saverino Richiusa, Referente per i progetti dell’Ufficio Speciale Immigrazione, che ha illustrato i vari campi di azione della regione e le tante risorse disponibili. Paradossalmente, ci diceva, i soldi ci sono, il problema è che in pochi li chiedono nel modo corretto. Ormai tutto viaggia tramite i bandi europei e le piattaforme di progettazione, se non si entra in questa logica si rimane al palo. Ci ha raccontato ad esempio che per il fondo di contrasto alla povertà, una cifra imponente di oltre 100 milioni di euro, dal 2016 al 2018 sono stati erogati nemmeno 20 milioni, perché non arrivano progetti adeguati dal territorio. Mentre spesso chi potrebbe fare non arriva a conoscere queste risorse. Insieme all’Ass. Rita Gentile ci siamo riproposti di far tesoro di queste indicazioni. Anzi, eravamo lì proprio per questo!

E già che ci siamo, ecco alcune foto di questo hackathon all’Urban Center (che è veramente un bello spazio espositivo e operativo)

Intanto si riparte

Intanto si riparte

Qui a Siracusa abbiamo praticamente ripreso la nostra attività al CIAO. Da poco abbiamo pubblicato l’ultimo numero del nostro magazine, il Siracusanews#46 con un rapido reportage di quanto fatto nel periodo estivo (peccato che la serata in piazza Duomo per la giornata del Migrante sia saltata a causa del maltempo…) e a conti fatti è bello vedere che la ripresa era già iniziata da giugno, quando si è pensato che almeno per la consulenza legale si potevano riaprire le porte.

Adesso stiamo vivendo un rapido periodo di transizione, perché c’è un avvicendamento di persone nella nostra comunità e questo comporta necessariamente un nuovo equilibrio, consapevolezza, visione di futuro… e la cosa è sicuramente interessante.

Come anti siamo anche in attesa del nuovo assetto legislativo che dovrà ripensare l’approccio italiano al tema dei migranti. Dopo i cosiddetti decreti sicurezza di Salvini (e sto scrivendo mentre qui vicino, a Catania, si sta svolgendo il processo per i fatti legati alla Gregoretti, dell’anno scorso (insolito che se ne occupi anche una testata come Wired, sicuramente più attenta al digitale che alla politica…)) qualcosa deve necessariamente cambiare. E dai titoli, dalle anticipazioni e dagli strilli di agenzia non è facile capire quanto il “dopo” sia poi così diverso dal “prima”…

Farsi un’idea, darsi da fare per diffondere sensibilità e modalità di approccio solidali, partecipare al dibattito, sono comunque elementi necessari e possibili, visto che anche il semplice disinteresse è già un modo di agire… Nel suo ultimo messaggio per la giornata del migrante papa Francesco propone con forza nuovi atteggiamenti e nuovi verbi da mettere in pratica; il primo è proprio quello del “conoscere per comprendere“. E penso che non sia nemmeno il più facile, bombardati come siamo da troppe informazioni e pochi strumenti efficaci per selezionarle e non naufragare.

Diventa quindi utile seguire alcune pagine, alcuni post, alcune risorse di un certo spessore che sicuramente sono più vicine a questo dibattito, eccone solo qualcuna (intanto comincio, poi aggiungo le altre) che sto raccogliendo in questi giorni.

la pagina dell’Assoc. per gli studi giuridici sull’Immigrazinoe

Quella dell’Asgi (http://www.asgi.it/) mi viene spesso ripetuta e consigliata dal nostro caro avvocato, Domenico, e uno sguardo ogni tanto riesco a darcelo. E ogni tanto capita anche di sottolineare, di sfuggita, altri interventi, ad esempio quello molto accorato di Niccolò Govoni, presenza ormai significativa nel panorama legato ai migranti. Mi sembra utile riportare quanto esprime in uno dei suoi ultimi post su Instagram commentava amaramente quello che sta succedendo a livello Europeo, nonostante le news cerchino di sbandierarlo come “passo avanti”.

https://www.instagram.com/p/CFp_Q-6hR__/?utm_source=ig_web_button_share_sheet