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Gira la ruota dell’Arcolaio

Gira la ruota dell’Arcolaio

Nomi antichi per storie e progetti recenti. Sapevo che prima o poi sarei andato a dare un’occhiata a questa attività di cui mi aveva parlato Giorgio, un amico anche lui “poco siciliano” conosciuto presso la parrocchia di s.Martino, in Ortigia.

L’Arcolaio è una società cooperativa sociale impegnata soprattutto per “favorire l’inserimento lavorativo dei detenuti attraverso la gestione di un’attività produttiva all’interno del carcere di Siracusa di cui cura e avvia lo sviluppo commerciale.” Ma un conto sono le descrizioni e un altro è toccare con mano come funziona concretamente questa cosa. Domenica 1 novembre abbiamo fatto proprio questo.

E così, complice don Salvo (che tra le altre cose e non a tempo perso è il parroco di s. Martino) e i contatti ormai frequenti con gli scout del Clan Siracusa 1, ecco che ho accettato l’invito per domenica, festa di tutti i santi, della serie: tutti convocati, anche se questo invito comportava una levataccia e un appuntamento opertivo alle 7:30. Che sicuramente nelle prossime edizioni saranno molto “trattabili”, visto il numero di famiglie con bambini che poi hanno partecipato. Dopo il classico raduno al meeting point (mi sembra ormai un classico, il distributore Q8 alla fine di v.Paolo Orsi) ci siamo diretti verso Canicattini Bagni. Lungo il tragitto con don Salvo scopro che l’invito non è semplicemente un “vedere”, sarà molto concreto, si tratta infatti di raccogliere … foglie di salvia dalla coltivazione di piante aromatiche della cooperativa. Insieme agli scout ci saranno anche famiglie, con bimbi piccoli, disposte ad iniziare un cammino sul tema della Laudato Sii. Insomma, un invito a nozze, per i miei gusti…

Gruppo bello e molto eterogeneo, dalla coppia vegana ultraconvinta ai ragazzi del clan, famiglie con cuccioli di bambino effervescenti ed esploratori, … Poco dopo le 9 Giorgio ci ha radunati nella piana di coltivazione delle erbe (l’intero terreno è di 13 ettari, proprietà della diocesi di Siracusa, in comodato alla cooperativa), davanti ai lunghi filari di rosmarino, salvia e origano che riempivano l’appezzamento.
Se rinasco ape mi stabilisco qui, dopo aver visto la bella parata di alveari sulla collina, in posizione strategica.

Lavoro semplice ma da certosini, raccogliere le foglie più belle, sane e grandi di quei lunghi filari, per aiutare la produzione dell’Arcolaio in vista delle prossime festività natalizie. Così abbiamo cominciato, con calma serena, sotto un sole splendido, quasi estivo. Ciascuno nella sua porzione di filare, ma alla ricerca del tratto più bello e lussureggiante (e qualche zona era più felice, come Giorgio ci spiegava, perché d’estate c’era una perdita nel tubo dell’acqua pertanto in quella zona le piante non avevano sofferto troppa siccità). Persino i bambini si davano da fare per cogliere le foglie, fare a gara su chi trovava la più bella… Tra una battuta su chi doveva “vuotare il sacco” e su chi cercava di defilarsi elegantemente per avviare campagne anticrittogamiche in stile bio, dopo un paio di ore di lavoro, prima che diventasse noioso o un po’ pesante, abbiamo concluso il nostro intervento.

Ci siamo allora radunati sotto il carrubo all’ingresso e qui abbiamo distillato un po’ il succo della nostra presenza. Giorgio ha introdotto Max, uno dei soci della cooperativa, originario dell’Ucraina, che ci ha raccontato la sua storia, anzi, ha condiviso la sua esperienza, come ex-carcerato con una forte voglia di riscatto. Il “prima” ci interessava poco, non serve a molto sapere perché sei finito dentro, ma lui ci ha fatto capire molto rapidamente che quel “dentro” è proprio tutto un altro mondo, con il quale non è sempre facile fare i conti. Ci ha detto dei primi passi della cooperativa, dell’opportunità offerta alle persone, della proposta di partecipare, lavorare, dare un senso per un futuro di reinserimento. Adesso lui è uno degli operatori principali, socio della cooperativa e senza troppi commenti ci ha mostrato come sia possibile che cambiare non solo si può, ma è alla portata di tanti.

Abbiamo assaggiato alcuni dei prodotti dell’Arcolaio, fatti con pasta di mandorle, ripensando alla curiosità di Max che nei primi tempi del suo lavoro si chiedeva quale animale fosse quello che produceva il famoso “latte di mandorle“, visto che le mucche, l’asina e le pecore le conosceva, ma non aveva mai visto pascolare un mandorlo (e chissà come andrebbe munto! :-). E dopo la condivisione, abbiamo mangiato i nostri panini e poi spezzato il pane dell’Eucarestia, visto che don Salvo non era venuto solo per il bieco gusto di raccogliere un po’ di foglie profumate.

L’idea di mettere in evidenza un rapporto sereno, concreto e comunitario con la nostra sorella e madre terra era fin troppo facile da evocare in quei momenti. Comunque importante. Laudato sii per sora salvia.

Nel primo pomeriggio ci siamo salutati e abbiamo ripreso la via del ritorno; in serata nella chat di Whatsapp si sono ammucchiate rapide le tante foto del giorno, comprese la visita al laboratorio dove i nostri 12 kg di foglie di salvia (questo per la cronaca), staranno ancora adesso ad essiccare, in tempo per la preparazione e commercializzazione.

E se qualcuno ha già in mente qualche possibile sorpresa o regalo per Natale, mi piace ricordare l’invito di Giorgio a considerare anche le “dolci evasioni” proposte dall’Arcolaio; ovvio, serve anche il marketing, ma è nella concretezza delle cose; credo che qui il valore aggiunto sia evidente.

E queste sono le foto (mi limito alle mie) di questa bella domenica presso l’Arcolaio

e vada per l’hackathon

e vada per l’hackathon

hackathon, la Treccani lo sintetizza rapidamente come sostativo inglese [comp. di hacker «hacker» e (mara)thon «maratona»], in pratica un incontro nato per gli smanettoni del PC, poi come spesso accade, il termine scivola tra le masse e si è arricchito nel tempo di varie altre sfumature.

Quello che si è tenuto a Siracusa nei giorni 7 e 8 ottobre era dedicato al progetto Dignità in Campo, iniziativa portata avanti da numerose realtà locali e nazionali. In poche parole un progetto per contrastare il caporalato e ridare dignità al lavoro, soprattutto agricolo (e quel “in campo” assume così un duplice effetto). Basti pensare a Cassibile, al decennale problema dei migranti che stagionalmente vi si vanno ad accampare per i lavori di raccolta nei campi. Con tutti gli strascichi e le derive sociali che conosciamo.

Questo progetto, portato avanti dal Ministero del Lavoro e da numerose realtà del settore, era rivolto a 2 realtà molto concrete: questa di Siracusa e quella di Saluzzo. Una città del sud e una del nord accomunate da dinamiche sociali e lavorative molto più simili di quanto si potrebbe immaginare. Il fenomeno dei caporali, dei mediatori d’opera e dei migranti che vedono spesso calpestati i propri diritti, si ripresenta con tratti analoghi nei due ambiti.

Questo progetto è andato avanti per oltre un anno, il lockdown ha purtroppo inceppato molti dei propositi e delle idee sulle quali si stava riflettendo. Tra i vari attori coinvolti era giunta anche a noi del CIAO, coinvolti nella concreta realtà dei migranti in cerca di lavoro, l’invito a partecipare, insieme ad altre realtà del sociale (la Caritas, alcune cooperative, l’Arci…). Ci sembra interessante condividere questo modo di affrontare i problemi con realtà così disparate. Qualcuno ne parla indicandolo come Siracusa Experience. Ai tavoli di lavoro (almeno 3 incontri durante il 2019) c’erano la Prefettura, i Sindacati, i rappresentanti dei datori di lavoro, le cooperative… persone molto diverse. Esperienze che arricchiscono tutti i partner.

Era in ballo la progettazione di una campagna stampa a livello nazionale, il lancio di slogan e media per sensibilizzare l’opinione pubblica, iniziative per diffondere la conoscenza dei fenomeni sottesi al dramma del “caporalato”, ma molte cose sono state rinviate per il prossimo anno. Anche se puntualmente, a Cassibile e nei dintorni, i problemi non sono mancati nemmeno quest’anno.

Ci è stata mostrata anche una breve anteprima del docufilm che si sta realizzando su questo progetto; è possibile visionarlo qui.

A parziale conclusione si è realizzato quindi un incontro finale, questo hackathon, che oltre ai partner del progetto che avevano lavorato per approfondire le tematiche e i fattori coinvolti nel problema, ha visto degli “invitati speciali” molto particolari: 3 classi di ragazzi delle scuole superiori dell’IISS Filadelfo Insolera (il principale polo di istruzione tecnico-professionale per il settore economico tecnologico e dei servizi nella città di Siracusa), una classe era proprio dell’agrario.

Ci siamo così ritrovati insieme a questa variegata platea per ripassare i vari punti del progetto, delle risorse e persone coinvolte, delle dinamiche in gioco… l’incontro si è svolto presso l’Urban Center, l’organizzazione era quella classica dei tavoli rotondi a gruppi, con possibilità di variazioni sul tema (soprattutto per i ragazzi).Tanti i momenti basati sulla discussione di gruppo e sul role playing… qualche intervento da remoto, qualche voce autorevole in presenza (dal Sindaco di Siracusa che ha dato il via ai “giochi” ai funzionari delle politiche sociali della Regione e gli Assessori del Comune).

Abbastanza interessante, ad esempio, sentire un ragazzo che, immedesimandosi nel ruolo del dirigente della Caritas cercava di illustrare il suo progetto per “ampliare l’azienda, aumentare il giro di affari e …i clienti”. Pensavo che il buon p.Marco, il responsabile, più che dirigente, della Caritas (proprio vero che i nomi contano!) non vede l’ora, invece, di poterli diminuire! Ma questi nostri ragazzi hanno tutto il diritto di non conoscere poi molto della vita concreta in questo specifico ambito, se non ci sono concrete possibilità di contatto. Se si pensa che quest’anno è stata inserita, nuovamente, l’ed. civica nella scuola, non possiamo certo farne una colpa ai ragazzi…

Per quello che chiedevo alle docenti che accompagnavano i ragazzi come erano messi per quanto riguarda l’alternanza scuola lavoro, un modo sulla carta molto utile per entrare in contatto col mondo reale, ma così spesso ridotto, nella poca motivazione di alcune scuole, ad un tempo poco utile…

La cosa più interessante per il gruppo dei partner, invece, è stato l’incontro con Saverino Richiusa, Referente per i progetti dell’Ufficio Speciale Immigrazione, che ha illustrato i vari campi di azione della regione e le tante risorse disponibili. Paradossalmente, ci diceva, i soldi ci sono, il problema è che in pochi li chiedono nel modo corretto. Ormai tutto viaggia tramite i bandi europei e le piattaforme di progettazione, se non si entra in questa logica si rimane al palo. Ci ha raccontato ad esempio che per il fondo di contrasto alla povertà, una cifra imponente di oltre 100 milioni di euro, dal 2016 al 2018 sono stati erogati nemmeno 20 milioni, perché non arrivano progetti adeguati dal territorio. Mentre spesso chi potrebbe fare non arriva a conoscere queste risorse. Insieme all’Ass. Rita Gentile ci siamo riproposti di far tesoro di queste indicazioni. Anzi, eravamo lì proprio per questo!

E già che ci siamo, ecco alcune foto di questo hackathon all’Urban Center (che è veramente un bello spazio espositivo e operativo)