Forza, ragazzi…

Forza, ragazzi…

Che Melilla fosse una base piuttosto comoda per gli spostamenti, lo avevo già capito. E l’ultimo incontro speciale è proprio di questi giorni.

Siamo a Madrid, a pochi km dalla città, guardando dalle finestre del refettorio si vede questa grande oasi verde in cui siamo e sullo sfondo la skyline dei primi grattacieli, in bella vista le 4 torri principali (che una ventina di anni fa ho visto proprio costruire e crescere, prima del salto in Ecuador!); siamo nella casa dei cappuccini, il Cristo del Pardo. Pochi decenni fa questa zona, ben preservata, era la riserva di caccia del Caudillo, così come nel 1600 era il parco riservato di Filippo III.

Siamo qui con una sessantina di ragazzi, 15 dall’Italia e gli altri spagnoli. Vengono dalle scuole mariste della nostra Provincia e l’assemblea che si è deciso di organizzare è una cosa abbastanza insolita. Un meeting dove i protagonisti sono proprio loro, i ragazzi e le ragazzi, il più grande sfiora i 17 anni e la più piccolina qualche briciola più dei 13. Insomma, dalla 3a media al biennio, per farla breve. Lo slogan è già rivelatore: “la tua voce conta”.
Ma non è tutto, sull’altro lato del Mediterraneo, in Libano, nella cittadina di Faraya, ci sono gli altri ragazzi di questa assemblea condivisa: ci sono alunni dalle 2 scuole mariste di Beiruth e di Jbeil e un gruppetto di scout della nostra città di Aleppo, dove sono presenti i Maristi blu (perché in Siria non possiamo aprire scuole, ma almeno la presenza in mezzo ai giovani è ben radicata). Il clou di ogni giornata è l’appuntamento in videoconferenza tra i due gruppi, che si salutano, si incontrano e condividono una tabella di marcia serrata e coinvolgente.

E’ la prima volta per noi maristi che viene dato spazio e protagonismo in questo modo quasi esagerato ai ragazzi. Su quale argomento? I diritti dei minori. Per noi europei forse una banalità che non riserva molte sorprese. Ma basta ascoltare le esperienze dei nostri amici in Siria per ricordarci che il nostro sguardo sul mondo non può limitarsi al nostro piccolo cortile.

L’idea di fondo è proprio quella di ascoltare i ragazzi, senza tanti filtri, senza manipolazioni studiate a tavolino, senza imbeccare le loro riflessioni. Rischioso, ma anche interessante. I ragazzi presenti sono stati votati dai loro compagni di classe e di scuola, e vivono questa responsabilità in modo ben evidente.

3 giornate piene di laboratori, incontri, scambio e condivisione, cercando di superare gli ostacoli della lingua, perché è vero che gli italiani studiano spagnolo, ma tra il libro di testo e la partecipazione ad una discussione ne scorre di acqua (e per la geografia, il Manzanarre è proprio qui, sotto di noi!); per questo eravamo presenti anche con un supporto per le traduzioni (insieme a me c’era anche fr. Claudio). Ma la presenza di noi grandi si è sempre mantenuta discreta, di servizio, a contorno dell’incontro.

Cosa ne è uscito fuori? Forse proposte semplici, richieste quotidiane, suggerimenti di piccola portata, però tutte con il sigillo della loro voce, che verranno recepite anche ai “piani alti” di chi poi dovrà inserire queste richieste nelle prossime programmazioni “serie”.

E qualche proposta si rivela interessante, bella da ascoltare da queste ragazze e ragazzi che prendono sul serio il loro ruolo. Suggeriscono ad esempio una figura inedita, il “mediatore” per i conflitti, un alunno delle classi più grandi della loro scuola, responsabile e adatto, che possa intervenire quando le litigate e le incomprensioni superano il livello dell’accettabile. O il ricorso ad una figura adulta, magari un’insegnante della materna (che forse ha già incontrato proprio quegli stessi ragazzi, anni prima) e che rimane come un protagonista mitico ma raggiungibile. Oppure i corsi da fare insieme ai genitori, sulle nuove tecnologie digitali, le attività formative da percorrere con i docenti, tutti allo stesso livello… Ne faremo tesoro e serviranno per esportare in alcune scuole le buone pratiche già avviate in altre. Altre proposte sono già condivise da molti dei nostri centri: la buca delle richieste (anonime, ovviamente) per segnalare problemi e disagi, gli incontri col tutor e le lezioni formative su temi trasversali, la figura dello psicologo o dello specialista in determinati ambiti…

L’incontro è durato dal venerdì sera fino alla mattina del martedì, con un ritmo davvero serrato; siamo “usciti” dalla grande casa che ci accoglie solo domenica sera, per prendere un po’ di respiro (ma giocava il Real contro il Barça… quindi per molti ragazzi l’uscita era molto interessata!) e tra poco inizia l’ultima serata: la preparano direttamente i ragazzi, ogni gruppetto deve organizzare un gioco o un’attività per tutti… e domani i saluti, le lacrime, ma prima la nottata, gli scambi, le chiacchiere interminabili, il girovagare tra le camere, la firma sulla maglietta… Sono i loro giorni, bello che li vivano fino in fondo.

(un racconto più “formale” di questa esperienza si trova anche qui, con tante foto e tutto il resto).

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