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Giorni decisamente altrove

Giorni decisamente altrove

Quest’anno avevamo deciso di “prenderci” una specie di vacanza dopo Natale; contando sul fatto che il Covid ancora impedisce le normali attività (e ogni tanto mi chiedo quali saranno queste “normali” attiività da svolgere, visto che sono ormai 2 anni che ci dobbiamo adattare senza molte altre scappatoie.

La nostra piccola comunità marista di Siracusa ha preso quindi il volo, al completo, verso il nord Italia: la meta principale era Entracque, la casa marista nei pressi del parco delle Alpi Marittime, e poi avevamo pensato ad alcune incursioni in zone vicine.

Dall’aeroporto di Caselle ci siamo subito sentiti a casa, visto che fr. Franco, il superiore della casa di Carmagnola, ci è venuto a prendere per trasferirci subito nella residenza dei fratelli. Si tratta della comunità per i fratelli maristi più anziani e con problemi di salute. Ed è stato bello raccontare proprio a loro, noi 4, due fratelli e due laici, il lavoro che si cerca di portare avanti qui a Siracusa. Per il pranzo abbiamo preferito non (far) correre troppi rischi e abbiamo mangiato a parte, insieme a Franco e al decano della casa, fr. Giuseppe, che nonostante i suoi 98 anni suonati è decisamente ancora arzillo e fresco.

Nel pomeriggio, dopo aver curiosato abbondantemente nella casa vecchia e nei luoghi della memoria dell’Alpestre, abbiamo preso la strada per Entracque, passando prima a visitare il presepe di Cavallermaggiore (davvero spettacolare e curatissimo) e poi tentando di vedere l’Abbazia di Staffarda; ma probabilmente in quella giornata di capodanno l’apertura non era prevista. Peccato davvero, questo gioiello dalla particolare asimmetricità merita davvero una visita…

Così in serata siamo giunti ad Entracque. Speravamo, soprattutto per Nina e Ricky, di incontrare tanta e più neve, ma il caldo dei giorni di Natale e la nevicata ormai lontana (di metà dicembre), avevano ridotto di molto l’impatto estetico, per non parlare del freddo, che era piuttosto contenuto (non abbiamo mai incontrato temperature sotto zero, se non il giorno della partenza, il 7 gennaio). Meglio così, visto che il giorno prima, a Siracusa, era facile vedere persone sulla spiaggia in abiti almeno primaverili!

Lo scopo di questi giorni era proprio quello di vivere senza particolari impegni o orari: relax, qualche passeggiata nei dintorni, stare un po’ insieme. E non è stato difficile per niente 😉

Abbiamo veramente gustato lo spettacolo della montagna, della neve vicinissima (e bastava uscire dall’abitato per poterla calpestare concretamente. Abbiamo provato l’ebbrezza degli sci, anche se per poco, e numerose passeggiate nei dintorni, dalle Terme di Valdieri alla strada per il lago delle Rovine e persino una puntatina alle Gorge della Reina (dovevamo pur spiegare a Nina che …qualcuno aveva pensato anche a lei, con un nome così legato alla memoria dei Savoia!). Abbiamo passeggiato sotto i nobili portici di Cuneo, visto il monumento in memoria della deportazione degli ebrei a Borgo S. Dalmazzo,

Ma la giornata più interessante l’abbiamo dedicata a Torino.

Tappa principale il suo incredibile museo Egizio, un luogo davvero speciale, ben strutturato e ricco di fascino. Qualcuno ci si sarebbe perso volentieri per qualche altra ora, ma andare insieme significa anche trovare una quadra per gli orari. E anche questo ha funzionato bene. Il lungo Po’, il Valentino e soprattutto il Borgo Medievale, con il suo particolare giardino fatato che gli fa da cornice (come si fa a non cercare la panchina dei lampioni innamorati, oppure a tentare di accarezzare qualche scoiattolo goloso che ti dribbla elegantemente…).

L’ultimo giorno l’abbiamo condiviso con Pietro e Paolo, cioè l’intera comunità di Genova (in attesa che arrivi il rinforzo di Giancarlo) e la preziosa presenza di fr. Zeno e di Daniela, spesso impegnati ai fornelli. Insomma, aspettavamo solo che venisse giù qualche mezzo metro di neve per bloccarci ancora qualche giorno lassù.

Che dire, ci siamo sentiti davvero accolti e in famiglia. La realtà marista ci fa di questi regali, da accogliere con riconoscenza.

E naturalmente quello che non siamo riusciti a scandagliare fino in fondo, dato il poco tempo, lo abbiamo affidato a un corposo album di foto (ovviamente condivise :-), qui un piccolo assaggio!

Alla ricerca della felicità

Alla ricerca della felicità

Mi faccio un regalo, oggi (a dire il vero riesco a farlo più spesso e non solo come tributo per un compleanno ;-). Un buon libro è sempre un investimento prezioso. Di tempo e di senso…

Il testo “Non perfetti, ma felici” si presenta con quell’esotico nome d’autore che a prima vista sembra rimandare ad un qualche antico monaco straniero. Invece fratel MichaelDavide Semeraro, monaco benedettino che vive presso il convento de la Visitation a Rhêmes-Notre-Dame, in Val d’Aosta, è un nostrano pugliese trapiantato tra le valli alpine. Scrive da anni e interviene spesso su quella che è la sua dimensione di vita personale come consacrato in tempi difficili ma entusiasmanti, perché questi tempi che viviamo sono veramente un’occasione di vita e di crescita unici.

Il testo si rivolge ovviamente a chi della vita consacrata vuol capire qualcosa di più e a chi già la vive e vuole confrontarsi con una riflessione più ampia, precisa e stimolante su questa insolita modalità di essere persone del nostro tempo.

Il legame con il nostro tempo è infatti il percorso necessario per fare di questa scelta di vita un qualcosa che non sia il restauro di un reperto di archeologia o la raccolta di begli oggetti di antiquariato. Nel dipanarsi dei capitoli si avverte l’attenzione a dire cose sensate con un vestito adatto su temi che semplici non sono. La vita religiosa oggi soffre sicuramente di una sorta di accantonamento; non è così evidente come un tempo, spesso sembra occupare spazi man mano erosi dalla presenza dei laici ed è onesto chiedersi se la sua dimensione vitale abbia ancora un senso e una sua spendibilità come testimonianza. Il modello ancora diffuso ricalca quasi sempre lo stile classico e antico. Il salto di qualità che servirebbe non è facile intravederlo o metterlo in pratica.

Eppure, il senso di questo cammino potrebbe quasi sfruttare gli attuali tempi di crisi per una sorta di riscatto. Non si sceglie uno stile di vita in base alle rinunce che comporta, ma alle ricchezze e opportunità che offre. In un tempo di livellamento dei valori (a volte camuffata come tolleranza a 360 gradi) difficile affrontare uno stile di vita che comporta anche scelte impegnative e controcorrente.

Nel testo l’autore afferma con vigore che è necessario un maggior sforzo per “demonasticizzare” la vita religiosa, ancora troppo incollata a modelli clericali, spesso condizionati da desideri di potere e di pubblico riconoscimento. Non sempre abbiamo preso dimestichezza con la grande libertà che si può vivere in questa dimensione, osando cose nuove e scrollando vecchie abitudini. Ma è una strada da percorrere.

Il modello finale che viene presentato come grande esempio di libertà è quello di Charles de Foucald e non manca quindi un richiamo ad una sorta di doveroso confronto con l’Islam.

Insomma, un testo liberante, audace e ricco di suggestioni che possono essere esplorate nella vita di tutti i giorni. Anche da chi vive in dimensioni esistenziali differenti.

Quando si volta pagina

Quando si volta pagina

Un sguardo attento…

Ho atteso diversi giorni per queste righe; è stata una settimana davvero unica e certe emozioni, certe parole, vanno riposte altrove. Il riserbo è più eloquente, ma quando si volta pagina per fatti e avvenimenti speciali può anche essere utile riflettere e non lasciare semplicemente che le cose passino o trascorrano. I segni che la vita ci lascia sulla vita possono aiutare nei percorsi successivi.

Ho perso mamma in questi giorni, dopo un periodo lungo ma quasi prevedibile, fatto di attese e soste, piccole riprese e poi il graduale affievolirsi delle forze e del vigore.

Già da tempo la sua salute era malferma e gli stessi dottori si erano meravigliati, anni fa, del fatto che dopo alcuni interventi per il tumore che l’aveva aggredita, avesse quasi ripreso un ritmo di vita normale, senza nemmeno cure o medicine. Ma la relazione con una madre non si misura dalla precisione delle diagnosi o dal numero delle pillole da assumere quotidianamente.

Vittoria con i 4 figli, finalmente grandi…

Ho vissuto così giorni davvero speciali, insieme ai mie 3 fratelli e a tanti parenti ed amici, una famiglia allargata che fa sentire il fluire della vita come un torrente più ampio del proprio rigagnolo, un sentirsi quasi portati con delicatezza e semplicità, nell’accettare un distacco già annunciato da tempo e prevedibile, ma sempre considerato come lontano, o almeno non imminente.
Ora è il momento del commiato.

Una carezza non si nega a nessuno…

Vittoria avrebbe compiuto 90 anni tra pochi giorni, avevo persino calcolato tutto per essere di nuovo presente accanto a lei e alla nostra famiglia, avevo già un biglietto per i primi di dicembre, e le avevo strappato una quasi promessa all’ultimo incontro di inizio novembre. Ma poi lei ha preferito festeggiare un’altra ricorrenza; lì per lì non ci avevamo quasi fatto caso, ma il giorno del decesso, il 15 novembre, era anche il 65° anniversario del suo matrimonio.

E nella nostra famiglia noi fatichiamo a tenere separati Vittoria dal marito Graziano, sicuramente un anniversario che ci tocca molto da vicino, più di un compleanno. Li abbiamo sempre visti insieme, un discorso di fedeltà concreto, gesti e poche parole. E un legame non sempre tanto facile, com’è la vita di ogni giorno, ma rinnovato con affetto dopo ogni piccolo rimbrotto… mamma ad esempio aveva faticato molto quando ci siamo trasferiti qui, nella San Lorenzo dei primi anni 70; una casa appena abbozzata, arpionata ad una strada senza asfalto e senza luci, zanzare a plotoni e quasi nessuna persona amica vicina. Oggi è ben diverso e la casa reca ormai la sua impronta, le sue piante, le sue scelte, i suoi gatti, ma all’inizio, quanta fatica!

Non si tratta di fare un bilancio, ma semplicemente ricordare con affetto il solco nel quale ci si trova a vivere. Perché le cose più evidenti di una madre te le ritrovi poi nei figli.

Tenere in ordine i nipoti … è dura

Come l’accoglienza e l’impegno laborioso e senza chiasso, che nella vita di famiglia riempie le giornate e costruisce il futuro. Abbiamo condiviso per anni la fortuna di essere una famiglia serena, allegra, unita, con tanti impegni comuni e un medesimo orizzonte a fare da sfondo; la nostra casa qui a Sanremo era spesso il teatro di rimpatriate allegre, di riunioni chiassose e informali con i figli e i nipoti, con gli amici e i vicini della nostra San Lorenzo (in una foto di Paolo ho contato 19 persone a festeggiare in sala, altro che distanziamento, ma era il secolo scorso!).

Papà ai fornelli, mamma a infornare le pizze e tentare di ridurre il numero di pentole che papà utilizzava (aver lavorato tutta la vita come chef ti porta volentieri a schierare tutta la batteria di tegami di cui disponi), i figli a preparare rostelle o sistemare tavolate, i nipoti a rincorrere il cane o scorrazzare in campagna. Mangiare insieme è già un’arte che aiuta a vivere ed accettare le tante differenze.
A casa nostra, soprattutto d’estate, era spesso così.

Complice anche le tante condivisioni con la vita marista: i tanti fratelli conosciuto e passati da queste parti, i campi ad Entracque per portare avanti la cucina (e Zeno mi ricorda che mamma è stata anche la madrina della ristrutturazione della “nuova” casa), le visite alle comunità mariste, la presenza dello zio Pippo, gli impegni di Massimo, Giorgio ma anche Roberto, dei tanti maristi conosciuti ed accolti… questo allargarsi della famiglia offriva un orizzonte ancora più ampio a tutti quanti. Più vita.

La “famiglia allargata” per il 60° di matrimonio, era il novembre 2016

E mamma senza tanti discorsi viveva tutto questo, lo conosceva bene, lo condivideva, se ne faceva carico e non di rado ci aiutava a portarlo avanti. Avere due figli a tempo pieno in questa dimensione marista e gli altri due impegnati con le rispettive famiglie, era argomento ricorrente. Così alle preoccupazioni per i nipoti si alternavano quelle per la scuola di Giugliano, per le attività di Genova per scivolare fino a Siracusa, toccando i tanti problemi della scuola locale, il futuro dei nipoti, la scelta di un impegno educativo di portata più ampia.

Il resto dei ricordi è tesoro di famiglia.

Ciao mamma Vittoria

Adesso inizia il tempo del recupero, della riflessione e della memoria. Uno spazio personale, logicamente; ma tanti piccoli segni, di noi figli, rivelano i tratti migliori di chi ci ha accompagnato per prima, di chi ci ha cresciuti ed aiutato a muovere i primi passi. Una preziosa eredità da custodire e coltivare insieme…

E questo è il ricordino che abbiamo preparato per gli amici…

Proprio d’autunno

Proprio d’autunno

Passare alcuni giorni a casa, a Sanremo, bello arroccato sulla mia Sanlorenzo, a metà strada tra montagna e mare, non mi capita spesso. Ma questa pausa autunnale, era ben motivata per motivi familiari.

Sono stati giorni molto morbidi e apparentemente tranquilli, senza troppe distrazioni o incombenze varie. Un’occasione per osservare anche con calma il tempo che cambia, i giorni che lasciano sul paesaggio una patina stagionale ben evidente.

Peccato per le piante di cachi, che non erano ancora al momento più suggestivo dell’autunno, ma di “foliage” interessante ce n’era abbastanza, tutto intorno. Ci ha persino pensato l’amico fr. Zeno a mandarmi due foto del campo di Entracque, con le foglie ormai pronte al distacco, giusto l’occasione per aggiungere due righe (con foto, ovviamente) anche a questo proposito.

Ho ritrovato le piante avviate in agosto, anche se per forza di cose un po’ abbandonate; pulito un po’ il nostro orto, rimesso in piedi qualche rimasuglio di pomodori, mondato le insalate. Viene sempre la tentazione di seminare e coltivare solo erba, perché quella spunta ovunque…

E ho cercato anche di sistemare qualche altra pianta aromatica nei vari punti strategici; ne metterei quasi in ogni angolo, ma non di solo naso vive il panorama! E per quanto riguarda il naso, quello si è allenato abbastanza in cucina, con l’amalgama di sapori e gusti che stuzzicano sia il palato che la memoria.

Nell’ultimo giorno, dopo la pioggia di lunedì 1 novembre (a onor del vero qui da noi sono scesi poco più di 35 mm. di acqua, in modo davvero discreto e tranquillo, altro che le inondazioni siciliane di questi giorni, che ho scampato totalmente) ho provato a fare due passi verso la strada militare, il confine evidente tra l’abitato e il selvaggio. Una strada che si dipana tra serre e spianate ancora coltivate, tra gli ortaggi e le piante da ornamento; rapidamente la macchia mediterranea, o qualcosa del genere, prende il sopravvento e si raggiunge facilmente la zona dove l’unico intervento umano è quello della vigliacca inciviltà di chi scarica immondizie e rumenta varia nelle scarpate. Purtroppo anche qui le ferite sono evidenti e i vari cadaveri di frigoriferi e tv nelle ripe sono ormai un elemento storico, difficilmente sanabile.

Ma attraversata la strada e introdottosi un poco nel bosco, per fortuna tutto cambia e la natura riprende il sopravvento. Bastano pochi minuti per riconciliarsi con l’ambiente, sentirlo come doveroso e necessario, quasi onorarlo. E gli occhi prendono il sopravvento sulle parole.

Ecco qualche altra immagine di questi luoghi

Quando il tempo alza il gomito…

Quando il tempo alza il gomito…

Nella settimana più speciale dell’anno mi ritrovo a guardare quello che succede a Siracusa e dintorni come uno spettatore.

Sono partito per qualche giorno da passare “in riviera”, vicino a mamma, domenica scorsa. Già venerdì 22 la giornata era stata colpita da un evento piovoso del tutto eccezionale: oltre 100 mm di pioggia. Per una località che annualmente riceve poco più di 500 mm di pioggia era decisamente un record. Da noi pochi danni, qualche infiltrazione di acqua nei locali del Ciao ma per fortuna nulla di serio.

Avevo previsto di partire domenica sera, ma appena arrivato in aeroporto, verso le 19, lo spettacolo dei tabelloni era già drammatico: tutti i voli in ritardo, qualcuno già cancellato. Ma di altre informazioni sui tabelloni non compariva nulla.
Verso le 22 un sms per informare che il mio volo, per Genova, era stato riprogrammato per il giorno dopo. Intanto la folla aumentava e nello spazio, abbastanza ristretto, si accumulavano i passeggeri che non riuscivano a partire. Qualche bivacco improvvisato, in molti sdraiati per terra, file di passeggeri che ogni tanto transumavano da una zona all’altra, sulle indicazioni non sempre chiare degli avvisi degli altoparlanti. E quando poi, dopo oltre 3 ore di rinvii e ritardi, l’altoparlante ha annunciato “A causa del maltempo potrebbero esserci dei ritardi…” è scoppiato istintivo un amaro applauso dai tanti che cercavano qualche informazione su come fare…

Ma fino alle 2 di notte siamo rimasti in attesa nell’aeroporto di Catania; poi ci hanno portati presso un hotel di …Acireale, per trascorrere quanto rimaneva della notte. Naturale che trovare alloggi per oltre 100 persone in quelle condizioni non era facile! Siamo arrivati all’hotel verso le 3 di notte e alla reception insistevano per sistemarci allegramente in camere doppie, con letto matrimoniale, anche se eravamo tutti dei perfetti sconosciuti gli uni agli altri… ha prevalso il buon senso e la stanchezza.
Il mattino dopo, verso le 9, ripartenza per Fontanarossa, sotto un cielo ancora piovoso, in attesa del volo per Genova, previsto per le 12:50.

La perturbazione che aveva infierito sul quadrante sud dell’Italia si era ormai affievolita, provocando ritardi a dismisura.
Per colmo della sfiga, appena atterrati a Genova, il comandante ci ha dovuto informare che, essendo un volo non previsto, non erano ancora arrivati gli addetti con il bridge, la scala da agganciare all’aereo per la discesa! Poi altra tappa in treno, verso Sanremo e anche in questo caso Trenitalia è riuscita a combinare pasticci, sopprimendo il treno che ero riuscito a prendere. Insomma, nonostante i tabelloni e i tanti strumenti di comunicazione, quello che spesso manca è la chiarezza nelle informazioni e un pizzico di tempismo.

Sapevo che le previsioni prevedevano il peggio ancora in arrivo. Nella mattinata di martedì ne avevo già avuto avvisaglie; ero impegnato in una videoconferenza e la nostra amica di Catania ad un certo punto si è ritrovata in pieno blackout, agganciata solo al cellulare e alle batterie del portatile! Pioveva? Decisamente tanto, ma quando poi ho visto, anzi, tutti abbiamo visto, le immagini e le scene da diluvio imprevedibile che ha sconvolto Catania, si stentava a credere che fosse vero.

Mi consolo, magramente, per il fatto che essendo fuori da Siracusa non ho dovuto scaricare su altri gli impegni della settimana, perché quasi tutto è rimasto chiuso; scuole, doposcuola, attività ridotte al minimo, come da allerte meteo e ordinanze varie del Comune.

E venerdì è arrivato anche il Medicane, come previsto. Fortunatamente con epicentro sul mare, come ben si poteva visualizzare dalla pagina di Windy (uno strumento che ancora non conoscevo, ma molto intuitivo e pratico, per visionare il meteo in atto).

E poi l’acqua, davvero TANTA acqua.
La piccola e modesta stazione meteo che ho sistemato sul nostro terrazzo, al 4 piano nella zona della Borgata, ha rilevato dati perfettamente in linea con quanto giunge da tutta la zona della Sicilia orientale. Nella giornata di venerdì è scesa la bellezza di 182 mm di pioggia, i due quinti di un intero anno e il solo mese di ottobre ha già superato ampiamente la media annuale.

Anche il vento non si è risparmiato e se le previsioni parlavano di raffiche fino a 100 kmh, sul nostro terrazzo siamo arrivati alla bellezza di 77 km (questo nel giorno 26 ottobre), per il momento è il nostro record annuale. Possiamo darci davvero delle arie!

Sarà che ormai rimangono solo gli ingenui a ritenere illusorio un cambio climatico dai risvolti e dalla velocità così imprevedibili,; dovremo sbrigarci tutti a fare i conti con questa realtà e ragionare non con la strategia dell’emergenza passeggera ma con la saggezza di chi valuta in modo più attento e consapevole.