A volte basta una spintarella…

A volte basta una spintarella…

Qui a Siracusa è difficile annoiarsi. A volte si vorrebbe una giornata calma e invece… Ma non si finisce mai di scoprire qualcosa di nuovo e interessante, anche quando si parte da potenziali disastri. E pensare che proprio quella mattina, baciata dal sole e da una temperatura che di invernale aveva solo le coordinate del calendario, mi ero fermato un momento sulla nostra quasi spiaggetta privata… (privata nel senso che spesso è chiusa a chiave da un cancello…. ma anche questa è un’altra storia).

Mercoledì mattina è stata la volta di Pascal; è arrivato al centro del CIAO tutto dolorante, verso le 10. Che è successo? Una macchina, la bici, caduto… Giusto il tempo di capire che non era una cosetta da poco. Gli dico di prepararsi che andiamo subito al pronto soccorso di Siracusa. Torno a prendere la macchina e penso che prima o poi sarebbe stato utile conoscere gli ospedali della zona. Magari in modo diverso, ma anche questo serve.

Lungo il percorso mi racconta; dopo il lavoro al mercato (si alza verso le 4 e si reca al mercato della frutta per dare una mano, è ormai conosciuto e apprezzato ed è un modo per tirare su qualcosa; sistemare le cassette, aiutare nel carico…) un commerciante lo invita anche a raccogliere frutta nel suo terreno. Così lui riprende la bici e verso le 7 riparte. Ma lungo la strada un incidente che poteva essere ben più grave. Un furgone bianco lo tocca con lo specchietto e lo fa cadere; per fortuna oltre al muretto in pietra ci sono anche rami che riducono l’impatto. Il furgone pirata non si ferma (cioé, si ferma dopo un po’, a distanza di “sicurezza” ma poi riparte senza prestare soccorso); una macchina invece si preoccupa e aiuta Pascal a rialzarsi, visto che non ce la faceva proprio. Poi lo accompagna per un po’. Ma Pascal è bello tosto, poi riprende la bici e torna a casa! Ma verso le 10 si sente davvero male. Raccontiamo questo al Pronto Soccorso e lì inizia un po’ la nostra odissea. Ma tutto sommato la cosa non era troppo tragica, codice verde e solo un po’ di confusione, scale su e giù da fare, sigle incomprensibili da ricercare “andate al PPI”; morale della favola aspettiamo quasi mezz’ora nella sala di…ginecologia, perché sulla porta del fatidico PPI (Posto di primo intervento, scopriamo dopo…) c’era scritto un chiarissimo “torno subito”. E tu cosa faresti in quel caso? Ma tant’è, dopo le radiografie alla spalla, braccio e ginocchio, arriviamo in sala gessi dove il dottore ci comunica la diagnosi: frattura composta del gomito; dovrà tenere il gesso per un mese.

C’è poco da fare, anche se Pascal è molto preoccupato. Siccome la legge di Murphy è sempre in agguato, proprio quella sera il gestore di una pizzeria gli avrebbe fatto firmare il contratto di lavoro. Ma adesso con il gesso? Che succederà? Per adesso pensiamo alla salute. Dopo 3 ore di anticamere e sale mediche torniamo a casa. Ora bisognerà fare l’abitudine al gesso e imparare nuove tecniche (come ci si veste? come si fa la doccia? come si mette una cinghia???). Guardiamo il lato positivo: “Pascal, almeno per un mese non dovrai lavare i piatti” E ci facciamo tutti una bella risata.

In serata parliamo con il nostro amico, l’avvocato Domenico. Cosa si può fare? La macchina che lo ha investito non si è fermata, la persona che invece si è preoccupata di lui… non sappiamo nemmeno come si chiama, nel caos del momento queste cose non ti vengono in mente. Pascal ricorda solo che doveva essere un ristoratore o cose del genere, che era di Fontane Bianche, che risiedeva vicino ad un posto per l’assistenza delle macchine (o cose del genere). Come indizi sono un po’ vaghi. Ma per poter fare una denuncia e reclamare il giusto, forse è proprio necessario rintracciare questa persona.

Così sabato ci proviamo: Rosa cerca sui social con i pochi indizi: ristorante, carro attrezzi, assistenza… esce fuori un centro che potrebbe fare al caso nostro. Si mette sul navigatore e si parte. Ma dopo un bel po’ di chilometri, ci accorgiamo che siamo ben oltre. Arriviamo a Cassibile! Siamo fuori strada. Torniamo indietro, decidiamo di andare a Fontane Bianche e poi vedremo. E’ sulla costa, zona turistica, villette e seconde case, in inverno piuttosto desolato. Giriamo tra questi grumi di case, villini un po’ abbandonati, ma non si trova nessun ristorante o cose simili. Di meccanici o simili ancora peggio. Il navigatore ci mostra che il paese sta quasi per finire.

Ora mi fermo e chiedo a qualcuno… Così parcheggio, sulla sinistra la struttura di un parcheggio a due piani un po’ malandato. C’è un bar con alcune persone. Così chiedo dove trovare un posto con quelle caratteristiche. E ovviamente spiego anche perché: un ragazzo, la bici, l’incidente… “Ah, quel ragazzo che è stato investito, quello di cui parlavi ieri…”. Allora chiamo Pascal che era rimasto in macchina e il barista lo vede, sorride e alza le braccia: “Ma è lui, che sorpresa”. Incredibile, davvero. Abbiamo trovato proprio la persona che ha aiutato Pascal a rimettersi un po’ in sesto, a vedere come stava. Abbiamo samaritani anche da queste parti. Ancor più incredibile che la moglie del barista, avvocata, avesse pensato la stessa cosa che chiederemo tra qualche giorno al nostro avvocato. E naturalmente si è subito reso disponibile per testimoniare quanto aveva visto.

Siamo così contenti che sulla strada del ritorno ci fermiamo presso un giardino che in realtà è un vivaio, ma così speciale e affascinante da lasciarci a bocca aperta (a Pascal un po’ meno, mi diceva “da noi, in Africa, le piante fanno le piante e nascono dove vogliono, non ci si dedica a sistemarle in questi modi…”) . Si tratta dei vivai Cuba, specializzati in piante grasse (succulente, recita il sito); una distesa enorme (18 ettari!) organizzata non solo come vivaio ma anche come giardino, con settori e allestimenti di grande impatto.

E sulla via del ritorno ci fermiamo anche sul luogo del delitto. Il signore ci aveva raccontato il dettaglio dello specchieto, che si era rotto ed era caduto a causa dell’impatto. Osserviamo alcuni pezzi di plastica, forse i resti; guardiamo anche il luogo dove è caduto Pascal. Speriamo che tutto questo, presto, rimanga solo un ricordo.

E l’ultima cosa bella di questa avventura è che il datore di lavoro di Pascal il contratto lo aveva già preparato… con tanto di data e firma; si sono poi messi d’accordo per un impiego provvisorio da affidare ad un amico di Pascal per questo periodo di “ferie forzate” e poi procedere nel migliore dei modi. Coraggio Pascal… se non proprio un braccio, almeno una mano qualcuno è sempre pronto a dartela!

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