Di ritorno all’Urban Center

Di ritorno all’Urban Center

Sono stato uno dei primi a ricevere la vaccinazione presso la sede individuata dal Comune, l’Urban Center. Ci sono capitato lunedì 8 marzo, insieme ad amici della CRI e logicamente come primo giorno (la domenica precedente c’era passato il presidente Musumeci a inaugurare l’attività) molti elementi dovevano essere messi ancora a punto. Poi eravamo poche persone, conoscevo persino i medici, che avevamo aiutato il giorno prima presso la Pizzuta (il luogo dove solitamente si facevano i tamponi e si era iniziato con i vaccini, 287 in un pomeriggio, tutti docenti).

Pochi minuti, un rapido colloquio col dottore, l’iniezione e via. Che astrazeneca sia con noi.

A dire il vero qualche giorno dopo ho sentito il primo degli accorati interventi di Damiano De Simone, che da tempo fa le pulci all’amministrazione locale e sottolinea gli aspetti da migliorare della nostra città. Mancava un’ambulanza di supporto, la disposizione dei percorsi era poco curata, c’erano numerosi tappi di bottiglia.

Passano altri giorni e un mio amico, Kike, ha prenotato e ricevuto subito il vaccino. Anche lui mi riferiva che l’organizzazione lasciava ancora piuttosto a desiderare e non si capiva bene come procedere.

In questi giorni (la visita e le foto si riferiscono al giorno 22 marzo, lunedì) ho avuto l’occasione di ritornarci nuovamente, per accompagnare un amico che ha un po’ di problemi con la lingua italiana e così ho voluto un po’ vedere come vanno le cose. Avevamo la prenotazione per il turno dalle 13 alle 14, così per non esagerare, siamo partiti proprio alle 13, dal centro di Siracusa e siamo arrivati all’Urban Center che erano circa le 13:20. Si vedeva già numerosa gente in coda. Appena arrivati ci siamo quindi sistemati anche noi sotto il tendone nel viale antistante, chiuso al traffico e destinato solo agli ingressi. Le transenne cercavano di delimitare il percorso. Certo che fa un po’ tenerezza vedere che per collegarle era necessario usare il nastro segnalatore, tipi diversi di transenne, un po’ messe alla rinfusa. Credo che non sia un problema insormontabile sistemare in modo decente questo percorso obbligato. E poi, pur essendo tutte persone mature, non era certo facile vedere le distanze di sicurezza. Uno pensa: basterebbe uno spruzzo di vernice per sistemare il pavimento, asfaltato di fresco e fare quindi un percorso più chiaro, come negli aeroporti… Ma questo rimane nei pensieri.

Il tempo di attesa ha iniziato a diventare lungo, poco comprensibile, scandito, più o meno ad ogni quarto d’ora, dalla voce elettronica che invitava una decina o una quindicina di persone ad entrare. Perché i numeri di prenotazione venivano distribuiti solo dopo aver fatto tutta la coda iniziale.. E ormai avevamo già valicato con le lancette anche le ore 14. Dopo scopriremo che dalle 14 alle 15 non era prenotato nessuno, per lasciare una pausa anche agli operatori.

Una volta entrati e preso il numero, altra lunga attesa. All’interno erano disposte altre tende e diverse sedie e alcune panchine (piuttosto inutili per garantire le distanze, visto che se uno si siede nel mezzo (anche per evitare sbilanciamenti) nessun altro gli si metterà vicino). Meno male che il sole era ancora gradevolmente presente, perché le previsioni erano piuttosto burrascose.

Finalmente entrati all’interno,, con il numerino, ci rechiamo presso uno dei punti di reception (2 sono indicati col numero, non capisco perché gli altri due sono invece senza, come se fossero altri servizi, quando uno arriva in questi posti sarebbe utile semplificare e chiarire tutte le diverse opzioni). Sbrighiamo rapidamente il controllo dei vari fogli di prenotazione, ne viene aggiunto uno ulteriore e riprendiamo l’attesa, questa volta del colloquio col dottore.

Sul più bello giunge la voce che “manca il Pfizer”, gli operatori ne sono rimasti momentaneamente senza (!?), invece è disponibile l’Astrazenca. Ma siccome la quasi totalità delle persone in coda oggi sono categorie a rischio (diabetici, …) nessuno lo potrà fare. Riesce ad avanzare solo qualche docente che non aveva potuto ricevere il vaccino nei giorni precedenti.

Ho la fortuna di incontrare alcuni colleghi della CRI, che stanno dando come al solito la loro piccola mano, smistando, accompagnando e dando chiarimenti. Passano altre manciate di minuti e finalmente si sblocca la situazione. Passiamo dal dottore, si ripercorre con calma tutta la documentazione prodotta e finalmente si procede con l’iniezione. Finalmente ce l’abbiamo fatta. Guardo l’orologio, sono le 16:20, quasi 4 ore di attesa. E siccome Murphy è sempre in agguato, ecco che comincia a diluviare Penso alla mia povera bicicletta posteggiata qui fuori. Speriamo nella nuvola passeggera.

Mentre aspettiamo nella sala di attesa (e mi chiedo come mai sia ancora nella stessa posizione poco felice del primo giorno, attaccata all’ingresso dei pazienti e quindi nell’impossibilità di usare quella porta per uscire… quando nell’altro salone ci sarebbe sicuramente lo spazio sufficiente per una bella zona di attesa, con porta adiacente.

Vedo che sono molte le postazioni dove i dottori o gli infermieri potrebbero somministrare i vaccini. Se non sbaglio superano il numero di 20. Ma se sono presenti solo 3 o 4 dottori per il colloquio anamnestico, sarà difficile risolvere questo collo di bottiglia. Speriamo che siano ancora e solo i primi giorni, anche se ormai siamo alla 3 settimana.

Proprio ieri ho letto che la Regione Sicilia sta chiedendo persino un aiuto alle parrocchie e alle diocesi, per individuare locali adeguti per un ulteriore sforzo vaccinale, nella giornata di sabato santo, 3 aprile. Credo che tutto dipender comunque dal numero di dottori e infermieri disponibili. Di volontari ne ho visti all’opera veramente tanti, ma correttamente possono solo dare una mano… non ribaltare le procedure e trovare soluzioni alternative.

Prima di andare via chiedo agli operatori quante vaccinazioni in media si riescono a fare in una giornata. Mi parlano di circa 500. Mi sembra già un bel numero, ma lo metto vicino alla prima esperienza che ho avuto, in un luogo angusto e quasi inadeguato, stretto, senza quasi nessuna attrezzatura di supporto, con solo 2 infermieri all’opera e un paio di dottori. In un pomeriggio si era riusciti a vaccinare quasi 300 persone. E ricordo bene quanto abbiamo trottato per evitare attese o tempi morti. Forse è di questo che abbiamo ancora bisogno adesso.

Prolunghiamo l’attesa (i canonici 15 minuti dopo l’iniezione per evitare qualsiasi sorpresa), ma piove ancora, per evitare il Covid non vorrei buscarmi un malanno, così aspetterò ancora un po’ prima di tornare a casa. Prossima occasione? Probabilmente come volontario CRI, in questi casi, dopo aver visto alcuni possibili ambiti di miglioramento, meglio dare una mano che fermarsi alle lamentele.

E come ci starebbe bene anche una pagina accessibile a tutti per conoscere (almeno sommariamente), il numero di prenotati e le vaccinazioni effettuate, sapere quante ne mancano, un count-down della speranza, insomma.

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