Dalle parti del Mar Chica

Dalle parti del Mar Chica

Dalla cartina già si coglie il grosso della giornata: era da tempo che aspettavo l’occasione e questa pausa del primo maggio giunge davvero a proposito… Volevo provare un’escursione in bici lungo la sottile strisca di terra che separa il Mediterraneo dalla laguna chiamata Mar Chica, che si trova proprio davanti a Nador. Persino l’amico Chico del Collegio La Salle mi aveva punzecchiato a provarci, con l’aggiunta di foto spumeggianti di fenicotteri…

L’ostacolo che mi consigliava invece di rimandare era uno solo: l’incognita della frontiera. Ormai è risaputo, il casello spagnolo è rapido ed efficiente ma quello marocchino sembra fare di tutto per dissuadere, rallentare e quasi scoraggiare il passaggio. Tempi lunghi, spesso incomprensibili, attese su attese.

Però oggi avevo un po’ di tempo dalla mia. Contavo di arrivare prima alla frontiera, ma il relax del mattino diventa comprensibile, così mi sono ritrovato in bici alla frontiera verso le 9 di questo venerd’i 2 maggio. Poche macchine in coda, meno di un centinaio, ma … tutte rigorosamente ferme. Dopo venti minuti di attesa, passati a chiacchierare con un altro ciclista che si stava recando anche lui dalla parte marocchina di Melilla, ero quasi sul punto di rinunciare, quando finalmente la mano dell’addetto mi ha invitato ad avvicinarmi al gabbiotto per il controllo documenti. Ormai ero in ballo e quindi… avanti.

Il controllo spagnolo del passaporto è poco più che una formalità, rapido e sbrigativo. Ma ci si ritrova subito nella coda successiva, quella marocchina, che prevede ben 2 controlli. E questa volta il tempo si dilata. Tra una cosa e l’altra, compreso il controllo dello zainetto (per la bici non c’era certo molto altro da mostrare!), alla fine sono riuscito a completare i controlli in poco più di mezz’ora. Morale, per il primo passaggio un’ora completa. E sono le 10, ma tutto sommato non è pòi così tardi. Avanti.

Avevo scaricato la mappa da Google per evitare di dover usare il cellulare (a volte anche solo i messaggi che arrivano di conferma e avviso contribuiscono a prosciugare il credito, quindi è buona prassi mettere subito il cellulare in modalità aerea) ma avendo pianificato un po’ in anticipo il percorso, non mi sembrava particolarmente difficile, un paio di deviazioni e poi tutto diritto. Interessante notare che le recensione su questa zona in GMaps sono ancora molto poche… ci sono alcuni cenni sulle varie spiagge, sui pochi servizi e sui rischi (mare agitato, presenza di numerosi rifiuti…), la vocazione turistica di questa località è ancora in crescita e si nota subito che in piena estate il panorama e il numero di vacanzieri cambia notevolmente! Al momento ho provato ad aggiungere un “Route Boukana” per vedere se me l’accettano 😉 visto che sono segnalate solo spiagge e qualche (raro) servizio o negozio.

Da sempre le lagune sono zone a forte vocazione naturalistica, in questo caso provo a spingere un po’ in questa direzione, il luogo si presta, la flora mi sembra abbastanza varia, la fauna promette bene. Favorire l’attenzione è sempre meglio di niente.

La zona del porto di Beni Ansar è il primo passaggio, ma ben poco animato, sembra di muoversi in spazi quasi abbandonati. Poi arrivo all’ingresso della strada che si sviluppa per tutta la striscia di terra che forma la laguna; all’ingresso c`è un piccolo posto di controllo, senza tante pretese, un gesto di saluto e si procede. La strada, dopo alcuni metri di lastricato tenuto davvero pulito (c’erano ben due addetti a spazzare) si trasforma in un largo stradone in terra battuto, comodo e abbastanza ben tenuto.

Questa striscia ha una larghezza variabile, nei punti più stretti è comunque di circa 200 mt. Spesso si sente il mare e la risacca sul lato del mediterraneo. Tutto in pianura, senza quindi nessun problema particolare o sforzo eccessivo. Devo solo far attenzione ad evitare qualche sasso fastidioso, non vorrei proprio forare da queste parti e dovermela fare… a piedi fino al rientro! Ma questa volta sono davvero fortunato, complice anche la velocità di crociera che rimane tranquilla. Niente fretta, oggi.

Supero alcune zone carine, abbastanza suggestive, anche se di fenicotteri neanche la silhouette, ma poco importa. Si fanno notare invece altri volatili bianchi (fors l’airone guardabuoi?), per oggi ci si accontenta. Tra poco incontrerò persino un piccolo gregge di pecore e mi domando cosa riescano a brucare su questa superficie così poco produttiva, salata, con davvero poche piantine a disposizione.

Incontro anche un piccolo gruppetto di case, con altre piccole costruzioni più semplici, baracche adibite a magazzino, luoghi di raccolta di qualche animale… Vedo persino un piccolo campo di calcio, con porte sbilenche piantate nel terreno umido e le onde dell’acqua che se lo stanno poco alla volta divorando. E appena mi fermo per fare due foto ecco comparire, quasi subito, un paio di bambini in ciabatte ma con il loro pallone, forse per rivendicare il loro diritto a giocare su questo terreno.

Pedala pedala, arrivo fino alla fine della strada, chiusa da una costruzione militare che controlla il canale che consente al Mar Chica di collegarsi con l’esterno, il mediterraneo. Abbondano i cartelli che ricordano che è proibito il transito, ma vedo diversi motorini e qualcuno che si avvia comunque verso il molo, sicuramente per pescare.

Dopo un’ora sono arrivato praticamente al capolinea, non posso certo continuare verso l’altra parte della striscia, il canale è largo più di 300 m. L’architettura della costruzione e dei grandi blocchi frangiflutti richiama contaminazioni cubiste…. Così riprendo la via del ritorno.

Mi fermo per dare un’occhiata alla lunghissima spiaggia. Tutto il terreno sembra ricoperto di conchiglie, appena la strada battuta lascia spazio al resto le conchiglie si affollano e sulla spiaggia sono ancora più evidenti. Una distesa che sembra una decorazione voluta e artificiale. Il mare oggi è agitato, le onde si fanno sentire; nessuno su questa sterminata distesa di sabbia, non so se in piena estate le cose cambiano di molto; il luogo è accessibile, la strada abbastanza buona. Non ci sono servizi o ristoranti (ho visto vicino al gruppo di case solo un negozietto che, come al solito, vende di tutto). Ho persino intravisto un paio di piccole tende nascoste in un boschetto lungo la strada… Il luogo si presta.

Oggi non è giorno di mare e l’idea non mi attira più di molto; riprendo a pedalare per il rientro, perchè il timore della frontiera non è certo un dettaglio da poco. E infatti verso le 12 sono di nuovo in coda per il controllo documenti. I tempi si prospettano nuovamete lunghi, alla fine risparmio forse una decina di minuti e poco prima dell’una ho varcato tutti i controlli. Eccomi di nuovo a Melilla.

Tutto sommato una bella escursione, in tutto sono quasi 30 km di percorso; peccato per le 2 ore spese in fila alla frontiera… ma a Melilla questa è la norma.

Ecco alcune immagini di questo tour – Beni Ensar – Mar Chica

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