Tra fiumi e cave…

Tra fiumi e cave…

Sto controllando i dati della nostra stazione meteo: non si metterà mica a piovere oggi pomeriggio? Rispetto allo scorso anno siamo sotto di oltre il 70% della pioggia, ma non dovrà mica cadere tutta oggi quella che manca, vero? Anche perché sarebbero più di 200 mm! Speriamo bene.

E con questa speranza, sabato pomeriggio sono andato a visitare un luogo di cui avevo sbirciato alcune foto dai resoconti di Pippo Ansaldi e che avevo cercato di approfondire sulle pagine di La Nostra Terra. Un luogo dalle parti del fiume Manghisi, della cava Putrisino, zona di masserie abbandonate, cave antiche e piccole necropoli, poco distanti dal canyon di Cavagrande di Cassibile.

Su Google Maps le notizie sono decisamente scarse, pochi di questi luoghi sembrano essere già stati visitati e recensiti, una buona occasione per aggiungere qualche notizia e qualche immagine, perché sono luoghi che veramente meritano. Meritano persino le conseguenze di qualche poco simpatico insetto che incontri nelle sterpaglie e come ricordo ti infilzano con svariate e fastidiose punzecchiature… (sono ancora qui a grattarmi dopo un paio di giorni!).

Le indicazioni sono abbastanza chiare: proseguire un centinaio di metri dopo il ponte sul fiume Manghisi… una zona ancora oggi poco abitata ma che un tempo doveva essere decisamente più frequentata, grazie alla sua situazione geografica particolare, ampi pianori coltivabili e adibiti a pascolo, tanta presenza di acqua, zona distante dai percorsi più gettonati, insomma, posti sicuri protetti e tranquilli.Su Google, al momento, le uniche indicazioni presenti sono proprio quelle della Masseria Donna Giulia e della Cava Putrisino, niente più.

Lasciando la macchina in uno dei tanti slarghi della stradina asfaltata che penetra in questa parte di territorio, ci si dirige scarpinando allegramente lungo la strada che giunge fino alla Masseria Donna Giulia. L’asfalto cede presto il posto a una carrareccia ampia. Le notizie che si trovano in rete a proposito di questo edificio ormai abbandonato da tempo, sono più che esaurienti e comunque un’occhiata agli interni, facilmente accessibili (il cancello all’ingresso è semplicemente accostato) si può facilmente dare, facendo però attenzione perché lo stato dell’edificio è veramente pietoso e i tetti si reggono per fortuite congiunture astrali!

Continuando a percorrere la strada si giunge fino al torrente Manghisi, un corso d’acqua che a questa altezza non è molto largo o impetuoso, ma non era questa la giornata adatta per inzaccherarsi e passarci dentro per esplorare un po’ meglio la zona. Ci si potrà fare un pensierino nella prossima estate! In compenso, lungo il sentiero, si trova qualche passaggio per curiosare con calma le zone precedenti il guado. Ed è proprio qui che si trovano le cose più interessanti.

Una cinquantin di metri prima del torrente, si può accedere sulla destra per entrare nella macchia selvatica. Per prima cosa si incontra qualche olivo secolare, maestoso e dal sopracciglio corrugato, dalle sembianze di vecchio addormentato; proprio lì vicino si cominciano a scorgere le vestigia antiche, pietre tagliate in modo preciso, scalini e percorsi che conducono ad una serie di tombe rupestri. Una piccola necropoli tranquilla e solenne nel suo adagiarsi sulla balza.

Poco dopo altre cavità tombali e altre, ben più grandi, che sembrano grotte ma (come letto in precedenza) sono invece dei romitori di epoca bizantina. Quando racconto ai ragazzini del nostro doposcuola che Siracusa è stata persino capitale dell’impero romano d’Oriente, a supporto di Bisanzio, non vedo reazioni entusiaste o meravigliate, anzi, in pratica non vedo nessuna reazione.

Più o meno quella degli attuali cittadini che sono riusciti a costruire un mediocre palazzo in cemento armato proprio sopra le terme bizantine del V-Vi sec. d.C; insomma, la superficialità che conduce solitamente all’ignoranza delle cose. Ed è davvero un peccato, perché ci sarebbero così tante cose interessanti su questo territorio, che veramente bisognerebbe prima lavorare con le persone per farle tornare “speciali” e più consapevoli dei propri tesori!

Continuando a passeggiare in questo insolito giardino, tra tombe e resti medievali, in mezzo a una natura quasi selvaggia che prende rapidamente il sopravvento, fa sempre un certo effetto. Anche perché il pensiero corre subito al dopo, perché entro poche manciate di minuti la normalità del traffico, del rumore, del caos cittadino, prenderà il sopravvento.

Vale la pena allora godersi tutto questo panorama e questo verde. Si notano poi le tracce di alcuni sentieri che probabilmente in precedenza raggiungevano il fiume anche da questa parte, e forse anche la cava, ma l’esuberanza della vegetazione e dei rovi non permette al momento di proseguire.

Ho cercato, tornando indietro, se vi fossero altri ingressi o percorsi, ma senza riuscire nell’impresa. Nemmeno scrutando la mappa satellitare si riesce ad avvicinarsi alla cava. Ma quanto visto è già sicuramente abbastanza.

E per rendere meglio l’idea, ecco alcune immagini di questi luoghi: piccola necropoli di Cava Putrisino

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